La marina degli Stati Uniti sta aumentando la sua presenza nel mar Nero come parte di una strategia di contrasto alla crescente presenza della Russia nell’area. A rivelarlo, un funzionario della Difesa americana che lo ha dichiarato alla Cnn. Un pensiero confermato recentemente anche dalla stessa Us Navy, che in un comunicato della sesta flotta, ha affermato che, sabato scorso, il cacciatorpediniere Uss Carney si è unito alla Uss Ross nel mar Nero per “condurre operazioni di sicurezza marittima”. Operazione poi pubblicizzata anche su Twitter. È la prima volta dal luglio del 2017 che due navi da guerra della marina degli Stati Uniti navigano in contemporanea in questo mare. Segnale che la tensione nella regione non è affatto diminuita. “La nostra decisione di far operare contemporaneamente due navi nel mar Nero è proattiva, non reattiva”, ha dichiarato il vice ammiraglio della marina Usa Christopher Grady, comandante della sesta flotta, in un comunicato che ha annunciato l’arrivo del Carney. “La presenza costante della Marina statunitense nel mar Nero dimostra il nostro impegno costante per la stabilità regionale, la sicurezza marittima dei nostri partner del mar Nero e la difesa collettiva dei nostri alleati della Nato “, ha aggiunto Grady.
Gli Stati Uniti dunque rafforzano la presenza militare nel mare che unisce la Russia al Mediterraneo e che è di fondamentale importanza nella strategia di Mosca per il suo braccio meridionale. Baltico e Nero rappresentano i due canali di sfogo della geopolitica russa verso l’Europa ed è questo il motivo, dal punto di vista militare, dell’impegno della Russia in Crimea. Non c’è solo un motivo etnico, culturale o politico. Dietro c’è anche strategia: perdere i porti della Crimea significava perdere il polo militare russo per il mar Nero e il Mediterraneo. E, dall’altro lato, non deve sorprendere il motivo dell’interesse americano e Nato proprio nei confronti della penisola annessa dalla Federazione russa e sul motivo per cui stiano rafforzando la flotta coinvolta in quelle acque.
I motivi per cui la flotta Usa sta giungendo nel mar Nero sono anche di natura diversa e sono stati rivelati da due funzionari della Us Navy sempre intervistati dalla Cnn. Il primo obiettivo di questa “militarizzazione” del mar Nero è quello di “desensibilizzare la Russia“. In sostanza, l’idea del Pentagono è quella di rafforzare la presenza in quello specchio d’acqua per far sì che la Russia inizi a comprendere di non poter muoversi troppo liberamente. La Russia si sente costantemente minacciata dall’espansione della Nato nell’Europa orientale e considera tutto quello che si avvicina alla Russia da sud come un pericolo cui risponde con manovre legittime ma che rischiano di causare incidenti . In pratica, gli americani vorrebbero rendere la presenza Usa nel mar Nero una costante, un qualcosa cui Mosca dovrebbe sostanzialmente abituarsi. “Nella Guerra Fredda avevamo un ballo che facevamo e tutti conoscevano i loro ruoli nella danza: tu fai volare qui il tuo bombardiere, io farò volare il mio bombardiere qui, metti una nave qui, metterò una nave lì” ha detto un funzionario, che ha aggiunto: “Non penso che siamo ancora arrivati a quel livello, e quindi stiamo ancora cercando di capire che aspetto abbia questa danza nel 2018 rispetto a quello che era nella Guerra Fredda, e penso che ci siano alcuni problemi crescenti”.
Il secondo obiettivo è invece una sorta di diversivo. Gli Stati Uniti sfrutterebbero questa sensazione di “fortezza sotto assedio” tipica della strategia russa (e confermata dall’avvicinamento del blocco Nato a Occidente e a Sud) per fare in modo che le forze armate di Mosca si concentrino sul fronte del mar Nero evitando un rafforzamento nelle aree di confine con la Russia che interessano maggiormente agli Stati Uniti e cioè Baltico, Caucaso e Corea del Nord.