Sono quasi 15mila le persone che vogliono attraversare il Messico fino agli Stati Uniti. Non è la prima carovana di migranti che lascia Tapachula, una soffocante città al confine tra Messico e Guatemala, ma questa potrebbe essere la più grande mai registrata. 11mila persone sono pronte a partire, ma si stima che potrebbero diventare presto 15mila.
Luís Villagrán, organizzatore della carovana e direttore del Centro per la Dignità Umana senza scopo di lucro, ha affermato che “questa è la più grande migrazione umana di massa che abbia visto negli ultimi dieci anni”. La maggior parte sono donne e bambini di tutte le fasce di età. Rannicchiati vicinissimi l’uno all’altro per proteggersi, il loro obiettivo è attraversare il Messico attraverso la rotta costiera, una strada di non facile percorrenza a causa delle colate di fango dovute all’uragano Agatha, che in questi giorni ha devastato le terre messicane, oltre alle difficoltà dovute al sole.
Molti arrivano da Venezuela, Cuba e Nicaragua, i tre paesi in cui Joe Biden si è rifiutato di inviare governanti autoritari alla vigilia del Summit delle Americhe, che si svolgerà la prossima settimana a Los Angeles. Ci sono inoltre haitiani, salvadoregni, honduregni, guatemaltechi e anche cittadini dell’India, del Bangladesh e di diversi paesi africani.
L’Istituto Nazionale Messicano per la Migrazione (Inm) ha scritto a Villagrán di sostenere i membri della carovana e che si sarebbe impegnato ad aiutare i più bisognosi. Nella lettera si legge anche che la carovana è il risultato del grande flusso di migrazione da quasi tutti i paesi delle Americhe verso gli Stati Uniti negli ultimi anni e la causa è l’alto tasso di violenza e instabilità economica nel continente.
È la prima volta che il governo messicano risponde a una carovana prima che parta e questo potrebbe essere un segnale di cambiamento nel modo in cui le autorità rispondono ai grandi gruppi di migranti. Infatti, “l’immigrazione è usata come strumento politico. Queste donne e questi bambini sono come monete da scambiare. È molto probabile che (Il presidente messicano Andres Manuel Lopez) Obrador voglia usare questa roulotte per sembrare un umanitario prima del Vertice delle Americhe”, sostiene Villagrán.
I cittadini intenti a migrare sono ben consapevoli dei rischi che dovranno affrontare. Negli ultimi tempi, la Guardia Nazionale del Messico ha risposto sempre più violentemente ai migranti. Lo stesso Villagrán, che ad aprile aveva organizzato una carovana più contenuta, fu aggredito dalle truppe della Guardia Nazionale. Quest’ultima a Tapachula viene utilizzata per radunare i gruppi di migranti indisciplinati davanti all’ufficio dell’Inm della città, dove molta gente attende settimane o mesi per ottenere il visto umanitario per poter lasciare la città.
Prima di poter partire, Villagrán ha richiesto che vengano rilasciati i visti umanitari, affinché il gruppo possa passare i controlli senza essere arrestato o attaccato dalla Guardia Nazionale messicana. Infatti, chiunque tenti di passare senza essere in possesso del visto, viene rimandato a Tapachula e obbligato ad attendere mesi per documenti che potrebbero non arrivare.
A Tapachula i migranti sono aumentati a dismisura negli ultimi tre mesi, arrivando a riempire i centri di accoglienza che un tempo ospitavano un massimo di 400 persone con oltre 2mila. Le condizioni di vita a cui sono costretti sono insostenibili: bagni putridi, cibo che scarseggia, e alcuni di loro dormono nei corridoi.

Diverse sono state le manifestazioni e le marce di protesta organizzate in questi mesi per richiedere di poter partire legalmente e questa domenica centinaia di migranti hanno manifestato a Tapachula per chiedere alle autorità di consentire loro di partire questo lunedì e fermare i raid contro gli immigrati privi di documenti. Villagrán ha denunciato che agenti dell’Inm, nonostante il sostegno millantato nella lettere di cui si è precedentemente parlato, hanno fatto irruzione in alberghi e case in cerca di migranti.
Biden e la politica al confine
Da quando è entrato in carica, il presidente Joe Biden ha dovuto fronteggiare diverse pressioni sulla gestione del confine tra Stati Uniti e Messico, creando divisioni tra i membri del suo stesso partito, dovute alla decisione dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie di revocare il titolo 42. Si tratta di un’ordinanza che mirava a fermare la diffusione del Covid-19 e che ha consentito alle autorità di espellere celermente i migranti ai confini con gli States. Il primo aprile era stata annunciata la revoca dell’ordine, poiché ritenuto non più necessario, e la scadenza era prevista per il 23 maggio. L’annuncio della revoca ha scatenato un dibattito in cui l’interrogativo principale è stato se sarebbero stati in grado di gestire un aumento di migranti al confine, conseguenza altamente probabile.
Le restrizioni imposte alle frontiere sono state controverse sin da quando sono state annunciate durante l’amministrazione Trump. I difensori dei diritti degli immigrati sostengono già da tempo che la salute pubblica fosse solo un pretesto per tenere gli immigrati fuori dal paese e anche gli esperti di salute pubblica avevano criticato la politica, ritenendola ingiustificata dalle circostanze.
Da quando è stata approvata, le autorità hanno espulso i migranti al confine più di 1,8 milioni di volte in due anni, secondo i dati della Us Custioms and Border Protection. Il sistema di asilo degli Stati Uniti si è quindi bloccato, limitando anche i migranti intenti a fuggire dalla persecuzione. Secondo quanto affermato da Human Rights First, da quando Biden è in carica, si sono verificati quasi 10mila casi di rapimento, tortura, stupro e altri attacchi violenti a persone bloccate o rimandate in Messico a causa del titolo 42. I migranti, però, non hanno mai smesso di tentare l’attraversamento del confine.
Non era difficile prevedere un aumento consistente delle migrazioni, che sono in una certa misura stagionali. Il numero di persone che tentano di attraversare il confine tende ad aumentare in primavera. A questo bisogna aggiungere che le difficoltà economiche della pandemia hanno intensificato ulteriormente le tendenze migratorie.
Ciò che sta accadendo è perfettamente in linea con le numerose previsioni di funzionari, politici ed esperti sull’aumento di migrazioni in seguito alla caduta del titolo 42. L’interrogativo che permane è se si siano realmente preparati per evitare strutture sovraffollate e un sistema sopraffatto.