Tra le decine e decine di migliaia di vittime provocate dalla guerra in Ucraina troviamo anche diversi soldati americani. È difficile avere cifre esatte, anche se si contano almeno 16 veterani Usa morti combattendo l’esercito russo al fianco degli uomini di Volodymyr Zelensky.
L’ultimo caso noto, in ordine cronologico, risale a pochi giorni fa. Quando Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo mercenario Wagner, ha dichiarato alla Cnn di aver consegnato agli ucraini il corpo senza vita di Nicholas Maimer, un soldato delle forze speciali Usa in pensione, ucciso nella battaglia di Bakhmut. Da quanto emerso, Maimer si trovava nell’epicentro del conflitto, all’interno di un edificio che sarebbe crollato dopo esser stato colpito dal fuoco dell’artiglieria russa.
Il Washington Post ha raccolto altre storie simili. Come quella di Andrew Peters, 28 anni, morto a febbraio mentre combatteva come volontario con la Legione straniera ucraina. Non è più tornato a casa, o meglio, ci è tornato all’interno di un’urna bianca consegnata alla famiglia. Il personale militare ucraino inviato dall’ambasciata di Kiev a Washington – e non il governo statunitense – ha quindi reso omaggio ai genitori del ragazzo. “È una sensazione strana. È fantastico averlo a casa, avere i suoi resti con noi, ma lui non tornerà mai più”, ha detto John Peters, parlando di Andrew.

I soldati Usa morti in Ucraina
Alcuni veterani e soldati americani hanno insomma scelto di imbracciare le armi in Ucraina. Lo hanno fatto da privati cittadini, ignorando i ripetuti avvertimenti ufficiali delle autorità sul pericolo che avrebbe comportato una simile decisione.
Non sappiamo quanti cittadini statunitensi abbiano scelto di correre questi rischi. C’è chi ipotizza migliaia, ma le cifre ufficiali sono avvolte nella nebbia. Dal canto suo, qualcuno all’inizio della guerra l’Ucraina aveva affermato che oltre 20mila cittadini statunitensi avevano espresso interesse ad unirsi alla Legione straniera del Paese.
In cambio di un impegno contrattuale per prestare servizio per diversi mesi, la Legione offre una paga compresa tra i 500 e i 3.500 dollari al mese a soldato. I sopravvissuti spiegano che la decisione di barattare la quotidianità per una causa pericolosissima, per giunta in un Paese non loro, deriverebbe dagli ideali democratici alla base del servizio militare degli Usa.
Il citato Maimer, 45 anni, aveva prestato servizio nell’esercito per due decenni. Insegnava inglese in Spagna prima che scoppiasse la guerra e decidesse di partire per l’Ucraina. Peters aveva invece lottato per adattarsi alla vita civile in Wisconsin, dopo aver lasciato l’esercito alcuni anni prima.
Storie diverse, drammi simili
Anche Cooper Andrews, un sergente in pensione del Corpo dei Marines, ha scelto di lottare per la causa ucraina. È stato ucciso nei pressi di Bakhmut il 19 aprile. La sua famiglia ha intrapreso una dura battaglia per far riportare i resti del giovane negli Stati Uniti. Andrews, 26 anni, era in Ucraina da mesi. La madre ha ricordato che voleva combattere i fascismi.
I resti del veterano del Corpo dei Marines Grady Kurpasi, 50 anni, sono rientrati in patria dopo 13 mesi di duro lavoro. Kurpasi, nato in Corea del Sud e dato in adozione da bambino ad una famiglia americana, ha servito 20 anni nei Marines, anche in Iraq. Tuttavia, il suo ritiro dall’esercito, nel novembre 2021, è stato di breve durata.
Alex Potter, ricorda invece il marito, Pete Reed, impegnato a lavorare come medico umanitario in Ucraina fino a quando, il 2 febbraio, la sua ambulanza è stata colpita da un missile. Potter aveva incontrato Reed, un veterano del Corpo dei Marines, in Iraq nel 2016 mentre lei era lì come giornalista e lui svolgeva attività umanitarie.
Storie del genere sono sempre più numerose. Ognuna è diversa dall’altra ma l’epilogo è sempre lo stesso: i familiari in lacrime che piangono i cari ormai defunti. È questo uno dei tanti orrori della guerra.