Colpire il ponte di Kerch, quello che unisce la penisola della Crimea alla “madrepatria” russa ha sempre avuto un doppio significato: simbolico e strategico. Il primo è dato dalla sua stessa costruzione. Voluto fortemente da Vladimir Putin dopo avere occupato e annesso la Crimea, il ponte ha rappresentato e continua a rappresentare il legame fisico tra Mosca e quella penisola del Mar Nero così importante da far sì che il Cremlino riesumasse anche il passato imperiale, quello degli zar. La sua costruzione fu realizzata con l’idea di suggellare di nuovo questo legame indissolubile tra la Russia e quella terra, ed è per questo Putin puntò tutto su questa infrastruttura. Anche per dimostrare le mire sul piccolo ma centrale mar d’Azov che il ponte “chiude” rispetto al Mar Nero.

Strettamente connesso all’obiettivo simbolico, c’è poi il valore strategico. La Crimea, come penisola, ha un solo legame fisico con la terra: quello del confine settentrionale. Costruire un ponte che unisce un’altra parte della penisola con la terraferma implica un passaggio di merci, forniture, cittadini, ma anche soldati, mezzi e armi evitando l’unico passaggio terrestre obbligato per natura. E questo, in un conflitto contro l’Ucraina, significa di fatto evitare il passaggio attraverso il corridoio naturale che costeggia la linea del fronte.

I significati per Mosca

Se questi sono i significati del ponte di Kerch per la Russia, quelli per l’Ucraina sono altrettanto speculari. È per questo che la struttura è diventata nel tempo un simbolo anche della lotta di Kiev contro le mire di Mosca: l’immagine plastica di quell’occupazione arbitraria della penisola che il governo ucraino non riconosce e che vuole a ogni costo cancellare. Ma è soprattutto per il suo significato strategico che è diventato un obiettivo della guerra asimmetrica messa in atto dalle forze del Paese invaso.

Non a caso oggi fonti della Cnn hanno parlato di un’operazione che ha coinvolto i servizi ucraini dello Sbu insieme ad alcune unità della Marina. Ipotesi simile a quella del Comitato nazionale antiterrorismo russo che ha parlato di droni di superficie diretti contro il ponte. E che è stata poi confermata dal ministro ucraino per la trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov, che su Telegram ha parlato di un’azione con droni navali. A smentire la regia di Kiev era stato in un primo momento lo stesso consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak che ha sostenuto la tesi del false flag russo per far credere all’opinione pubblica che gli ucraini compiono attacchi terroristici.

Il peso strategico

Per tutti questi motivi, ma soprattutto per le caratteristiche logistiche, il blitz con i droni della scorsa notte, se non cambia radicalmente lo stato della guerra in Ucraina, può dunque avere certamente un peso rilevante nei piani di Mosca. Il ponte è fondamentale per garantire alla Crimea tutti i rifornimenti di cui ha bisogno, sia civili che militari, e i convogli provenienti dalla “madrepatria” vengono fatti transitare attraverso il ponte di Kerch anche per allontanarsi dl raggio d’azione delle forze ucraine. Non solo. Il passaggio di merci e mezzi da sud ha permesso poi nel tempo di rafforzare la spinta russa da sud verso nord, andando così a contribuire al fronte di Mosca nell’Ucraina meridionale, quello dove si concentra parte degli sforzi di Kiev per la sua controffensiva. Ed è chiaro che tutto ciò che limita il consolidamento delle posizioni russe tra Kherson e la Crimea è un danno per Mosca e un vantaggio per le truppe di Volodymyr Zelensky.

Da parte ucraina, quanto accaduto la scorsa notte viene in qualche modo sottovalutato. Il portavoce dell’intelligence, Andriy Yusov, ha commentato l’attacco al ponte citando le parole del direttore dell’intelligence della Difesa, Kyrilo Budanov, il quale aveva definito il ponte una “struttura superflua”. Tuttavia, lo stesso Yusov ha ammesso l’importanza logistica della Crimea, snodo fondamentale per la campagna militare di Mosca. E a conferma delle difficoltà che può provocare nell’immediato questo colpo, l’agenzia Agi riporta che la Federazione Russa avrebbe già invitato i turisti bloccati in Crimea a passare attraverso i territorio dell’Ucraina occupata: 400 chilometri attraversando Melitopol, Mariupol per poi raggiungere Rostov. E se i turisti non saranno certo moltissimi durante queste fasi di guerra, è certo che il segnale che giunge dalla Russia è che quello sia al momento l’unico corridoio possibile.

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