Washington ha chiesto a Roma di accelerare sul licenziamento del sesto decreto per l’invio di armi all’Ucraina e in particolare di spingere per la concessione a Kiev dei preziosi sistemi di difesa antiaerea Samp/T. Lo riportano fonti militari sentite da Repubblica e che hanno commentato il colloquio verificatosi ieri tra Jake Sullivan, Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Joe Biden, e Francesco Talò, consigliere diplomatico del premier Giorgia Meloni.
Le richieste di Zelensky
Si tratta di un sostegno esplicito di Washington alla richiesta da tempo perorata da Volodymyr Zelensky, che a ottobre parlando al Corriere della Sera aveva ricordato che “l’Italia produce sistemi di difesa antiaerea assieme a Francia, Germania e pochi altri: speriamo possano aiutarci”.
“All’indomani dell’annuncio da parte degli Stati Uniti lo scorso giugno dell’invio in Ucraina di Sistemi missilistici norvegesi superficie-aria (Nasams), che hanno una gittata di oltre 160 chilometri, si è ipotizzato che Roma e Parigi potrebbero contribuire proprio col sistema terra-aria Samp/T”, nota StartMag. Parigi ha spinto sull’invio di blindati e corazzati, e dunque Washington chiede a Roma uno sforzo sul fronte anti-aereo.
Che cos’è il Samp/T
Il Samp/T è un sistema ritenuto fondamentale per le protezione delle forze di teatro dalle minacce missilistiche a breve e medio raggio ed è in grado di ingaggiare vettori nemici in un raggio di distanze circa 100 km. Operativo dal 2010, è stato sviluppato dal consorzio europeo Eurosam formato da MBDA Italia, MBDA Francia e Thales ed è una delle vette della cooperazione in ambito di Difesa tra Roma e Parigi. Batterie di Samp/T affidate in gestione al 4° Reggimento Artiglieria Contraerea “Peschiera” schierato a Mantova sono state impiegate per la protezione dei cieli di Roma durante il Giubileo della Misericordia del 2015, nel quadro del sistema integrato di difesa Nato a Kahramanmaraş, nel sud della Turchia, tra il 2016 e il 2017 e in Kuwait nel quadro della coalizione internazionale anti-Stato Islamico a sostegno delle forze italiane in Iraq.
Parliamo, secondo l’opinione degli esperti militari, di un sistema d’arma versatile, efficace e degno dei migliori missili da intercettazione che ha però il limite di essere estremamente costoso e di limitata disponibilità. Sarebbero solo 6 in Italia e 10 in Francia le batterie di Samp/T oggi operative, fattispecie che renderebbe il loro utilizzo fondamentale per la difesa dei territori metropolitani delle due nazioni.
Opportunità e rischi
Sicuramente efficace sul campo di battaglia, il Samp/T è una di quelle armi che consentirebbe alle forze ucraine, in settori strategici, di controbilanciare le ricorrenti offensive missilistiche russe, sia volte a colpire le forze di teatro ucraine che a danneggiare infrastrutture e obiettivi civili.
Ciononostante, sia Giorgia Meloni che il Ministro della Difesa Guido Crosetto nicchiano per il fatto che l’invio di un assetto tanto prezioso metterebbe di fronte al rischio di perdite o – peggio – di sottrazione ad opera della Russia. Da un lato Washington stima la tecnologia militare italiana al punto da ritenerla paragonabile ai suoi Patriot per il sostegno a Kiev, dall’altro chiede a Roma una prova di solidarietà di rara grandezza. Roma, ritenuta nazione atlantica per eccellenza tra i big dell’Unione Europea, è per Washington pivot fondamentale per continuare con decisione il sostegno all’Ucraina e, indirettamente, pungolare Francia e Germania.
Il fronte politico di un nuovo sostegno a Kiev
Sarebbe una mossa simbolica anche sul fronte politico, perché il Samp/T è a tutti gli effetti tra le tecnologie militari ritenute d’interesse collettivo dell’Alleanza Atlantica e, dunque, critiche. Il sistema Nato Active Layered Theatre Ballistic Missile Defence include proprio le piattaforme Samp/T al suo interno e fornire questi dispositivi all’Ucraina mostrerebbe la volontà di fare un passo ulteriore nel contrastare la Russia.
Va detto che per la politica italiana il Samp/T potrebbe essere una delle forniture capaci di ricreare unità istituzionale attorno all’aiuto all’Ucraina. Difficile qualificarlo come arma “offensiva”, semmai l’esatto opposto, cosa che depotenzierebbe le dure critiche mosse da Giuseppe Conte e dal Movimento Cinque Stelle all’esecutivo su questo fronte. Il passaggio strategico sarebbe di quelli non indifferenti: l’Italia è disposta a rischiare i suoi più preziosi gioielli di antiaerea per alzare il potere negoziale nell’Alleanza Atlantica? Che dividendi politici intende ottenere dalla mossa oltre alla gratitudine di Kiev? Queste le domande a cui rispondere e la cui soluzione passa per una spinta diplomatica e politica verso l’Ucraina affinché l’influenza di Roma nel Paese cresca e l’aiuto non sia, sostanzialmente, un semplice tributo all’atlantismo di maniera.
La Difesa spingerà per gli Aspide?
In tutto questo il convitato di pietra sono le forze armate italiane. Le quali difficilmente vorranno privarsi di un assetto chiave come il Samp/T. E con le quali il compromesso si potrebbe trovare alzando l’asticella sulle forniture a Kiev dei sistemi antimissile non più in servizio a Roma, come l’Aspide.
Gli Aspide sono, ricorda Il Messaggero, “missili terra-aria di vecchia generazione, non più in dotazione alla Difesa italiana da un anno” che risultano “utilissimi per la difesa ucraina perché permettono di intercettare un missile nemico con un raggio di venti chilometri”. Quanto basta, insomma, “per creare uno scudo intorno a una grande città ucraina e neutralizzare i continui attacchi missilistici dalle forze armate di Mosca”. Molto meno costoso e più maneggevole, l’Aspide non compete con i Samp/T. Ma senza chiarezza sulle prospettive politiche del sostegno a Kiev potrebbe essere una prima soluzione proprio incentivare l’invio del rodato sistema d’arma utilizzato principalmente dalla Marina, in attesa di un accordo inter-Nato su come alzare l’asticella.
Appuntamento al 20 gennaio a Rammstein, Germania, dove si riunirà la “coalizione dei volenterosi” a guida Usa che aiuta l’Ucraina. In cui Roma dovrà tracciare un primo solco per capire se posizionarsi o meno in prima fila nel sostegno a Kiev. Con tutti i rischi e le opportunità che questo approccio schiude, compresa la prospettiva di trovarsi sotto il fuoco incrociato di una rinnovata guerra ibrida russa sul fronte energetico, cyber e di spionaggio.