Gli Usa spingono le politiche sugli armamenti navali consentendo nel contempo all’industria bellica di delineare nuove “strategie di costruzione” e scrivere, all’interno del “digital drawing and procedures”, antologie innovative di “costruzione modulare”

Da Star Trek al dominio del mare

Il ruolo di Washington è tutt’altro che statico, le politiche di rinnovamento del settore navale mettono in chiaro che gli Stati Uniti non sono affatto intenzionati a rimanere seduti sul faldistorio degli allori. Viceversa, gli americani sembrerebbero proiettati su produzioni così sensazionali, tanto da indurre alla lalofobia tutti gli altri attori focalizzati sulle policy del Naval Warfare. La nuova USS Enterprise è in lavorazione e la sua uscita è prevista per il 2028.

Il nome è già tutto un programma e la storia subito riporta alla memoria  la USS Enterprise – CV 6 che è stata la sesta portaerei e la più decorata della Marina degli Stati Uniti. La nuova Enterprise -CVN80 invece è ispirata anche nel nome alla “prima portaerei a propulsione nucleare mai esistita”, la USS Enterprise – CVN 65. Proprio in onore di quest’ultima, il creatore della saga Star Trek, Gene Roddenberry, sembra si sia ispirato per dare il nome alla nave interstellare poi conosciuta-proprio come l’Enterprise.

Le caratteristiche della nave parlano chiaro. I parametri, infatti, riportano un colosso di circa 320 metri di lunghezza per una larghezza di 41.Il ponte di volo misurerebbe addirittura 337 metri, con una larghezza di 78. L’altezza raggiunge i 76 metri mentre lo scafo s’immerge nel mare fino a 12 metri di profondità. Le super capacità dei motori sono caratterizzate da un alimentazione composta da due reattori nucleari di classe AB1 di nuova generazione, abbinati al sistema EMAL, ovvero Electro-Magnetic Aircraft Launch System. Quest’ultimo è stato concepito per alimentare catapulte elettromagnetiche ed utilizzare un nuovo concetto di energie utili a spingere in volo i velivoli imbarcati sulla portaerei. Tale sistema sostituisce il vecchio meccanismo delle catapulte a vapore, consentendo di caricare maggiore potenza in minor tempo.

L’autonomia, i laser e i costi

Il gioiello Usa è munito di altre strabilianti tecnologie, una delle quali è l’innovativo sistema chiamato Advanced Arresting Gear. Questo progetto prevede che un motore ad induzione, agisca sull’assorbimento dei campi energetici facilitando, di conseguenza,  il controllo delle forze di arresto degli aerei. Inoltre, la nuova generazione della classe Ford, consta anche dell’avanzatissimo sistema Dual-Band-Raytheon che prevede il coordinamento multifunzione di sistemi AN/SPY-3, che sono dotati di trasmettitori VSR -Volume Search-Radar. Tale armamento lavora sul tracciamento e l’intercettazione di obbiettivi ad altissima precisione. Il DBR, infatti, ha una straordinaria capacità radar, sia in banda S che in banda X, ed è abile ad adattarsi a qualsiasi condizione ambientale. Fantascientifico risulterebbe anche il sistema di combattimento, capace addirittura di fare analisi del contesto tattico-strategico ed elaborare risposte già programmate sulla “dottrina” relativa alla condotta delle operazioni navali. L’astronave del mare Usa, ha inoltre un’autonomia di 25 anni in mare, conta 25 ponti, 4 catapulte, una velocità stimata intorno ai 30 nodi e capienza per circa 75 aerei e 2600 uomini.

Infine, giusto per chiudere il cerchio, monterà oltre ai sistemi missilistici di ultima generazione, anche armi laser o meglio conosciuti ad energia diretta. A questo proposito, USNI News riporta che la Marina stia lavorando anche su un programma conosciuto come Optical Dazzling Interdictor Navy -ODIN-, per lo sviluppo di un’arma considerata “non letale”, capace di confondere i droni e che diventerà parte dell’armamento laser ad alta intensità previsto proprio su queste portaerei. La Huntington Ingalls Industries, società costruttrice di queste unità è già  a lavoro anche sulla seconda nave, ovvero la CVN-81 -Doris Miller, sulla quale sarà installato, l’Enterprise-Air-Surveillance-Radar -EASR – , un eccezionale sistema per la sorveglianza destinato a cambiare le sorti delle operazioni navali future.Il contratto per l’acquisto di entrambe le portaerei è stato autorizzato dalla Sezione 121 (a) (2) del John S. McCain National Defense Authorization Act per l’anno fiscale 2019.

La USS Enterprise rientra, infatti, in un planning di acquisizione di due unità navali che avrebbero dovuto tener conto non solo delle nuove metodologie di costruzione, ma in realtà anche della semplificazione di tutte quelle politiche di manutenzione dello scafo, con il fine di ridurre drasticamente le spese. Ma per ora i costi previsti dal budget FY2022 della Navy, raccontano tutta un’altra storia e stimano cifre astronomiche che si aggirano attorno ai 12.405,5 miliardi di dollari all’anno.