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La guerra in Ucraina, un anno dopo l’invasione russa, continua senza prospettive di fine imminente ma ha già cambiato radicalmente l’ordine internazionale. Tra rinnovata competitività tra potenze, sfide di sistema e il confronto indiretto tra Mosca e l’Occidente, in Ucraina è andato in scena un importante crocevia dell’ordine globale. “What’s past, is proluge”, scriveva William Shakespeare ne La Tempesta. La guerra in Ucraina è il prologo del mondo che verrà. Come questo conflitto ha cambiato il mondo e quali prospettive si aprono per gli scenari più caldi? Il ventesimo numero del magazine inglese di InsideOver, intitolato The Perfect Storm, prova a interrogarsi su questo tema.

A inaugurare il magazine è un’analisi di George Allison, analista militare britannico e direttore dello United Kingdom Defence Journal. Per Allison il conflitto ha avuto un impatto di ampia portata, rimodellando le nostre conoscenze in vari ambiti, tra cui operazioni e strategie militari, diplomazia, servizi segreti, sicurezza nazionale ed energetica, governance economica, e molti altri. In occasione del primo anniversario di questo conflitto che ancora imperversa, è fondamentale riflettere sulle sue lezioni chiavi da imparare. Dall’inaffidabilità di Putin al dominio del fattore umano sugli armamenti queste sono numerose e strutturali.

E come è cambiata la strategia russa dall’inizio dell’invasione a oggi? Emanuel Karagiannis, docente e analista militare al King’s College di Londra, fa il punto nel suo articolo. La forte resistenza degli ucraini ha colto il Cremlino di sorpresa. Mosca aveva sottovalutato la dottrina militare ucraina, che prevede la mobilitazione di massa della popolazione nell’eventualità di un’invasione straniera. La leadership ucraina ha inizialmente spostato la guerra nei pressi delle aree popolate, dove chi difende gode di un vantaggio tattico.

A causa di una scarsa pianificazione militare, l’esercito di Putin ha fallito nel condurre operazioni di armi combinate, ed è passato al reparto di truppe speciali e del Wagner. Aprendo a una strategia di piena guerra di logoramento.

La resistenza ucraina è stata fortemente sostenuta dalle armi occidentali. E questo ha mostrato la compattezza dell’Occidente dietro la leadership Usa secondo quanto ha dichiarato ai nostri microfoni David Petraeus, già comandante Usa in Iraq e Afghanistan e direttore della Cia dal 2011 al 2012. Per il generale Petraeus la guerra non ha reso la Russia, ma la Nato “nuovamente grande”, ma l’obiettivo degli Usa deve essere spingere a una fine negoziata per concentrare le forze sul vero rivale: la Cina.

A sostegno degli ucraini – tra le altre cose – anche la forza dei satelliti. Ne ha parlato Robert Cardillo, già direttore della National Geospatial Intelligence Agency, nel suo articolo. All’inizio dell’invasione, l’Ucraina non aveva alcuna capacità spaziale nazionale. Ma la disponibilità di servizi satellitari commerciali esistenti e crescenti e di tecnologie avanzate ha drasticamente alterato l’accesso di tutte le nazioni allo spazio e quindi alla guerra moderna. I funzionari ucraini e i civili sono in grado di comunicare aggiornamenti sul campo di battaglia con i colleghi di tutto il mondo, prevenendo la diffusione di false informazioni e aumentando la probabilità di sostegno alleato a favore degli ucraini. Come hanno poi approfonditi Stijn Mitzer e Joost Oliemans, curatori del blog Oryx di Osint e analisi geostrategica, dai droni ai nuovi tipi di armi balistiche l’Ucraina è stata un laboratorio per nuovi sistemi d’arma.

E l’Europa in tutto questo? Ne scrivono Marco Carnelos, già ambasciatore in Iraq e studioso di geopolitica, e Wolfgang Munchau, giornalista ed editorialista del Financial Times per quasi vent’anni e oggi direttore di EuroIntelligence. Carnelos sostiene che al consolidamento dell’alleanza transatlantica non è dunque corrisposto un consolidamento della leadership mondiale da parte del cosiddetto Global West. La convinzione di vecchia data delle democrazie occidentali che il mondo ruoti intorno ad esse è stata messa in discussione, ed un mondo diverso sta prendendo forma. Sebbene in maniera indistinta, è il cosiddetto Global Rest a sembrare in ascesa, sviluppando una propria coscienza geopolitica, a scapito dell’autonomia europea.

Per Munchau, invece, l’Europa deve affrontare tre grandi sfide in questa fase segnata dal post-Ucraina: la creazione di una virtuosa sfera economica di carattere strategico, l’aumento di posizioni strategiche sulla politica industriale e l’avanzamento dell’unione dei sistemi di pagamento digitali. Capaci di rendere l’Ue più forte, più equa e più sovrana. Ma c’è il rischio che nemmeno la guerra provochi questa svolta.

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