“Volnovakha non esiste più”. Sono state queste le poche ma iconiche parole del ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov. Una frase che ben testimonia il livello di devastazione che la guerra ha comportato nel Donbass. La cittadina in questione infatti si trova nell’oblast di Donetsk. Prima della guerra scoppiata il 24 febbraio scorso, Volnovakha era situata non lontano dalla linea di contatto che divideva le zone in mano ai militari di Kiev con quelle controllate dai separatisti.

Un confine che adesso non c’è più. Aiutati dai raid di Mosca, i combattenti della repubblica separatista di Donetsk sono riusciti ad avanzare e a conquistare la zona. Il prezzo pagato però dalla cittadina, la quale prima del conflitto contava quasi 20mila abitanti, è stato molto elevato. Nessun edificio è rimasto in piedi, di fatto Volnovakha è stata rasa al suolo.

Perché Volnovakha è stata presa di mira

“Questa località – ha dichiarato il ministro della Difesa – adesso esiste solo sulle mappe. Ma nella realtà non è rimasto più nulla”. A testimoniare questa situazione anche dei video girati tra le macerie della città. Si nota uno scenario di totale devastazione. Edifici pubblici e privati, scuole e villette residenziali non esistono più. Quelle che un tempo segnavano le vie principale della città, adesso appaiono come dei sentieri tra la polvere e i muri divelti dai bombardamenti. Non ci sono più nemmeno gli abitanti. Una volta uditi i primi colpi di artiglieria pesante alla periferia di Volnovakha, sono andati via. Hanno trovato rifugio altrove. Chi all’interno delle repubbliche separatiste, chi invece nelle città dell’Ucraina centrale. Era come se lo aspettassero: dal 2014 qui si è vissuto sempre sul filo del rasoio. Non appena i venti di guerra aumentavano e le parti non rispettavano gli accordi di Minsk, i primi ordigni erano destinati a cadere qui.


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Quando poi l’escalation è diventata totale, la cittadina era destinata a essere sacrificata. Non tutti sono riusciti a scappare subito. Quando si è iniziato a parlare di corridoi umanitari, oltre che a Mariupol i tentativi di creare passaggi sicuri sono stati previsti anche per chi era rimasto indietro a Volnovakha. Impossibile dire quante vittime abbia provocato la battaglia, di certo c’è che adesso nessuno si trova qui anche perché non avrebbe edifici dove andare anche solo a rifugiarsi. La città è stata così duramente colpita perché strategica.

Si trova (o si trovava) esattamente tra Donetsk e Mariupol e dunque si è trovata esposta sotto il tiro sia dei russi e dei separatisti che premevano verso sud, sia degli ucraini che provavano a difendere la regione che si affaccia sul Mar d’Azov. Kiev era ben consapevole del fatto che caduta Volnovakha le avanguardie russe e separatiste sarebbero arrivate fino alla periferia di Mariupol. E così è stato. Si è provato a difendere a tutti i costi la cittadina, mentre dall’altro lato si è provato a conquistarla giorno dopo giorno fin quando è arrivata la caduta. Oggi qui non ci sono bandiere, né ucraine e né russe. Non c’è più nemmeno un municipio in cui appenderle.

Volnovakha verrà mai ricostruita?

Non è un caso che il ministro della Difesa ucraino ha parlato di “città fantasma“. La sensazione è che forse la cittadina è stata per sempre per davvero cancellata. L’Ucraina orientale è sempre più in macerie, ma qui oltre a quelle materiali ci sono quelle sociali e politiche. Perché c’è da chiedersi, in primo luogo, chi avrà interesse a ricostruire Volnovakha. E chi, soprattutto, avrà interesse a ritornarci. Gli abitanti scappati da qui hanno fatto le valigie quando ancora si trovavano in Ucraina, se dovessero tornare lo farebbero in una località ridotta a un cumulo di macerie di cui poco si sa del destino. Se cioè farà ancora parte dell’Ucraina oppure se tornerà di nuovo a essere una calda linea di confine. Così come potrebbe essere parte integrante di future repubbliche riconosciute solo dalla Russia. In poche parole, la guerra potrebbe aver cancellato per sempre Volnovakha.

Il rischio è che in questa parte di Ucraina possano esserci tante Volnovakha. Tante località cioè non solo distrutte fisicamente ma anche nella loro conformazione come comunità. Senza che in futuro, sia da Kiev e sia da altre parti, si abbia poi l’interesse (e la possibilità) di ricostruire. A guerra finita tutte la parti in causa rischiano di piangere non solo i morti ma anche intere comunità.

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