Risale a pochi giorni fa la notizia della richiesta di adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica (NATO) arrivata sul tavolo del segretario generale, Jens Stoltenberg. Indiscrezione confermata in un video dal presidente Volodymyr Zelensky, che ha annunciato la decisione di Kiev di fare domanda per l’adesione accelerata alla NATO. Una risposta politica del governo ucraino all’adesione alla Federazione russa delle quattro regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia dopo che la Duma, nella giornata del 3 ottobre, ha ratificato i referendum non riconosciuti dalla comunità internazionale. In questo quadro in continua evoluzione sorge spontaneo chiedersi quale sarà il futuro delle relazioni fra Kiev e la NATO, prendendo atto che la richiesta di adesione dell’Ucraina difficilmente andrà in porto (potrebbe essere altresì oggetto di future trattative con la Russia, che si è sempre opposta a tale eventualità).

Un’alternativa più praticabile e percorribile all’adesione formale, almeno nel breve periodo, esiste, e ci ha lavorato lo stesso governo ucraino con l’ex segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, il quale si è recato a Washington la scorsa settimana per gettare le basi per presentare il piano agli Stati Uniti e ad altri importanti alleati occidentali. A rivelarlo è la rivista americana Foreign Policy.

Il piano che mira a garantire la sicurezza dell’Ucraina

Il piano, chiamato Kyiv Security Compact , spiega Foreign Policy, mira a stabilire delle garanzie di sicurezza legalmente vincolanti per l’Ucraina da parte della coalizione di Paesi occidentali al fine di rafforzare la capacità del Paese di respingere gli attacchi russi attraverso un’ampia formazione congiunta, la fornitura di sistemi avanzati di armi con scopo difensivo e il sostegno allo sviluppo industriale dell’Ucraina nell’ambito della Difesa.

Nonostante il recente successo dell’Ucraina nell’allontanare le truppe russe da vaste aree dell’Ucraina orientale e meridionale, nota Fp, lunedì è stata sottolineata la vulnerabilità del Paese quando gli attacchi missilistici russi hanno colpito infrastrutture critiche e siti civili nelle città di tutta l’Ucraina, inclusa la capitale Kiev. In pratica, con questo patto, verrebbe formalizzato e messo nero su bianco ciò che già si registra nel rapporto fra l’occidente e i Paesi occidentali che stanno sostenendo con assistenza militare, umanitaria e d’intelligence, le truppe di Kiev. Quanto alla richiesta di adesione formale all’Alleanza Atlantica, funzionari ed esperti occidentali interpellati da Foreign Policy dubitano che possa essere accolta nel breve periodo. Il fatto stesso che l’Ucraina sia in guerra rappresenta un ostacolo difficilmente sormontabile. Il problema è innanzitutto legale, perché è lo statuto della NATO stesso a vietare alleanze con Paesi in conflitto, oltre che di tipo diplomatico-politico. E allora ecco che il piano presentato da Rasmussen agli americani può rappresentare una seria alternativa.

Presentato il piano a Washington: “Ucraina come Israele”

Rasmussen ha definito il patto essenzialmente come una codificazione formale del sostegno occidentale già esteso all’Ucraina dall’inizio dell’invasione a febbraio. L’ex Segretario generale dallo scorso maggio con Andriy Yermak, capo di stato maggiore di Zelensky, e sta iniziando a presentare formalmente il piano ai governi della NATO, a partire dalla Casa Bianca. L’Ucraina, qualora venisse approvato, godrebbe con i Paesi occidentali di un rapporto simile a quello che intercorre fra gli Stati Uniti e Israele. “Abbiamo studiato diversi modelli, tra cui Taiwan e Israele”, ha affermato Rasmussen.

“Questo è abbastanza vicino a quello tra gli Stati Uniti e Israele” ha aggiunto. Rasmussen ha preso come modello dunque il patto di cooperazione in materia di sicurezza degli Stati Uniti con Israele: due Paesi che si considerano stretti alleati militari e politici con importanti accordi di cooperazione bilaterale in materia di difesa ma che non hanno un trattato formale alle spalle. Ad oggi, va detto che il piano di Rasmussen è stato accolto con un certo scetticismo da parte del corpo diplomatico occidentale, ma potrebbe rappresentare un punto di partenza importante per definire i futuri rapporti fra NATO e Ucraina. La convinzione degli esperti è che un’eccessiva ambizione potrebbe rivelarsi del tutto controproducente: ora sta ai Paesi della NATO esaminare la proposta di Rasmussen e dare una risposta.

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