Dossier migratorio e dossier libico sono sempre più intrecciati. Del resto è già dai tempi di Gheddafi che l’Italia, ogni qualvolta emergevano novità da Tripoli o Bengasi, temeva di ritrovarsi più barconi lungo le proprie coste. Più di recente, la questione più rilevante ha a che fare con l’aumento delle partenze dall’est della Libia. Prima, fino al 2021, pochi migranti salpavano dalla Cirenaica. Al contrario, la stragrande maggioranza degli sbarchi aveva a che fare con i mezzi partiti dalle coste attorno Tripoli. Dallo scorso anno, è stato notato un notevole flusso migratorio originato dalle spiagge di Tobruck e Bengasi. Egiziani e bengalesi riescono a varcare il confine di Emsaed e ad imbarcarsi verso la Sicilia e la Calabria.
É bene ricordare che la Cirenaica è il regno del generale Khalifa Haftar. Colui cioè che dal 2014, coadiuvato dal sedicente Libyan National Army, controlla per intero l’est della Libia. Da qui una domanda: qual è il ruolo di Haftar negli sbarchi? Di sicuro, come sottolineato dall’analista Jalel Harchaoui su InsideOver, nulla passa da questa regione senza quanto meno un assenso del generale. Oggi emergono ulteriori elementi che danno alle forze di Haftar una diretta responsabilità sull’aumento delle partenze.
Gruppi affiliati all’Lna dietro l’aumento degli sbarchi
Claudia Gazzini è una delle più importanti esperte di Libia. Analista dell’International Crisis Group, su AgenziaNova nei giorni scorsi ha confermato nero su bianco il sospetto già vivo da mesi. Ossia che le ondate migratorie dalla Cirenaica sono diretta responsabilità di alcuni gruppi del Libyan National Army. Con il generale Haftar quindi che, in questo contesto, assume un ruolo di primo piano.
“Ritengo alquanto improbabile che il gruppo russo Wagner abbia un ruolo nei flussi migratori verso l’Italia – ha dichiarato, con riferimento ad alcune indiscrezioni apparse a marzo sul ruolo dei contractors russi presenti in Libia al fianco di Haftar – Quello che sappiamo da fonti sul campo, invece, è che ci sono libici legati ad Haftar, dunque unità legate all’Lna, che si sono attivamente messi a giocare una partita nei flussi dei migranti che provengono dall’est”.

Migranti quindi provenienti dal confine egiziano. Tra di loro, molti cittadini del Paese delle piramidi, ma anche siriani e bengalesi. Un flusso continuo che sfrutta l’attuale porosità dei confini tra Libia ed Egitto e che ha trovato nei gruppi vicini al generale Haftar gli organizzatori dei viaggi verso l’Italia. Gazzini ha poi precisato che i gruppi in questione sono libici. Al fianco dell’uomo forte della Cirenaica infatti, ci sono anche mercenari sudanesi e ciadiani. Tuttavia, nessuno di loro sembra avere un massiccio coinvolgimento nel traffico di esseri umani. “Non sembra esserci contezza – si legge ancora nell’intervista – di un coinvolgimento dei gruppi sudanesi nel traffico di esseri umani, non lo escludo ma a Kufra si sente parlare poco di migranti in transito da Ciad e Sudan”. L’affare quindi è gestito direttamente dai libici dell’Lna.
Perché Haftar incoraggia le partenze
Sul perché anche nell’est della Libia si è iniziato a puntare sul macabro mercato di esseri umani, ci sono due spiegazioni. La prima ha natura prettamente economica. La Cirenaica ha un’economia bloccata, girano pochi soldi, i proventi del petrolio sono per buona parte gestiti a Tripoli. Molti gruppi ramificati nell’est del Paese, consapevoli dell’enorme molte di denaro proveniente dal business migratorio, hanno quindi pensato di mettere in acqua vecchi pescherecci e intercettare il flusso di persone in entrata dal confine egiziano.
L’altra spiegazione ha invece caratura politica. Khalifa Haftar, messo ai margini dopo la sconfitta militare rimediata a Tripoli nel 2020, ha disperato bisogno di far notare il suo ruolo militare in Libia. L’invio di barconi potrebbe costringere l’Italia a dare anche un minimo di riconoscimento politico alle sue milizie. Circostanza però non avvenuta, almeno per il momento. Nell’ultimo viaggio in Libia del presidente del consiglio Giorgia Meloni gli incontri si sono tenuti unicamente a Tripoli e unicamente con i rappresentanti delle autorità riconosciute da Roma.