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La Turchia è prossima ad avere il suo primo missile da crociera a lungo raggio costruito autonomamente. Il missile si chiama Gezgin, e sarà un vettore navale che ricorda gli americani Tomahawk e i russi Kalibr. Sebbene le specifiche esatte non siano state ancora annunciate dalla ditta costruttrice, la Cdk Savunma, il Gezgin dovrebbe avere un raggio operativo di circa mille chilometri fornendo così alla Marina turca un sistema in grado di portare l’offensiva dal mare in profondità nel territorio avversario.

Uno dei principi fondamentali della strategia marittima è influenzare gli eventi sulla terraferma svolgendo attività dal mare, e questo si ottiene disponendo di una strumento navale in grado non solo di portare l’offesa in profondità, ma controllando e negando al nemico tratti di mare più o meno vasti. La capacità di attaccare obiettivi strategici sulla terraferma dal mare è considerata critica: una Marina Militare efficace, in grado di esprimere una deterrenza, deve essere in grado di proiettare la sua forza anche colpendo direttamente con sistemi diversi, siano essi missili o velivoli, oltre che offrire sostegno alle forze anfibie o interdire bracci di mare o stretti.

Nell’ultimo decennio, la Turchia, che afferma di essere la Marina più forte del Mediterraneo orientale, ha deciso di produrre internamente sistemi d’arma essenziali in un programma di costruzioni che punta a essere autosufficiente cominciato sfruttando le acquisizioni dall’estero che venivano riprodotte su licenza. Ankara ha ritenuto di dover sviluppare, in questo periodo, due missili da crociera: l’Atmaca, del tipo superficie-superficie con una gittata massima di 200 chilometri, che recentemente ha ottenuto il nulla osta per il suo ingresso in servizio, e il Som (Stand-off Missile), un Alcm (Air Launched Cruise Missile) con un raggio d’azione di circa 250 chilometri. Alla Turchia mancava quindi un sistema da crociera di lungo raggio, capace di penetrare in profondità nel territorio nemico e di essere lanciato da “distanza di sicurezza”.

Sebbene però l’industria turca abbia acquisito esperienza per produrre un sistema d’arma simile, le manca ancora della capacità per produrre motori per missili da crociera. Pertanto, ha avuto bisogno di cercare un qualche tipo di cooperazione con l’estero, trovandola in Ucraina. Kiev ha infatti una conoscenza ed esperienza sufficienti nella produzione di motori per aerei e missili. Inoltre le relazioni tra i due Paesi hanno raggiunto un livello eccezionale negli ultimi anni: la Turchia, infatti, non riconosciuto l’annessione della Crimea da parte della Russia e l’Ucraina ha acquistato gli Uav (Unmanned Air Vehicle) Tb-2 Bayraktar di fabbricazione turca che si sono visti in azione anche nel conflitto per il Nagorno-Karabakh.

Secondo l’agenzia di stampa Defense Express, come riportato da Naval News, l’Ucraina fornirà motori missilistici avanzati per il missile da crociera turco Gezgin. La S.E. Ivchenko-Progress, che progetta motori per Uav ad alta velocità e missili da crociera avanzati, ha firmato diversi contratti con la Turchia, inclusi alcuni per componenti di motori aeronautici all’avanguardia per i nuovi motori a turbogetto Ai-35 utilizzati per il nuovo missile da crociera turco.

La Marina Turca avrà quindi uno strumento fondamentale per porre in essere la dottrina del Mavi Vatan, la “Patria Blu” che proietterà la Turchia da potenza continentale a marittima. Una dottrina i cui effetti stiamo già vedendo con le rivendicazioni di Ankara riguardanti la Zee (Zona di Esclusività Economica) della piattaforma continentale contesa alla Grecia. Una dottrina che abbisogna di una Marina Militare potente e in grado di avere una proiezione di forza efficace: da questo punto di vista il missile da crociera Gezgin, insieme molto probabilmente all’Atmaca, andrà ad equipaggiare i sottomarini classe Reis, derivati da tedeschi Type 214, dotati di propulsione indipendente dall’aria (Aip) che permette loro di restare in immersione per tre settimane. Non solo. I nuovi missili andranno in dotazione anche alle unità di superficie, come le quattro nuove fregate Tf-2000 che molto probabilmente verranno consegnate entro il 2023, oltre che alle unità della classe Istanbul.

Il Gezgin diventerà quindi la prima vera arma strategica della Turchia considerando che il missile balistico Bora, attualmente, ha un raggio d’azione di soli 250 chilometri, e, proprio come i similari Tomahawk americani, potrebbe in un lontano futuro avere una carica atomica.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, del resto, non ha mai nascosto la sua fascinazione per le armi nucleari e la cooperazione per l’energia atomica con Mosca, che sta costruendo una centrale nucleare ad Akkuyu, potrebbe dare la possibilità ad Ankara di dotarsi di questo tipo di armamenti. Del resto non sarebbe il primo Paese dell’area mediorientale ad avere un programma atomico: oltre al ben noto Iran ed Israele, l’atomo è attualmente in sviluppo negli Emirati Arabi Uniti e si prevede che presto anche l’Arabia Saudita, grazie all’aiuto cinese, potrebbe entrare nel club.

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