Nonostante le proteste della Corea del Nord, prendono il via oggi le esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti. Le Forze armate dei due paesi hanno sfidato gli avvertimenti lanciati da Pyongyang e dato il via alle operazioni che dureranno fino al prossimo 20 agosto. Il governo nordcoreano, negli ultimi giorni, ha effettuato diversi test missilistici a corto raggio proprio per lanciare un messaggio a Seul, un messaggio che evidentemente non è stato recepito dalla Casa Blu. Da monitorare con estrema attenzione anche i negoziati sul disarmo nucleare in corso tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord; Trump ha incontrato Kim Jong Un tre volte e il presidente americano sta continuando a spendere parole al miele per l’amico asiatico. Eppure il rischio che la fragile corda mediatica che lega i due personaggi possa strapparsi è altissimo, tra giochi diplomatici incrociati e interessi contrapposti.

Le esercitazioni militari tra Corea del Sud e Stati Uniti

L’obiettivo delle esercitazioni è simulare un’eventuale guerra per testare le capacità militari della Corea del Sud. Un funzionario della Difesa sudcoreana ha detto alla stampa locale che lo scopo è “verificare la capacità di Seul di riacquisire il comando delle operazioni in tempo di guerra”. Perché gli Stati Uniti partecipano all’esercitazione? La spiegazione sta nel trattato di sicurezza in atto tra americani e sudcoreani, il quale prevede, nel caso in cui scoppiasse una guerra, che il comando delle operazioni militari sia affidato a un generale statunitense. Da tempo il governo della Corea del Sud cerca di rinegoziare questa disposizione, troppo sbilanciata a favore di Washington. In ogni caso, secondo la stampa di Seul, la ripresa delle esercitazioni potrebbe influire sui colloqui sulla denuclearizzazione, che slitterebbero alla fine del 2019.

L’incognita Corea del Nord

Nel frattempo la Corea del Nord ha giocato d’anticipo effettuando tre test balistici. Gli Stati Uniti avevano sollecitato Pyongyang di non mettere in campo “ulteriori provocazioni” e continuare il confronto diplomatico, ma per Pyongyang i movimenti militari a pochi passi dal confine erano e sono tutt’ora una minaccia per la sicurezza nazionale. Attualmente in Corea del Sud ci sono 28.500 soldati americani, per lo più suddivisi tra Camp Humphreys e Pyeongtaek, ovvero la più grande struttura militare d’oltremare su cui possa contare Washington: una provocazione vera e propria agli occhi del governo nordcoreano.

Un messaggio alla Cina?

In ogni caso, la scelta di voler comunque praticare le esercitazioni congiunte potrebbe essere una strategia per lanciare un segnale alla Cina più che alla Corea del Nord. D’altronde, dal punto di vista degli Stati Uniti, avrebbe poco senso irritare Kim Jong Un dopo tutti gli sforzi fatti da Trump. Il presidente americano, al contrario, ha il mirino puntato sulla Cina, già colpita da plurimi dazi commerciali. Pechino ha recentemente rafforzato la cooperazione con la Russia e gli aerei dei due paesi, durante un’azione combinata, hanno violato lo spazio sovrano della Corea del Sud. Mosca, abbandonata dall’Occidente, è stata costretta ad abbracciare il Dragone, riesumando un’alleanza che potrebbe creare più di un problema all’amministrazione Trump. Ora che la Corea del Nord sta per essere addomesticata, Washington potrebbe concentrare tutte le sue forze per contenere la Cina. Ma bisogna comunque ricordare che il governo cinese, a sua volta, ha un filo diretto con Pyongyang. A questo punto, il quadro presente in Estremo Oriente inizia a farsi complesso, tra alleanze e interessi intrecciati: da una parte Corea del Sud e Stati Uniti, dall’altra Cina e Russia; in mezzo l’incognita Corea del Nord e l’attivissimo Giappone, quest’ultimo in piena guerra diplomatica con Seul. Trump proverà a sfruttare al meglio le sue doti di uomo d’affari per spuntare le condizioni migliori per lui e il suo paese.

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