Questo articolo è la traduzione italiana di un articolo apparso sul ventesimo numero del magazine inglese di Inside Over, “The Perfect Storm”, dedicato alle conseguenze di un anno di guerra in Ucraina. Il magazine intero è leggibile a questo link, l’articolo in inglese è invece disponibile qui.
Giunto il primo anniversario della guerra in Ucraina e con pochi segni di cedimento, gli analisti militari stanno facendo il punto su come un anno di conflitto convenzionale su larga scala in Europa abbia avuto impatto sul nostro modo di pensare alla guerra moderna, sperando di trarre delle lezioni dal più grande scontro via terra in Europa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Sebbene i report sulla morte del carro armato siano stati parecchio esagerati, questa guerra ha evidenziato la vulnerabilità di più di un sistema di armi, e nel frattempo una moltitudine di nuove tecnologie ed armamenti hanno fatto il proprio debutto sul campo di battaglia.
La guerra in Ucraina ha visto varie fasi chiave: dalle prime avanzate russe ad inizio 2022, alle controffensive ucraine per riprendersi i territori perduti nell’estate 2022, ed infine al duello di artiglieria diffuso lungo un fronte perlopiù statico dal tardo 2022. Nel corso di ciascuna di queste fasi, l’abilità di individuare la concentrazione delle truppe avversarie, i loro depositi di munizioni ed altri bersagli di alto valore ben aldilà delle linee nemiche è diventata di cruciale importanza per prendere il sopravvento in battaglia.
Sin dallo scoppio della Guerra del Donbass nel 2014, artiglieria e lanciarazzi multipli hanno giocato un ruolo di spicco in Ucraina, con quest’ultimi che si sono rivelati in grado di distruggere le fortificazioni avversarie e rompere le avanzate utilizzando soltanto qualche raffica di razzi. Eppure è proprio questa capacità che palesemente manca, o quantomeno scarseggia, negli inventori della maggior parte degli Stati membri della NATO, e forse in maniera prevedibile, nell’ultimo anno molti Paesi europei hanno cercato di (re)introdurre questo tipo di sistema di armi nei propri inventori militari.

La Russia era entrata in guerra con un significativo vantaggio in termini di artiglieria e potenza di fuoco. Inizialmente meno armati e messi alle strette lungo la maggior parte del fronte, per gli ucraini la situazione iniziò a cambiare con la consegna di circa 300 obici a rimorchio e semoventi d’artiglieria occidentali e circa 40 lanciarazzi HIMARS e MLRS, che hanno gradualmente permesso all’Ucraina di prendere il sopravvento in maniera significativa, fino al punto da sostenere che le forze russe non siano state in grado di colmare il divario da allora. Tale disparità non è stata raggiunta semplicemente tramite la consegna delle sole armi da fuoco, ma quest’ultime sono arrivate insieme ad un arsenale di munizioni a mira assistita, mine terrestri FASCAM e radar per la localizzazione di armi. Benché le prime siano generalmente considerate troppo costose per un impiego diffuso, hanno permesso all’Ucraina di affrontare bersagli di alto valore, presumibilmente giustificandone gli elevati costi di produzione. Lo schieramento di mine da artiglieria ha visto le offensive russe venire fermate lungo il proprio percorso, con nuove mine appena deposte che formano ostacoli impenetrabili in campi liberati soltanto un giorno fa. I radar per la localizzazione di armi, dal canto loro, hanno permesso alle forze ucraine di rispondere al fuoco in maniera sempre più efficace, grazie al rilevamento dei proiettili di artiglieria in arrivo e all’immediato calcolo del loro punto di origine; una volta nel mirino, le armi da fuoco che hanno sparato tali proiettili possono essere distrutte prima ancora che siano in grado di cambiare posizione.
Inoltre, la guerra in Ucraina ha evidenziato la necessità di ben più scorte di munizioni di quante ne erano state previste per una guerra via terra di questa intensità. Occorrono anche una logistica dettagliata ed una rete di riparazioni per armamenti sofisticati ed inclini ad incepparsi frequentemente sotto lo stress di tale utilizzo intensivo.

Come in ogni conflitto, è solo questione di tempo prima che l’avversario cominci ad adottare soluzioni per fare fronte a determinate minacce. L’utilizzo su larga scala di munizioni circuitanti, che sono sostanzialmente droni kamikaze senza equipaggio ma carichi di testate esplosive che volano da soli su un bersaglio nemico, era stato considerato con largo anticipo. Tuttavia lo schieramento di Switchblade statunitensi sul lato ucraino hanno lasciato molto a desiderare, ed è stata infine la Russia che per prima è riuscita ad introdurre sul campo con successo questa nuova modalità di attacco bellico. I video che hanno ripreso le operazioni finora confermano come la Russia abbia utilizzato munizioni circuitanti Lancet per colpire circa cento bersagli ucraini, tra cui dozzine di sistemi di artiglieria occidentali. L’Ucraina ha tentato di mitigare la loro minaccia installando reti metalliche sopra le postazioni degli obici, i quali sono particolarmente vulnerabili ai droni nemici per la propria incapacità di riposizionarsi in fretta dopo aver sparato. Il ciclo apparentemente senza fine di innovazione letale, evidentemente, sta continuando in tempo reale nell’est di un’Ucraina sfregiata dalle bombe.
Ad attrarre più attenzione delle munizioni circuitanti è stata la flotta ucraina (e anche quella russa, seppure in maniera minore) di piccoli droni usati per l’acquisizione di bersagli e, sempre più, per il bombardamento di carri armati ed avamposti nemici. Piccole, agili ed estremamente difficili da individuare, queste apparecchiature hanno superato le prestazioni che ci si aspettava da droni più grandi, anche se operando ad una distanza ben più ravvicinata. Specialmente in questa fase segnata da fronti perlopiù stazionari, il tormento continuo da parte di questi piccoli sistemi può rendere la vita di trincea in prima linea un vero e proprio inferno. Al momento sta venendo schierata una miriade di tipologie diverse con armamenti integrati, da ottocotteri pesanti che trasportano mortai multipli a piccoli modelli con singole armi anticarro, operate con visuale in prima persona usando degli occhiali speciali. E la loro popolarità è giustificata: il logoramento dei soldati e dei veicoli da combattimento (in particolare russi) provocato da questi nuovi strumenti è stato tutt’altro che insignificante.

Nonostante l’apparente situazione di stallo, il conflitto si sta in realtà evolvendo più in fretta di quanto le forze armate occidentali siano in grado di seguire ed analizzare, figurarsi di trarne delle le lezioni. Sebbene gli armamenti tradizionali possano avere ed avranno un impatto significativo sul corso del conflitto, gli strumenti veramente efficaci che riflettono tutte le necessità e particolarità di questa guerra emergeranno soltanto man mano. In altre parole, come aveva osservato il leggendario Will Rogers nel 1929:
“Non si può dire che la civiltà non progredisca, poiché in ogni guerra uccide in una nuova maniera”.