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Uno stabilimento della Total in Yemen sarebbe stato trasformato in un carcere a disposizione delle forze emiratine. È questo quanto emerso da una testimonianza riportata dall’Osservatorio sugli armamenti e dalla ong SumOfUs. Lo stabilimento in questione è quello della cittadina di Balhaf, situato in una zona controllata dall’esercito rimasto fedele al presidente Hadi, contrapposto alle forze filo sciite degli Houthi.

La testimonianza dell’orrore

Così come riportato da Le Monde, che ha ripreso quanto emerso dall’Osservatorio sugli armamenti, un uomo avrebbe dichiarato di essere stato per diverse settimane all’interno dello stabilimento di Balhaf, gestito per il 40% dalla francese Total. Qui il testimone ha riferito di essere stato picchiato e torturato, rinchiuso al buio per giornate intere ed interrogato in maniera brutale. Dopo aver raccolto questo macabro racconto, sono state avviate indagini da parte delle associazioni e delle ong sopra menzionate sullo stabilimento di Balhaf. Inchieste, pubblicate per l’appunto in un reportage di Le Monde, che hanno portato ad un’incredibile scoperta: all’interno del giacimento, sono stati costruiti di recente nuovi locali. Una prova arrivata soprattutto da foto satellitari scattate dopo l’inizio della guerra del blocco saudita contro gli Houthi.

E questo è soltanto uno degli elementi che confermerebbe l’esistenza di una prigione all’interno dello stabilimento Total. Si tratta di un ulteriore riscontro della testimonianza dell’ex prigioniero, a cui hanno fatto seguito altri racconti: c’è ad esempio, come riportato ancora da Le Monde, quello di una donna portata all’interno del centro di Balhaf in elicottero assieme alla sua famiglia. La testimonianza in questione è stata raccolta, racconta Le Monde, dall’avvocato yemenita Tawfik Hamidi, il quale ha lavorato per l’associazione Amici della Terra, anch’essa protagonista delle inchieste avviate sul giacimento di Balhaf. In base alle testimonianze raccolte, si è giunti alla conclusione che il carcere interno a questo stabilimento era effettivamente gestito da forze emiratine, alleate dei sauditi anche se adesso sostengono maggiormente le forze locali di Aden che il presidente Hadi

Il carcere all’interno di Balhaf sarebbe però soltanto uno dei tanti installati dagli Emirati Arabi Uniti nel sud dello Yemen. Al loro interno, hanno sottolineato esponenti dell’Osservatorio sugli armamenti, verrebbero portati membri di Al Qaeda e di altre sigle jihadiste catturati in operazioni militari nelle province centrali del paese arabo. Ma secondo Amnesty International, la situazione sarebbe in realtà diversa: “Molti arresti si baserebbero su sospetti infondati e vendette personali”, fanno sapere in una nota alcuni esponenti dell’associazione. In poche parole, all’interno di Balhaf non ci sarebbero solo terroristi e fondamentalisti, bensì anche giornalisti, oppositori od altri che hanno espresso critiche sull’operato della coalizione sostenuta dagli Emirati. A Balhaf in particolare, torture ed abusi sui prigionieri sarebbero all’ordine del giorno.

Lo stabilimento in questione

La storia di questo avamposto della Total inizia nel 2009, quando in questa cittadina portuale del sud dello Yemen, la società francese decise di investire per la distribuzione del gas naturale. Lo stabilimento di Balhaf infatti, è collegato tramite gasdotto ai giacimenti della città di Marib. Il gas naturale liquefatto prodotto a Balhaf è destinato ad essere raccolto dalle navi presenti nel porto per essere poi esportato. Un introito che potrebbe far fatturare al governo yemenita anche un miliardo di euro all’anno. Il giacimento è gestito, oltre che da Total (che detiene il 40%), anche dal consorzio yemenita Ylng, azionista di maggioranza. Con lo scoppio della guerra anti Houthi nel 2015, le condizioni di sicurezza non sono state più le stesse. E così, grazie alla presenza della Marina francese posta a difesa dello strategico stabilimento Total, il personale è stato in gran parte evacuato. Per garantire un minimo indispensabile di operatività al centro, alcuni operai da anni fanno i turni evitando lo spegnimento totale delle strutture. Ma intanto, come detto, all’interno del giacimento è stato installato negli ultimi anni un campo di prigionia emiratino.

Della questione sono stati chiesti chiarimenti sia al governo francese che alla stessa Total. Le Monde ha riferito di aver ricevuto risposta dall’ufficio del primo ministro Edouard Philippe: “I fatti seri raccontati dovranno essere tutti verificati”, è stata la dichiarazione ufficiale. Nessuna risposta invece è pervenuta dalla Total, la quale però in merito ha lanciato un comunicato: “Total è stato informato nell’aprile 2017 dalla Yemen Lng, della requisizione, da parte delle autorità internazionalmente riconosciute dello Yemen, di una parte delle installazioni del sito di Balhaf, non in uso, a favore delle forze della coalizione – si legge nella dichiarazione – Total però non dispone di informazioni relative all’uso che la coalizione ne fa”.

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