Eliminato, forse in un’azione degli uomini di Khalifa Haftar, alle porte di Tripoli: sono queste le indicazioni che vengono riportate dal sito Al Marsad, considerato vicino all’Lna ed al governo dell’est della Libia, che riguardano Mohamed Mahmoud Ben Dardaf. Si tratta di uno dei principali ricercati in Libia, ritenuto responsabile dell’attacco che l’11 settembre 2012 a Bengasi ha provocato la morte dell’ambasciatore americano Christopher Stevens.

Ucciso durante la battaglia a Tripoli?

Così come riporta AgenziaNova, Ben Dardaf sarebbe una delle vittime della guerra che coinvolge in questi giorni la periferia della capitale libica. A 25 km dal centro di Tripoli corre la linea del fronte che riguarda la battaglia tra l’Lna di Haftar e le forze fedeli al Gna guidato da Al Sarraj. È qui che si svolgono gli scontri più importanti tra i due schieramenti, è qui che risultano posizionate le milizie più equipaggiate e meglio addestrate di entrambi i gruppi in lotta. Haftar, che inizia l’avanzata verso Tripoli il 4 aprile scorso, incontra resistenza in questo territorio dove sorge tra l’altro l’ex aeroporto internazionale. Da più di un mese colpi di artiglieria e bombardamenti scandiscono la quotidianità di una guerra che sembra ben lontana dal ridimensionarsi.

Durante alcune delle più importanti fasi della battaglia, sarebbe morto per l’appunto nei giorni scorsi il terrorista accusato dell’attacco di Bengasi nel 2012. Ben Dardaf è uno dei principali protagonisti della galassia jihadista libica ed arriva alla ribalta dopo la fine di Gheddafi. Si tratta di uno dei tanti leader del terrorismo che sfrutta il caos in Cirenaica, durante la guerra contro il rais nel 2011, per organizzare diversi gruppi jihadisti e pianificare attacchi di natura islamista. Secondo quanto scritto da Al Marsad, Ben Dardaf è tra i miliziani che combattono al fianco delle forze di Al Sarraj quando a bordo di un veicolo blindato percorre una strada non lontana dall’ex aeroporto di Tripoli.

Un missile lanciato contro il proprio mezzo dagli uomini di Haftar, avrebbe quindi ucciso sul colpo il terrorista. Secondo fonti dell’Lna, Ben Dardaf sarebbe di fatto organico alla brigata Al Sumud, la stessa guidata dal misuratino Salah Badi. Se confermata, questa notizia avrebbe tra le altre cose una notevole importanza sotto il profilo politico perché darebbe ulteriormente adito ad Haftar di puntare il dito contro le presunte infiltrazioni jihadiste tra le forze di Al Sarraj, dipingendo quindi ancora una volta la sua azione come una guerra al terrorismo.

L’attentato dell’11 settembre 2012

Come detto, Ben Dardaf risulta il principale responsabile dell’attacco contro il consolato Usa di Bengasi che avviene, tra le altre cose, in una giornata dal sapore certamente evocativo: l’azione terroristica ha luogo infatti proprio l’11 settembre, l’anno è il 2012 e da lì a breve la Libia si appresta a ricordare il primo anno dalla fine di Gheddafi.

La situazione a Bengasi non è certo delle migliori, mancano già allora un’autentica autorità centrale, ma nessuno quel giorno si aspetta un attacco armato contro il consolato Usa. L’Isis ancora non è una sigla diffusa a livello internazionale, ad essere temuta maggiormente è Al Qaeda e si conosce la potenzialità della sua “filiale” locale costituita da uomini di Anshar Al Sharia. Tra questi, spicca per l’appunto Ben Dardaf. Inizialmente sembra che l’attacco al consolato Usa avvenga sulla scia di proteste anti occidentali in corso in quel giorno nella più grande città della Cirenaica. Ma in realtà, sottolinea un mese dopo il Dipartimento di Stato tramite un rapporto, tutto avviene in modo indipendente e risulta pianificato già da giorni: in particolare, intorno alle 21:42, granate vengono lanciate verso il compound che ospita il consolato Usa. Uomini armati entrano negli edifici e danno fuoco anche alla residenza dove, in quell’istante, vi è l’ambasciatore Christopher Stevens giunto da Tripoli il giorno prima.

Il presidente americano Barack Obama e il Segretario di Stato Hillary Clinton accolgono le spoglie dell’ambasciatore americano Christopher Stevens (LaPresse)

Il diplomatico, assieme a due marines e ad un funzionario, viene trovato privo di sensi in quanto intossicato dal fumo che avvolge l’edificio ed anche la camera di sicurezza in cui si rifugia. Portato via presso l’ospedale di Bengasi, per Stevens e le persone con lui nel momento dell’attacco non c’è però nulla da fare. Quell’episodio dimostra come in realtà la Libia non è affatto pacificata, fino a quel momento il dossier libico viene ritenuto quasi “sistemato” grazie alle elezioni tenute quell’anno. Ben Dardaf è da allora uno dei principali ricercati. Se per davvero il terrorista risulta deceduto alle porte di Tripoli, le conseguenze politiche nell’attuale scenario libico potrebbe essere non secondarie.

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