Il governatore del Texas Greg Abbott, falco conservatore repubblicano, sta promuovendo una “guerra ibrida” interna contro il Partito Democratico usando la bomba migratoria? Questo il sospetto politico del Financial Times che nota come il cortocircuito interno al Partito Democratico di New York sia legato anche all’afflusso costante di migranti dallo Stato della stella solitaria, presidio di confine degli Stati Uniti che si trova di fronte all’aumento del caso di ingresso di migranti, molto spesso irregolari, dal Messico.
Da circa un anno l’amministrazione texana di Austin organizza regolari viaggi per i migranti ospitati alla frontiera tra Stati Uniti e Messico verso “santuari” progressisti come Washington, Los Angeles, Chicago e, soprattutto, New York. La Grande Mela ha visto circa 110mila migranti presentare domande d’asilo all’amministrazione del sindaco progressista Eric Adams e il Texas mandare in cittĂ 16mila di questi. “Il principale importatore di migranti a New York non è il Texas, è Joe Biden”, ha detto Abbott durante un convegno organizzato dal Manhattan Institute della cittĂ della East Coast. Parlando di fronte al think tank conservatore Abbott ha rivendicato il diritto della frontiera di non essere eccessivamente messa sotto pressione e il dovere delle metropoli della costa di aiutare gli Stati come il Texas.
Adams battibecca con il presidente Biden e la governatrice di New York Kathy Hochul, suoi compagni di partito, per l’assenza di fondi e risorse per gestire l’housing dei migranti e i problemi securitari. Phil Murphy, governatore dem del New Jersey, chiude all’utilizzo di strutture pubbliche come l’aeroporto di Atlantic City per ospitare i richiedenti asilo. La maggior parte dei migranti che arrivano a New York proviene da Paesi centroamericani o caraibici, come Haiti, Honduras e Guatemala, oppure dal Venezuela.
Per il Ft questa è la conseguenza di una precisa agenda politica volta a mettere l’emergenza immigrazione, cara al Grand Old Party, al centro di questa agenda politica in vista delle elezioni del 2024: “La crisi che Abbott ha esportato a New York ha messo gli ex alleati democratici l’uno contro l’altro mentre si scambiano le colpe mentre lottano per montare una risposta coerente. Ha anche focalizzato l’attenzione nazionale su una questione che i repubblicani preferiscono – la questione migratoria e la gestione di un confine meridionale caotico – a scapito di uno che preferirebbero silenziare: l’aborto“, su cui i repubblicani non vogliono insistere per non plasmare un fronte progressista unitario che tolga loro voti.
Nel quadro politico con tendenze sempre più divisive che caratterizza la battaglia tra istituzioni in America i toni sono da velata guerra civile strisciante. Il conflitto tra istituzioni senza esclusioni di colpi rinfocola la faglia centro-periferia. Operativamente, la bomba migratoria incentivata dal Texas su New York è assimilabile a una guerra politica ibrida promossa per sdoganare una questione calda e spaccare il fronte avversario. Biden ha regolarizzato sul territorio nazionale circa mezzo milione di rifugiati venezuelani con la protezione umanitaria speciale, alleviando di circa un decimo il peso del fardello dei rifugiati che New York deve gestire.
Mentre, al contrario, Adams ha dovuto fare dietrofront su una retorica progressista e multiculturalista, come spiega il Ft: “Gli avvocati della cittĂ sono andati in tribunale per contestare una sentenza legale del 1970 che obbliga New York a fornire rifugio a tutte le persone – sostenendo che non era previsto per una crisi umanitaria di tale portata”. La legge su cui, con un’opera di lawfare contro la stessa Grande Mela, Abbott ha fatto leva. Il sindaco “ha anche ordinato a tutti i dipartimenti di elaborare tagli del 15% ai loro bilanci per compensare il costo della cura di così tanti migranti con un’assistenza federale limitata”. E la questione migratoria potrebbe diventare sempre piĂą politicamente cogente nel creare una faglia tra amministrazioni dem ai vari livelli, facendo sentire la pressione sulle cittĂ e spiazzando il governo federale. La leva dei Repubblicani è oggi vantaggiosa per il partito che sogna di riconquistare la Casa Bianca nel 2024. Ma l’altra faccia della medaglia è che l’esplosione di una serie di usi partigiani delle istituzioni può creare una situazione di tutti contro tutti poco sostenibile per la stessa democrazia a stelle e strisce.