L’abito è scuro, con un abbinamento di giacca e pantalone come quelli che si indossano per andare in ufficio. L’età è indefinita, ma lui è apparentemente molto giovane, nonostante qualche piccola ruga sulla fronte. Se non fosse afghano, questo ragazzo dall’aria innocua potrebbe essere un imprenditore italiano pronto a presiedere una riunione d’affari. Ed in effetti, di affari per le mani ne ha diversi, ma non sono leciti. Lui è quello che, in gergo, i migranti che devono affrontare un viaggio per fuggire dai loro paesi chiamano “agent”, ma che in modo meno edulcorato si può tranquillamente definire “trafficante di esseri umani”.getty_20161027113022_21113386Del resto, attribuirgli un nome vero è impossibile, poiché accetta di parlare solo se su quest’ultimo gli verrà data la possibilità di glissare. “The agent” accompagna da circa due anni i migranti che compiono via terra il loro percorso da un Paese mediorientale (Afghanistan, Iraq, Siria) in Europa. Anzi, per dirla meglio, li accompagna in uno dei tratti del viaggio, poiché, come spiega, gli “scafisti di terra” operano su singole parti del tragitto complessivo verso l’Europa. “Chi intende partire, paga la sua quota nel Paese d’origine ad uno dei nostri contatti. Poi, ogni volta che cambia nazione, cambiano anche le sue guide”, premette.Come avviene il contatto alla partenza e chi sono queste “guide” che intervengono durante il viaggio?Chi intende partire paga la somma totale del viaggio ad una singola persona, che è il nostro “datore di lavoro”. Tale persona viene contattata per conoscenza, tramite parenti e amici, poiché nel singolo paese gli agenti sanno come farsi trovare da chi ha bisogno di loro. Il primo agente contatta quello che farà da accompagnatore nella nazione che si incontra successivamente e così è di volta in volta, fino all’arrivo a destinazione.Tu hai però parlato di guide al plurale. Chi sono i soggetti che partecipano alle varie fasi?Per ogni Stato che si attraversa, c’è una persona che accompagna i ragazzi e che può essere di diverse nazionalità. Ci sono afghani, siriani, iracheni. Ma non si è mai da soli. Gli accompagnatori sono sempre almeno due ed uno dei due è necessariamente del Paese che si sta attraversando.Stai dicendo, per esempio, che se si attraversa l’Italia c’è sempre una coppia formata da un italiano e da un’altra persona? O in Francia da un francese e da un secondo soggetto?È chiaro. Per quanti contatti e conoscenze possiamo avere, abbiamo bisogno di qualcuno fidato sul posto, che conosca l’area da molto tempo e che ci dia indicazioni ancora più precise di quelle che cerchiamo di costruirci noi di volta in volta.Ci sono altri motivi per essere sempre almeno due?Per aiutarci a vicenda. Nei tratti a piedi, uno di noi sta davanti al gruppo e indica la strada. L’altro chiude la fila e sprona i migranti (“The agent” non li chiama migranti, ma con un termine che l’interprete fa fatica a spiegarmi e che vuol dire, più o meno, cliente) a camminare.lapresse_20161026122652_21101646In che modo?Se qualcuno è stanco o non vuole correre in un momento in cui è necessario, per sfuggire ad esempio alla polizia, quello che sta dietro usa un bastone per picchiare chi non obbedisce. Non possiamo permetterci che il programma fallisca per colpa di una o poche persone. Chi ci mette in pericolo ne subisce le conseguenze.Se qualcosa va storto e la polizia riesce a fermarvi, come vi comportate? Cosa fate per evitare le conseguenze che la legge prevede?Se non riusciamo a fuggire in tempo, ci fingiamo migranti anche noi. Se qualcuno dei nostri clienti fa capire che invece siamo i loro agenti e ci fa arrestare, per lui è la fine.In che senso? Cosa potete fargli una volta che siete in prigione?Se l’agente viene trattenuto in carcere, il migrante appena può cerca di proseguire il suo percorso. Ma abbiamo i nostri codici per comunicare all’agente del Paese successivo e di quello precedente chi è colui che ci ha fatti scoprire. Per lui il viaggio finirà in ogni caso, perché sa – avvisiamo sempre di questo chi parte con noi – che a quel punto andare avanti può voler dire la morte, così come tornare indietro. Dovrebbe essere talmente bravo da fuggire ai nostri controlli e prendere una rotta alternativa, ma è davvero difficile. Gli strumenti per l’orientamento, i telefonino li abbiamo noi. Molti non parlano altro che la loro lingua. Inoltre, non conoscono le nostre intenzioni su quale percorso seguire e non sanno affrontarlo da soli. Ogni volta che possiamo, ricordiamo a chi viaggia con noi che tradirci non è una scelta intelligente.banner_cristianiMa una volta cominciato il tragitto con voi, si può essere certi di arrivare a destinazione?Dipende da quale tariffa si è pagata, quella con o senza garanzia.In cosa consiste questa garanzia? Perché si paga una somma differenziata?Pagando una cifra superiore, si ha la garanzia. Cerchiamo di dare la massima possibilità a chi ha pagato di giungere senza intoppi nel Paese richiesto.Partiamo dalla cifra “di base” per poi capire il resto. A quanto ammonta e da cosa dipende?Oltre che dal posto dal quale si parte e da dove si vuole andare, dipende dal periodo. In alcuni momenti alcune tratte sono così controllate e pericolose che il prezzo sale parecchio. In altri, la tariffa scende perché c’è minore pressione. In ogni caso, l’informazione si conosce fin dal momento della partenza, quindi per questo si può stabilire il prezzo, con una certa precisione, fin dal Paese d’origine.Quale è un confine particolarmente costoso in questo momento?Cercare di passare da Calais in Inghilterra, superare il confine ungherese, sono i compiti più difficili al momento.Torniamo alla garanzia. Come si ottiene la maggiore sicurezza di arrivare a destinazione?Con vari espedienti, come utilizzare per lunghi tratti la macchina. Le auto hanno la targa del Paese nel quale ci si trova, il guidatore è il nostro complice del luogo, tutto è creato in modo tale da destare meno sospetti possibile. Inoltre, con qualche soldo in più riusciamo a pagare coloro che devono eventualmente fingere di non vedere nulla.getty_20161024180843_21081813Vuoi dire che pagate le mazzette per chiedere a qualcuno di chiudere un occhio? A chi?A quelli che devono non vedere.Per esempio?(Ride e non risponde).A chi pagate le mazzette?(Non risponde e si accende una sigaretta).Se invece non si hanno abbastanza soldi per “comprare” la garanzia? Che accade?In quel caso, facciamo il minimo indispensabile, ma non ci sforziamo più di tanto. Alcuni tratti che possono crearci dei problemi per i maggiori controlli, li facciamo percorrere al migrante da solo e a piedi. Gli diamo una cartina e gli diciamo di farsi trovare in un certo posto, dove poi ci incontriamo di nuovo per fare un altro tratto insieme. In alcuni casi, quando si giunge al confine col Paese che è la meta del viaggio, si dice alla persona di proseguire da sola, magari attraverso le montagne o le foreste. Poi non ci interessa come finisce la storia.Ci sono anche agenti donna?Magari. Dalle nostre organizzazioni sono ricercatissime, ma sono ancora poche. Comunque sì, ci sono.Perché sono ricercatissime?Perché nessuno sospetta delle donne. Danno maggiore affidamento, i controlli su di loro sono minori. Averle nel gruppo è molto comodo per alcuni spostamenti più a rischio.Avete altri accorgimenti per non farvi scoprire?Tanti. Ma ovviamente ho già detto troppo.Come ti senti a fare questo lavoro? Non ti dispiace sfruttare persone che hanno avuto i tuoi stessi problemi o che vengono dal tuo stesso posto?Non so. Io offro qualcosa che loro vogliono. Mi sembra di aiutare, anzi. E poi, appunto, i problemi li ho anche io e ho bisogno di soldi. In questo modo, ne ho davvero tanti.

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