La controffensiva di Kiev prende di mira la Wagner, il gruppo di contractors creato da Evgeny Prigozhin e diventato un pilastro delle campagne militari russe e, in particolare adesso, della cosiddetta “operazione militare speciale” di Vladimir Putin in Ucraina.
Le informazioni che giungono dal fronte segnalano infatti due attacchi che, in base alle ricostruzione di parte ucraina, nelle ultime 24 ore avrebbero colpito due basi proprio del gruppo paramilitare russo. Una nei pressi di Melitopol, dove l’amministrazione ucraina della città occupata parla di più di 200 “invasori” eliminati, l’altra nel Lugansk, nella città che per l’Ucraina è Kadiivka mentre per l’autoproclamata repubblica popolare filorussa è Stachanov.
Su entrambi gli attacchi le versioni russe e ucraine sono discordanti. Al momento i russi hanno confermato solo il primo attacco, quello nei pressi di Melitopol, ma con numeri del tutto diversi da quelli riferiti dalle fonti di Kiev. I primi parlano di due vittime, i secondi, come visto, di oltre duecento contractors della Wagner rimasti uccisi. Secondo il governatore russo della regione di Zaporizhzhia, Yevgeny Balitski, la base, un complesso alberghiero che per gli ucraini era una caserma dove operavano i mercenari di Prighozin, sarebbe stata colpita da missili Himars. Oleksiy Arerestovic, uno dei più importanti strateghi di Kiev e consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha esplicitamente affermato che “se Melitopol cade, tutte le difese fino a Kherson verranno distrutte; e in tal caso, le forze ucraine potranno entrare direttamente in Crimea”. Confermando quindi che la controffensiva di Kiev potrebbe dirigersi proprio verso questa città.
Sul secondo attacco, quello più recente, per ora ci sono solo conferme da parte ucraina, con il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergei Gaidai, che ha scritto in un messaggio su Telegram riportato dai media ucraini che “a Kadiivka qualcosa è esploso nel quartier generale del gruppo Wagner”, e che vi sarebbero “perdite significative”.
Se per ora è difficile riuscire a delineare un quadro definitivo degli eventi, quello che però risulta fondamentale è l’interesse dell’Ucraina – in questa nuova fase della controffensiva – su due elementi. Il primo, geografico, cioè l’interessamento verso est e in particolare, ma non solo, per Melitopol. Questo indica non solo che per Kiev rimane centrale la volontà di puntare su tutto il territorio occupato dai russi, e non più solo sulla Crimea, ma anche di non limitare la possibilità di colpire i russi oltre la linea del fronte. Melitopol, in questo senso, può diventare fondamentale dal momento che essa rappresenta la chiave per collegamento terrestre tra Crimea e Donbass.
Il secondo elemento, invece, è il volere puntare, anche da un punto di vista di propaganda, sul ruolo della Wagner. I raid di Kiev colpiscono in questa fase obiettivi molto precisi anche dal punto di vista di narrazione della guerra. I bombardamenti in territorio russo alimentano il timore di Mosca di non essere in grado di proteggere il Paese, ma allo stesso tempo suscitano l’irritazione di Washington rischiando di provocare malumori al Pentagono e alla Casa Bianca. I colpi in territorio ucraino invece sono totalmente legittimi anche per gli Stati Uniti, e avere nel mirino la Wagner significa anche indebolire una delle colonne portanti dell’avanzata russa. Ad oggi, le forze del cosiddetto “chef di Putin” sono quelle che hanno ottenuto le più recenti vittorie significative in campo russo, e sono considerati tra le unità migliori in mano al Cremlino. La legione di Prighozin è ben addestrata, equipaggiata in modo migliore rispetto alla fanteria russa e soprattutto ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre più centrale anche nello scacchiere politico delle forze armate, al punto che il loro capo ha potuto criticare aspramente e pubblicamente generali e alti ufficiali dell’esercito di Mosca. Per Kiev, far vedere di sapere colpire la Wagner oggi si traduce quindi nel mostrare la debolezza della forza più letale dell’esercito russo.