Andando a guardare i numeri del Viminale, nel 2022 a sbarcare sono stati soprattutto tunisini, egiziani, bengalesi e afghani. Scorrendo la classifica delle nazioni che hanno portato più migranti in Italia nei primi otto mesi dell’anno, il primo Paese subsahariano è al sesto posto ed è la Costa d’Avorio. Un territorio quest’ultimo non considerato organico all’area del Sahel, pur condividendo con essa però rapporti economici e politici molto intensi. Eppure, da anni la regione saheliana viene vista come un’autentica “bomba ad orologeria” sul fronte migratorio. Il motivo è semplice: è da qui che transitano i vari flussi risalenti dall’Africa occidentale e dal corno d’Africa e diretti poi verso le coste del Mediterraneo. La grave crisi politica ed economica che sta attanagliando il Sahel potrebbe quindi incidere sul numero di persone dirette verso l’Italia e l’Europa.

L’instabilità che alimenta l’immigrazione

Il Sahel è una delle aree più instabili del continente africano. Negli ultimi anni si sono contati numerosi colpi di Stato tra Mali, Ciad, Mauritania e Burkina Faso. Golpe figli di contesti e situazioni economiche e sociali molto precarie. Stati deboli, non in grado di controllare il proprio stesso territorio. Terreno fertile quindi per le organizzazioni criminali, in special modo quelle che lucrano nel contrabbando e nel macabro mercato di esseri umani.

La regione può essere vista come un buco nero al centro dell’Africa, all’interno del quale i flussi migratori trovano quei corridoi necessari per collegare i territori da cui si parte con le coste del Mediterraneo. Gli Stati del Sahel appaiono deboli nel contrastare le attività criminali dei trafficanti. Mancano risorse, mezzi e personale, sia a livello militare che a livello civile, per perseguire gli speculatori e dare assistenza alle persone proiettate verso l’inferno rappresentato dai viaggi della speranza lungo il Sahara.

Infografica di Alberto Bellotto

Non è un caso che negli ultimi anni in Paesi quali il Niger sono state avviate alcune operazioni internazionali. Anche se gli obiettivi principali sembrano legati al contrasto dell’avanzata dei gruppi jihadisti nella regione, la presenza di militari soprattutto francesi, così come anche italiani, hanno la funzione di ridimensionare almeno in parte i flussi migratori e addestrare le forze locali contro le organizzazioni criminali. Difficile valutare gli effetti della presenza dei soldati occidentali. Da qualche anno comunque sono state registrate inversioni di tendenza, dovute tuttavia anche alla situazione in Libia e alle scelte politiche adottate da Paesi nordafricani quali l’Algeria. Molti migranti infatti sono stati riportati in Niger, facendo loro effettuare un viaggio verso sud e bloccando in parte le rotte del Sahel. Ma proprio la presenza di migliaia di persone “incastrate” nel Niger o nel Mali, potrebbe rappresentare nel lungo termine un’ulteriore segno di destabilizzazione dei già precari equilibri regionali.

I flussi migratori all’interno della regione

I movimenti migratori assumono inizialmente un aspetto intraregionale. Gli spostamenti appaiono infatti interni all’Africa occidentale. E si tratta di rotte regolari, viaggi effettuati senza attraversare pericolosamente di nascosto i confini. Il Sahel infatti, assieme a diversi Paesi della fascia occidentale del continente, fa parte della Cedeao. Nota anche con l’acronimo inglese di Ecowas, includendo sia Stati francofoni che anglofoni, l’organizzazione rappresenta un’unione commerciale tra i governi aderenti. Molti osservatori negli anni hanno definito la Cedeao come “l’Unione Europea” dell’Africa occidentale.

Non esistono quindi dogane o frontiere da attraversare unicamente muniti di appositi passaporti. Al contrario, chi dalla fascia a sud del Sahel vuole raggiungere i Paesi confinanti può farlo con normali documenti e con regolari autobus che collegano le varie città principali dell’area Cedeao. A titolo di esempio, chi dal Ghana, dalla Costa d’Avorio o dal Burkina Faso vuole spostarsi verso Mali e Niger, Paesi da cui è possibile poi raggiungere il Sahara algerino e libico, può semplicemente prenotare un biglietto per raggiungere Niamey, capitale nigerina. La mancanza di dogane e la possibilità della libertà di spostamento nella regione della Cedeao ogni anno favorisce l’arrivo di migliaia di persone nel Sahel, il cui obiettivo è quello di proseguire poi verso il Mediterraneo.

Niger come base per attraversare il Sahara

Proprio il Niger è lo Stato più coinvolto dalle rotte migratorie che dal Sahel procedono verso nord. I motivi sono essenzialmente geografici. La parte settentrionale del Paese è composta da vaste province desertiche, confinanti con Algeria e Libia. Arrivare qui vuol dire avere la possibilità di proseguire il viaggio verso il Sahara e quindi verso le coste mediterranee. Così come si legge in un recente rapporto di Medici Senza Frontiere, almeno il 20% dei migranti che entrano in Libia passano dal Niger. Un numero importante e che negli anni precedenti potrebbe aver raggiunto cifre ancora più alte. Non a caso, poco prima della guerra civile iniziata nel 2011, il rais libico Muammar Gheddafi aveva chiesto supporto per la costruzione di barriere e sistemi di controllo più adeguati lungo le frontiere con il Niger. Con la caduta del suo regime e l’avvento di un decennale periodo di caos ancora in corso in Libia, i confini tra i due Paesi sono di fatto incontrollabili e assorbono buona parte dei flussi migratori in uscita dal Sahel.

Soprattutto a partire dalla pandemia di Covid scoppiata nel primo semestre del 2020, le frontiere sono diventate teatro anche di un altro fenomeno: il flusso in entrata verso il Niger. Molti migranti sono stati espulsi da Tripoli e riportati indietro. Una circostanza che non riguarda solo la Libia, bensì anche l’Algeria. Sempre secondo Medici Senza Frontiere, Algeri ha rispedito in territorio nigerino soltanto nel primo trimestre del 2022 qualcosa come 8.207 migranti. Molti di questi vorrebbero tornare a casa, altri invece aspettano un’altra occasione per attraversare nuovamente il deserto. Nella maggior parte dei casi però, le persone presenti in Niger rimangono bloccate senza soldi né per tornare indietro e né per riprovare ad andare avanti.

Le vie dell’immigrazione verso l’Europa

I migranti che dagli altri Paesi della Cedeao entrano in Niger sfruttano principalmente due vie: quella da sud che porta a Niamey e quella centrale, usata soprattutto da chi proviene dal Mali, delle province di Tillabéri e Tahoua. Obiettivo successivo è raggiungere Agadez. Si tratta della città considerata come la “Lampedusa” del deserto, una sorta di porta di ingresso verso il Sahara e quindi verso il Mediterraneo. Un tempo nota per il turismo, oggi è il principale centro di riferimento per le rotte migratorie verso l’Europa. Da qui in poi il viaggio viene interamente preso in mano dalle organizzazioni criminali. I trafficanti, in particolare, guidano i migranti in direzione dei confini libici e algerini. Carovane di pickup in moto da anni trasferiscono migliaia di persone tra le piste del Sahara, prima del “passaggio” ai contrabbandieri situati al di là delle frontiere.

Da Agadez, in particolare, si risale verso l’oasi di Dirkou, ultimo crocevia prima del territorio libico. Per chi invece vuole dirigersi in Algeria, la meta è rappresentata dalle cittadine di Arlit e Assamaka. Oltre quest’ultima località c’è la frontiera algerina.

mappa migranti niger

I Paesi da cui si parte maggiormente

Nel 2022 i principali spostamenti di migranti hanno riguardato il Mali e la Nigeria. Nell’ultimo report di Medici Senza Frontiere, i cui membri hanno intervistato diverse autorità nigerine, sono stati stimati almeno 17.677 maliani e 8.269 nigeriani entrati in Niger soltanto nel primo trimestre dell’anno in corso. Dal Mali si scappa da un’instabilità latente testimoniata dai due colpi di Stato avvenuti tra il 2020 e il 2021. Dalla Nigeria invece i migranti scappano dalle violenze in corso nella parte nord occidentale del Paese, caratterizzata dalla presenza mai domata dei gruppi terroristici soprattutto di matrice jihadista.

Storicamente, oltre a Mali e Nigeria, i Paesi da cui si alimenta il flusso migratorio verso il Sahel e quindi verso l’Europa sono la Costa d’Avorio, la Sierra Leone, la Liberia, il Burkina Faso, il Ghana e la Guinea. Da qui si parte con destinazione Agadez, da cui poi si viene “smistati” verso Libia e Algeria prima di raggiungere le coste del Mediterraneo.