Questa settimana gli Stati Uniti hanno condotto una formazione virtuale con partner estoni per aiutare i responsabili delle politiche di sicurezza nazionale, i soccorritori e i leader scientifici a contrastare, rispondere e indagare sugli omicidi che coinvolgono armi di distruzione di massa (Wmd – Weapons of Mass Destruction). Quest’iniziativa fa parte di una serie di altre che il Dipartimento di Stato intende svolgere in tutta Europa.
Come si legge nel comunicato ufficiale di Washington, i recenti avvenimenti in Europa hanno evidenziato la reale minaccia di attacchi mirati con armi di distruzione di massa. Una risposta nazionale efficace per contrastare tali atti atroci richiede canali di comunicazione saldi tra esperti tecnici, forze dell’ordine e responsabili politici. Esperti di strategia di utilizzo di Wmd degli Stati Uniti e di altri partner internazionali hanno fornito ai funzionari estoni le informazioni necessarie per creare piani di emergenza, definire ruoli e responsabilità e promuovere un ambiente che consenta alle autorità di condurre indagini in modo rapido ed efficace. I partecipanti sono stati incoraggiati a diffondere queste pratiche e le lezioni apprese tra i loro colleghi, con conseguente aumento del livello di preparazione contro potenziali attacchi mirati utilizzanti armi di distruzione di massa. Affrontare tali minacce è una priorità significativa per la sicurezza internazionale.
Ad essere chiamata in causa, questa volta direttamente, è ancora la Russia. Leggiamo nel prosieguo della nota stampa del Dipartimento di Stato che Mosca ha una storia particolarmente nota di utilizzo delle armi di distruzione di massa per colpire gli avversari da assassinare, incluso l’uso di un agente nervino – il Novichok – nel tentato assassinio di Sergei Skripal messo in atto nel Regno Unito nel 2018 e di Aleksej Navalny a Tomsk, in Russia nel 2020. L’Unione Sovietica ha sviluppato il Novichok ed altri agenti nervini in segreto. Nel comunicato Washington chiede anche alla Russia di cessare l’ulteriore uso di armi chimiche e di dichiarare ed eliminare totalmente il suo programma di armi chimiche in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione internazionale su questo tipo di armi.
Questo è il secondo seminario condotto negli ultimi mesi incentrato sulla risposta a incidenti in cui si sospetta l’uso di armi di distruzione di massa come strumento di assassinio. Gli Stati Uniti si impegnano ad aiutare i propri partner in tutto il mondo a contrastare le attività maligne e “sono impazienti” di continuare a lavorare con loro per aiutare a riconoscere, attribuire e rispondere efficacemente agli incidenti in cui si sospetta l’uso di armi di distruzione di massa come strumento di assassinio.
La strategia di contenimento della Russia messa in atto dagli Stati Uniti ha ormai spostato il fulcro dei suoi sforzi nei Paesi Baltici e dell’Est Europa, che sono oggetto di sempre maggiori attenzioni da parte dell’Alleanza Atlantica e di Washington.
In Estonia, ad esempio, esiste il più importante centro alleato per il contrasto alla Cyber Warfare, il Nato Cyber Center (CCDCOE), che recentemente ha lanciato un progetto per studiare la sicurezza delle reti 5G nel contesto della mobilità militare. Il progetto è finanziato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti in collaborazione con il Ministero degli Esteri estone che recentemente ha cambiato gestione: in Estonia, infatti, il 26 gennaio è stato formato un nuovo governo in relazione alle dimissioni dell’ex primo ministro, a cui è subentrata Kaja Kallas. Al dicastero alla Difesa ora si trova Kalle Laanet, 55enne laureato in giurisprudenza, che ha lavorato a lungo per la polizia estone e ha ricoperto anche il ruolo di ministro degli Interni. Dal 2007 è stato costantemente eletto membro del parlamento dove ha ricoperto varie posizioni di leadership, incluso quella di vicepresidente.
A sottolineare l’importanza del fronte baltico e dell’attenzione che viene rivolta da quelle parti a ciò che fa Mosca lungo i suoi confini occidentali è stato uno dei temi trattato all’incontro tenuto tra il precedente ministro della Difesa ed il comandante in capo delle forze alleate della Nato in Europa il 15 gennaio scorso. Argomento della discussione sono state le esercitazioni delle forze armate di Russia e Bielorussia “Zapad-2021” (Occidente-2021) previste per il prossimo settembre. Le parti hanno sottolineato la necessità di tenere le esercitazioni sotto controllo, poiché il loro scenario prevede (di nuovo) un conflitto con l’Alleanza Atlantica.
Tutti e tre i Paesi Baltici sono al centro dell’agenda europea statunitense sin dalle passate amministrazioni: fu proprio Obama a volere il programma Eri (European Reassurance Initiative) nel 2015, quando, a seguito della crisi ucraina, Washington ha stabilito di rafforzare la propria presenza nell’Europa Orientale per rassicurare quei Paesi che più si sono sentiti minacciati dalla condotta della Russia. Da allora soprattutto i Paesi Baltici, che, insieme alla Polonia, hanno un confine con la Russia a differenza di altri paesi dell’Europa dell’Est appartenenti alla Nato, hanno visto aumentare la presenza militare statunitense e dell’Alleanza Atlantica a cui ha fatto seguito, ovviamente, l’implementazione delle strutture logistiche.
È molto probabile che quest’iniziativa sulle Wmd fosse predisposta da tempo, ma l’amministrazione del neoeletto Joe Biden, avendo tra i suoi obiettivi il sostegno a Navalny e la rinnovata intenzione di “esportare democrazia”, non ha perso l’occasione di accusare nuovamente la Russia per la sua – per ora solo sospetta – attività di omicidi politici.