Le forze aeree di Russia e Cina hanno effettuato un volo di pattugliamento con bombardieri nei cieli del Pacifico Occidentale, sfiorando lo spazio aereo giapponese.
Come leggiamo nel comunicato ufficiale del Ministero della Difesa russo, il 22 dicembre le Forze Aerospaziali Russe (Vks – Vozdušno-Kosmičeskie Sily) e l’Aeronautica dell’Esercito Popolare di Liberazione della Cina hanno condotto un secondo pattugliamento aereo congiunto con aerei a lungo raggio nella regione Asia-Pacifico. Un gruppo aereo composto da due bombardieri strategici Tupolev Tu-95MS russi e quattro bombardieri strategici H-6K cinesi ha effettuato pattugliamenti aerei sulle acque del Mar del Giappone e del Mar Cinese Orientale.
Nel corso dell’adempimento delle missioni, si legge, gli aerei di entrambi i Paesi hanno “agito rigorosamente in conformità con le disposizioni del diritto internazionale” e “non ci sono state violazioni dello spazio aereo di Stati stranieri”.
Il Giappone ha mobilitato i suoi caccia che si sono levati in volo per scortare i velivoli durante la loro missione che, come possiamo vedere dalla mappa nel comunicato del Ministero della Difesa nipponico, ha “contornato” lo spazio aereo dell’arcipelago giapponese meridionale spingendosi sino allo Stretto di Miyako che separa le isole contese Senkaku/Diaoyu da Okinawa.
Il pattugliamento congiunto è stato effettuato per “approfondire e sviluppare le relazioni russo-cinesi di partenariato globale, aumentare ulteriormente il livello di interazione tra le Forze Armate dei due Paesi, migliorare le loro capacità di condurre azioni congiunte, nonché rafforzare la stabilità strategica globale”. Il Cremlino ha tenuto a precisare anche che “l’evento si è svolto nell’ambito dell’attuazione delle disposizioni del piano di cooperazione militare per il 2020 e non è diretto contro Paesi terzi”.
L’evento del 22 dicembre è il secondo nell’arco di più di un anno: nel luglio del 2019 Russia e Cina hanno effettuato il loro primo pattugliamento congiunto nella regione dell’Estremo Oriente.
In quella occasione sempre due bombardieri russi Tu-95MS sono stati accompagnati da due bombardieri H-6K in un volo la cui rotta è stata molto simile a quella di ieri: ha interessato infatti i cieli del Mar del Giappone e del Mar Cinese Orientale andando a sfiorare le coste nipponiche e sudcoreane e successivamente l’arcipelago delle Ryūkyū sin quasi a Taiwan, volando anche in quella occasione a poca distanza da Okinawa, dove, lo ricordiamo, hanno sede numerose basi americane tra cui quella di Kadena, da dove partono i velivoli spia statunitensi. Anche quella missione è stata attentamente seguita dalle Forze Aeree della “parte avversaria”: i velivoli russi e cinesi erano stati intercettati da caccia della Corea del Sud e del Giappone, che ha fatto decollare degli F-15 della Jsdaf.
In quella stessa giornata a margine di questa, che era la missione principale, venne intercettato anche un Beriev A-50, un velivolo dotato di radar in disco rotante adibito all’allarme precoce aerotrasportato (Aew) sviluppato dall’llyushin Il-76MD. L’aereo “Awacs” russo, i cui compiti sono paragonabili a quelli dell’E-3 Sentry americano, si diresse però verso gli isolotti Liancourt, ad est della Corea del Sud, occupati militarmente da Seul ma de facto a sovranità nipponica.
Russia e Cina hanno quindi fatto un “regalo di Natale” alla difesa aerea nipponica per lanciare un segnale che la loro cooperazione militare (e politica) in Estremo Oriente continua. Come abbiamo avuto modo di dire già in occasione del primo pattugliamento congiunto in assoluto tra i due “colossi asiatici”, per quanto riguarda lo scacchiere del Pacifico, questo avvicinamento risulta una scelta obbligata nel tentativo di opporre un fronte compatto alla politica estera Usa finalizzato, più che al contenimento di un “neo-espansionsimo” americano che nell’area effettivamente non c’è, al tentativo di contrastare gli Stati Uniti sia andando ad occupare i vuoti da essi lasciati sia opponendo attivamente la propria presenza militare in quelle aree di interesse comune. La Cina corre il rischio di essere vista sempre più come attore principale a cui fare riferimento dagli altri Paesi dell’area e la Russia, che è cosciente di quanto rischioso possa essere abbandonare uno scacchiere vitale come quello del Pacifico Occidentale alle mire di Pechino, non ha intenzione di stare a guardare.
Un’alleanza sicuramente scomoda, come storicamente è sempre stato tra i due Paesi – che hanno avuto anche periodi di scontro aperto – ma condizionata, forzata, dalla politica estera americana, quindi passibile di modificazioni: non è infatti un caso che questo secondo pattugliamento arrivi in questo periodo dell’anno, ovvero dopo le elezioni negli Stati Uniti che hanno visto l’avvicendamento alla Casa Bianca tra repubblicani e democratici, in particolare eleggendo Joe Biden che ha dimostrato nel suo curriculum politico, anche recente, di non nutrire molte simpatie per la Russia al contrario dell’uscente Donald Trump, e nemmeno verso la stessa Cina, in questo andando a porsi nello stesso solco del suo predecessore.
Andando a guardare con la lente di ingrandimento il piano di volo, poi, la scelta di fare rotta per lo stretto di Miyako, quindi andando a lambire le isole Senkaku/Diaoyu contese tra Cina e Giappone, potrebbe rappresentare anche un segnale che Pechino lancia a Tokyo: il Politburo ha dato ordine di “flettere i muscoli” alle sue Forze Armate approfittando forse anche del periodo di transizione nella politica statunitense e per rispondere proprio al cambiamento dottrinale delle Forze Armate Usa nello scacchiere del Pacifico, che, con profonde modifiche strutturali, si stanno adeguando per contrastare meglio l’assertività cinese volta a scalzare gli Stati Uniti dal ruolo di Paese di riferimento per la stabilità e sicurezza di tutto l’Indo-Pacifico.