Non solo navi Ong, non solo imbarcazioni che caricano a bordo migranti dal Mediterraneo. Gli approdi in Italia avvengono anche sotto traccia, lontani da clamori mediatici e da passerelle da parte dei vari esponenti politici, sia di maggioranza che di opposizione. Gli sbarchi fantasma non si fermano, nel 2018 se ne contano parecchi stando ai report forniti nelle scorse ore dal Ministero dell’Interno. Un fenomeno, quello degli sbarchi fantasma, che caratterizza soprattutto l’estate del 2017 ma che poi, più o meno in sordina, continua nel corso dei mesi successivi. Ed oggi, prima ancora che dalla rotta libica e dai salvataggi che avvengono nel Mediterraneo, sembra provenire proprio dagli approdi fantasma la principale preoccupazione in merito la tematica dell’immigrazione. 

L’emblema del caso di Lampedusa

Nei giorni scorsi il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, in carica da quando nel 2017 batte Giusy Nicolini, lancia una provocazione: “Portate qui i 47 migranti della Sea Watch, li facciamo sbarcare qui”. Il primo cittadino, proprio per aver battuto colei che spesso negli anni passati viene etichettata come “il sindaco dell’accoglienza”, è additato come un amministratore “anti migranti”. In realtà anche Martello proviene da una storia politica di sinistra, ma l’ultima provocazione nulla ha a che vedere con la visione del fenomeno da parte del sindaco delle Pelagie: “Che entrino pure qui – dichiara nei giorni scorsi – Perché tanto ogni giorno noi abbiamo sbarchi”. Si tratta di una frase in cui Martello vuole sottolineare le emergenze vissute dall’isola in questi ultimi mesi. Lampedusa è preda di sbarchi fantasma, gran parte dei quali provenienti dalla Tunisia. Nonostante sulla più grande delle Pelagie non vi siano più tante telecamere e tanti clamori come in passato, gli sbarchi vanno avanti anche nelle estati del 2017 e del 2018. 





Già nei mesi passati lo stesso Martello più volte invita il governo ad avere maggiore attenzione sul caso di Lampedusa. Si continua ad arrivare e ad approdare, con la popolazione locale non esente da disagi e preoccupazioni. Ancora una volta l’isola piazzata al centro del canale di Sicilia è specchio della situazione sul fronte sbarchi in Italia. Gli approdi diminuiscono, lungo la rotta libica si assiste ad una diminuzione dell’80% del fenomeno. Ma ancora restano punti caldi a cui occorre necessariamente prestare molta attenzione. 

I numeri del Viminale

Nei report diffusi dal ministero dell’interno, i dati risultano comunque in calo rispetto agli anni precedenti. Nel 2018 si torna ai livelli del 2012, dunque in un anno dove l’emergenza sbarchi dovuta alle primavere arabe è soltanto all’inizio. Ma per quanto riguarda gli sbarchi fantasma, i numeri rimangono consistenti e, per tal motivo, anche preoccupanti. Di questo tipo di approdi, che avvengono con piccoli barchini e dove spesso chi è a bordo fa perdere le proprie tracce, nell’anno appena trascorso se ne contano almeno 341. Ma ovviamente, proprio perchè si parla di sbarchi fantasma, potrebbero essere di più e di alcuni potrebbe non esserci traccia. I migranti approdati in questa maniera lungo le coste italiane, tra quelli censiti, sono 5.999. Di questi, 2.331 vengono rintracciati dopo l’approdo, i restanti 3.668 invece sono ripresi nelle campagne circostanti la spiaggia usata per gli sbarchi. Ma in tanti mancano all’appello: chi sbarca a Lampedusa viene facilmente rintracciato anche se si avventura verso l’interno dell’isola, non si può dire lo stesso per chi approda in Sicilia o nel Sulcis. Di centinaia di migranti approdati nel 2018 nel nostro paese non si sa nulla. 

Gli sbarchi fantasma coinvolgono particolarmente tre rotte: quella tunisina, quella algerina e quella turca. Nel primo caso lo sbarco avviene usualmente a Lampedusa, ma anche lungo le coste agrigentine e trapanesi. Nel secondo caso è invece la regione sarda del Sulcis ad essere presa di mira, infine nel terzo caso i migranti approdano in Calabria. Per ovvi motivi geografici, è la rotta tunisina a rinfoltire maggiormente i numeri inerenti gli sbarchi fantasma. Ma è anche quella che desta più preoccupazione: le ultime indagini, non ultime quelle che danno vita al blitz Barbanera, rivelano la presenza di potenti organizzazioni criminali tunisine operanti in patria ed in Sicilia che riescono a gestire il traffico di esseri umani. E tra i “boss” dell’immigrazione, non manca chi ha simpatie per l’Isis. Gli sbarchi fantasma dunque, al momento sono la principale spina sul fianco del governo in tema di immigrazione. Anche se, sotto il profilo mediatico, sono gli approdi tramite i salvataggi in mare a destare maggior clamore. 

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