La storia di Luis è diventata il simbolo di una città che cerca di sfuggire da quella che sembra essere la sua condanna a morte. Epicentro del narcotraffico messicano, in quel nord del paese – più precisamente lo stato di Chihuahua – che è da tempo un campo di battaglia dei più feroci cartelli della droga, questa città è diventata in appena vent’anni, unano man’s landfatta di violenza e sangue. Ciudad Juárez, con i suoi oltre un milione e trecentomila abitanti è già stata classificata come la più violenta del mondo, più pericolosa addirittura della striscia di Gaza.
In questo mix disperato dove la disoccupazione è altissima ed i vuoti sociali lasciati a se stessi da uno stato totalmente assente Luis, oggi 19enne, ha tentato tre anni fa il suicidio. Come lui a migliaia negli ultimi anni, soprattutto giovani tra i 15 i 29 anni.Prima di arrivare al tentativo di suicidio Luis ha cominciato a compiere atti lesivi contro il suo corpo, a tagliuzzarsi le braccia nel bagno di scuola, poi il desiderio di farla finita, infine, all’ultimo minuto, un ripensamento lo ha salvato, per sempre. “È come quando chiudi le luci di casa, cominci dal piano di sotto e poi via via fino al pianoterra quando per chiudere la porta d’ingresso ogni luce deve essere spenta”, spiega adesso il giovane che sogna di poter riprendere gli studi interrotti.La prima luce che si spegne per Luis è a un anno quando sua madre uccide suo padre. Un trauma terribile in una città dove si muore in tanti modi e non certo dei migliori. Ciudad Juárez è diventata famosa nel mondo per una catena di femminicidi durati per circa vent’anni a partire dagli anni ’90, tanto feroci da ispirare un film intero Bordertown con Jennifer Lopez.Tra il 2008 e il 2011, inoltre, si sono commessi oltre diecimila omicidi in città, moltissimi legati al narcotraffico. Uno scenario che inevitabilmente scatena insicurezze e paure in genitori che temono per il loro figli, come spiega Antonio Rivera, secondo il quale “ultimamente è aumentata in modo allarmante la quantità di suicidi che si sono avuti in questa città. È importante che il ministero della Sanità del nostro Stato incrementi il programma di salute mentale, cioè che si crei o si potenzi un dipartimento in cui psicologi, psichiatri e terapeuti possano ricevere tutti, qualsiasi persona, perché il diritto alla salute è stabilito dalla costituzione”. Da qui l’idea di inventarsi delle soluzioni e di puntare tutto sulla prevenzione.
Dacci ancora un minuto del tuo tempo!
Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove?
Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare?
Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.