Dopo le dimissioni del premier eletto dalle barricate di piazza Maidan, Arseniy Yatseniuk, annunciate domenica scorsa in diretta tv, nella mattinata di giovedì la Verkhovna Rada di Kiev, il parlamento ucraino, ha eletto il nuovo primo ministro ucraino, Vladimir Groisman.Uomo di fiducia del presidente Poroshenko, filo occidentale, ed eletto presidente del Parlamento nel novembre del 2014, il nome di Groisman circolava già a poche ore dalle dimissioni di Yatseniuk come quello del candidato ideale a prendere il posto del premier dimissionario. Pronostici che si sono rivelati veritieri. Groisman, che fa parte del partito “Blocco” del presidente Petro Poroshenko, è stato, infatti, eletto capo del governo ucraino con larga maggioranza, ottenendo 257 voti a favore, su un minimo richiesto di 226. Nato da una famiglia ebraica, Groisman è diventato così il secondo capo di governo ebreo al mondo, assieme a Benjamin Netanyahu, e governerà sostenuto dalla coalizione che comprende i due principali partiti ucraini, il Blocco Petr Poroshenko e il Fronte Popolare, dell’ex premier Yatseniuk.Quello di Groisman è stato annunciato come un governo a “tolleranza zero” per la corruzione: una delle piaghe dell’Ucraina post-Maidan, alla base del cambio al vertice e delle dimissioni del premier Yatseniuk, con cui il presidente Poroshenko, secondo quanto ha dichiarato a Ria Novosti il membro della commissione Esteri della Duma, Roman Khudyakov,cerca di “stemperare il malcontento del popolo”. “Vi dimostrerò cosa significa davvero guidare un Paese”, ha dichiarato Groisman appena eletto, sottolineando come il suo governo potrà diventare “un governo di sicurezza nazionale”, riconquistando quindi la fiducia dei cittadini. Ma dai nomi che figurano nel nuovo esecutivo e nelle maggiori cariche istituzionali, emerge chiaramente che il nuovo governo ucraino punti ad una chiusura ancora più netta sul problema delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. Poroshenko, appena prima del voto aveva annunciato infatti alla Rada che il nuovo esecutivo “seguirà senza incertezze il percorso verso l’integrazione europea” e che non cambierà di una virgola “le basi della politica interna ed esterna dell’Ucraina”. Il presidente ucraino si era pronunciato qualche settimana fa, infatti, anche sulla volontà di “ripristinare ad ogni costo la sovranità sulle regioni controllate dai ribelli filorussi”. In questo senso quindi può essere vista la nomina di Andrii Parubii a sostituire Groisman nel ruolo di presidente del Parlamento ucraino. Membro del Fronte Popolare, il partito dell’ex premier Yatseniuk, Parubii è infatti l’ex comandante delle Unità di Autodifesa di piazza Maidan e tra i fondatori del partito ultranazionalista Svoboda. Si mostra poco incline al dialogo e al compromesso con le regioni ribelli anche la scelta del nuovo governo di istituire un nuovo ministero apposito per i “Migranti forzati, la zona ATO – alias, l’operazione cosiddetta anti-terrorismo dell’esercito ucraino in corso contro i ribelli filo-russi del sud est – e i territori occupati”, che sarà presieduta da Vadim Chernysh.Le reazioni internazionali alla nomina del nuovo esecutivo non si sono fatte attendere. Dall’invito del presidente russo Vladimir Putin ad agire in “modo pragmatico”, rivolto al nuovo governo ucraino, al commento dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, per la quale la nomina del nuovo governo rappresenta uno “sviluppo cruciale nel momento in cui si rende necessario un nuovo slancio del Paese”. La Mogherini, in una nota congiunta con il Commissario europeo, Johannes Hahn, ha poi esortato il nuovo esecutivo ad accelerare con le riforme.Riforme che, sancite dal secondo accordo di Minsk, quello del febbraio 2015, rappresentano la base per la pacificazione nel Donbass, e stentano ad essere attuate. Come la riforma costituzionale che doveva essere realizzata alla fine del 2015, che doveva prevedere la concessione di un’autonomia particolare alle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, introducendo una legge che ne sancisse lo status particolare, e la conseguente riammissione all’interno dello Stato ucraino.Sull’attuazione di queste riforme probabilmente ci saranno ulteriori ritardi anche con il nuovo esecutivo. Per modificare la Costituzione infatti, sono necessari i voti dei due terzi dei seggi alla Rada, su cui il nuovo governo di Groisman, al momento non può contare.
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