La Falluja liberata verrà difesa da un sistema medievale. Mentre gli eserciti occidentali si misurano con tecnologie sempre più avanzate, l’esercito iracheno ha già iniziato a scavare una trincea. “Proteggerà i residenti della città”, ha spiegato Abdul-Wahab al-Saadi, il vice comandante delle forze antiterrorismo che ha condotto le difficili operazioni di riconquista della città.Il sistema di difesa, lungo 7 miglia (11 chilometri circa, ndr), consentirà alle autorità di monitorare più da vicino i movimenti dei residenti, impedendo ai veicoli imbottiti di carica esplosiva di raggiungere la capitale irachena. Falluja, infatti, è considerata la prima città “esportatrice” delle famigerate autobombe usate per colpire con attacchi suicidi la vicina Baghdad.I lavori di costruzione della trincea, larga 12.5 metri e profonda 1.5, sono già iniziati sul lato nord e nord ovest della città. Quelli sul versante sud e sud est inizieranno presto. Lungo il bordo occidentale di Falluja, invece, non ce ne sarà bisogno perché c’è il fiume Eufrate, efficace barriera naturale, mentre, il lato est, quello dove entra l’autostrada principale, resterà l’unico punto di ingresso a Falluja.Ma non è tutto. Il governo iracheno intende scavare una linea trincerata in più: lungo il confine tra la provincia di al-Anbar, dove si trova Falluja, e la vicina Karbala, sede di uno dei santuari più sacri dell’Islam sciita.L’utilizzo di questo sistema difensivo, in Iraq, come nel resto del mondo, non è nuovo. Durante la Seconda Guerra del Golfo, Saddam Hussein aveva fatto scavare delle trincee che, date alle fiamme, oscuravano con il loro fumo nero la visuale agli aerei da guerra a stelle e strisce.Passano gli anni, cambiano le alleanze e la riconquista di Falluja, nel 2016, vede la coalizione a guida Usa alleata alle truppe governative e la partecipazione delle Popular Mobilization Forces (PMF), sostenute da Teheran e armate da Mosca.Lo scorso 26 giugno, ad un mese dall’inizio dell’offensiva contro la città della provincia sunnita di al-Anbar, finalmente al-Saadi annuncia: “La battaglia di Falluja è finita”.La città, scivolata sotto la cortina nera dello Stato islamico nel 2014, sembra però andare incontro alla nuova misura di sicurezza senza entusiasmo. Come racconta Reuters, il sindaco Issa al-Issawi, che è stato costretto a lasciare Falluja quando è caduta in mano ai jihadisti, la trincea rischia di ostacolare il ritorno alla normalità e, con esso, il rientro di migliaia di profughi fuggiti nei mesi dell’assedio.Inoltre, il pesante sistema di protezione potrebbe treasformarsi in benzina sul fuoco dell’antico odio tra minoranza sunnita e sciiti. L’ennesimo motivo di divisione in una città liberata, ma non pacificata. Lo ha detto anche al-Saadi che, per Falluja, “è arrivato il momento della riconciliazione”.
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