I flussi migratori degli ultimi anni hanno messo il sistema di accoglienza europeo sotto continuo stress. Non sono stati soltanto gli Stati di confine, come l’Italia, la Spagna e la Grecia a subire il colpo, ma anche Paesi interni come la Germania e la Svezia.
Mentre gli organismi di accoglienza e le forze dell’ordine spendono le loro forze per permettere al maggior numero di persone idonee di ottenere i regolari permessi, il loro lavoro viene ostacolato da un fenomeno che costringe ad aumentare il numero dei controlli: il rientro dei migranti che, dichiarati non idonei, cercano di reintrodursi nel Paese.
Secondo il rapporto di Welt am Sonntag, nel solo ultimo anno e indagando sul solo Stato tedesco, il numero di rientri irregolari per tentare nuovamente la domanda d’asilo è stato superiore alle 28mila unità senza considerare il numero di tutti coloro che hanno cercato di rendersi invisibili alle forze dell’ordine, tentando la permanenza da completi irregolari.
La situazione in Germania
La Germania è storicamente una delle mete più ambite dai migranti, in particolar modo di quelli provenienti dal Medio Oriente, dalla Turchia e dall’Africa settentrionale. Per via delle migliori condizioni di vita e della più alta remunerazione è considerata al pari di un Paese idilliaco agli occhi di chi cerca di emigrarvi. In realtà però le cose stanno diversamente. Con il rischio della caduta in recessione tecnica e col generale rallentamento dei propri mercati, anche la Germania non è stata in grado di accogliere e smaltire i flussi di immigrazione degli ultimi anni. Ciò ha portato necessariamente ad un vaglio più accurato , con il conseguente respingimento di un numero più elevato di domande d’asilo: nell’interesse stesso degli emigrati che non sarebbero stati in grado di condurre una vita adeguata e regolare nel Paese.
Tuttavia ed in seguito all’aumento dei rifiuti dei permessi di soggiorno, il numero di immigrati respinti che si presentano una seconda volta con differente nominativo è cresciuto, così come aumentano gli espulsi che non hanno mai lasciato il Paese, preferendo la macchia. In questa situazione le normali procedure di identificazione delle persone, della sicurezza degli abitanti della Germania e la garanzia del rispetto della legge divengono molto più difficili da perseguire. A destare particolare scalpore, come riportato sullo Spiegel Online, è stato il caso di Ibrahim Miri, fermato dopo aver depositato nuovamente la domanda di asilo a seguito di un’espulsione. Il cittadino libanese aveva già ottenuto oltre dieci condanne per reati che vanno dal traffico di droga alla rapina, passando per il furto e l’appropriazione indebita.
Questo fatto ha spinto l’esponente del Csu, Andrea Lindholz, a presentare una proposta di legge che permettesse alle forze dell’ordine di trattenere sino all’esamina della nuova domanda il richiedente asilo che precedentemente avesse ottenuto già un rifiuto. Proposta che verrà però valutata dal Bundestag solo nei prossimi mesi.
La situazione italiana
Anche in Italia il fenomeno si è molto sviluppato a seguito dei processi migratori degli ultimi anni. Specularmente alla Germania, i cittadini stranieri che si vedono rifiutato il permesso di asilo faticano a lasciare il territorio italiano e, comunque, non in direzione del proprio Paese d’origine. Questo fenomeno ha contribuito in particolar modo all’aumento della criminalità organizzata, anche in virtù dell’impossibilità per l’individuo di potersi trovare regolarmente una collocazione lavorativa. Il rispetto della legge ed i relativi controlli divengono però complicati in questa giungla identificativa. Le forze dell’ordine devono infatti districarsi tra regolari in attesa della risposta ed irregolari che non hanno fatto una nuova domanda vivendo nell’ombra, oppure la hanno presentata dichiarando un altro nome e riprendendo l’iter dall’inizio.
Il sistema dell’accoglienza però non è in grado di gestire una condizione del genere, con i danni del fenomeno che si riversano direttamente sulla popolazione con l’aumento della criminalità generica. Tuttavia, bisogna sottolineare come la mancanza di un apparato efficiente di rimpatrio degli espulsi abbia giocato un ruolo chiave nel suo sviluppo; punto sul quale l’esecutivo ha molto lavoro da svolgere nel prossimo futuro. In caso contrario, pensare di poter gestire l’accoglienza in un modo che si riveli utile alla società è una speranza semplicemente utopica.