L’incubo nucleare rimane uno dei grandi temi ricorrenti della guerra in Ucraina. Per molto tempo – e ancora oggi – sono in tanti ad avere posto l’attenzione sull’ipotesi di un attacco con testate nucleari da parte della Russia. Lo spostamento di alcune armi tattiche in Bielorussia, unito al continuo allarme rilanciato quando si notano difficoltà sul campo da parte di Mosca, ha rafforzato ulteriormente l’idea di una minaccia che preoccupa l’intera comunità internazionale. A maggior ragione ora che, secondo gli ultimi dati, sembra consolidarsi l’ipotesi dell’arrivo di migliaia di mercenari della Wagner a sud di Minsk, dunque in quello stesso Stato dove è stato progettato il dispiegamento delle armi nucleari russe. Nel frattempo però, ciò che inquieta forse ancora di più di queste manovre in Bielorussia è quanto accade sul campo ucraino intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
L’allarme di Zelensky a Sanchez
Il presidente ucraino, Voldymyr Zelensky, incontrando il premier spagnolo Pedro Sanchez a Kiev ha ribadito l’idea che da tempo circola all’interno del suo governo, e cioè che la Russia sarebbe pronta a colpire l’impianto. “Diciamo da tempo che c’è una seria minaccia. Perché la Russia è tecnicamente pronta a provocare un’esplosione locale all’impianto che potrebbe portare al rilascio di sostanze pericolose nell’aria” ha detto Zelensky. “Lo comunichiamo molto chiaramente. Noi stiamo discutendo di tutto questo con i nostri partner in modo che tutti capiscano perché la Russia lo sta facendo, e che faccia pressione politicamente sulla Federazione Russa in modo che non pensino nemmeno a una cosa del genere”, ha continuato il presidente ucraino.
La diga come precedente
Al momento, la centrale nucleare di Enerhodar è occupata dalle forze russe, che l’hanno conquistata nelle prime fasi dell’invasione confermando come l’impianto fosse uno dei principali obiettivi strategici. Proprio per questo motivo, gli osservatori più scettici sulla possibilità di un attacco russo ritengono che questa occupazione sia in realtà la garanzia che i comandi di Mosca non autorizzino alcuna distruzione, in quanto avrebbero interesse a mantenere inalterato il controllo della centrale nucleare come strumento di ricatto e di sfruttamento dell’energia per i territori occupati e non. Dall’altro lato, chi critica questa impostazione fa leva su un precedente, la diga di Nova Kakhova, che secondo Kiev è stata distrutta dagli stessi russi per fermare l’avanzata ucraina nell’area pur essendo controllata dalle truppe di Mosca. Su questa responsabilità, convergono anche intelligence Usa e occidentali, e da più parti si è ribadito che quanto accaduto alla diga sia a tutti gli effetti un crimine di guerra.

Foto: EPA/SERGEI ILNITSKY
Aiea in campo ed esercitazioni in Ucraina
Zelensky è da tempo che pone l’accento sul rischio di un attacco da parte russa contro la centrale. Proprio per questo motivo, il leader ucraino ha chiesto che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica controlli il sito nucleare non soltanto ora, ma anche in futuro in caso di riconquista da parte ucraina. “È molto importante che al momento della transizione, un momento molto pericoloso, l’Aiea intervenga e controlli che nella centrale non vengano lasciati esplosivi” ha chiesto il presidente ucraino in queste ore. E non è un caso che le autorità ucraine, come riporta Adnkronos, abbiano avviato esercitazioni in quattro regioni sulla reazione a un “attacco terrorista” alla centrale di Zaporizhzhya. Tra queste regioni vi è anche quella di Kherson, il cui governatore, Oleksandr Prokudin, ha chiesto ai cittadini il massimo riserbo social.
La versione russa
La Russia, d’altro canto, smentisce categoricamente quest’ipotesi rovesciando le accuse. A detta del governo di Mosca, sarebbe Kiev a volere colpire l’impianto accusando poi la Federazione Russa. Ed è su questa falsariga che il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov ha detto che il governo ha “presentato alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu un documento che conferma la nostra preoccupazione per i fatti che riflettono le azioni provocatorie della parte ucraina”. Anche il Cremlino, con il portavoce Dimtry Peskov, ha evidenziato questo punto rovesciando, ancora una volta, la linea ucraina riguardo la diga di Nova Kakhova e utilizzandola come precedente. Secondo Peskov, la minaccia di “provocazioni ucraine” è sempre più costante, e “il sabotaggio della centrale idroelettrica di Nova Kakhokva ha dimostrato l’effettiva portata” del rischio che sia colpita anche la centrale di Zaporizhzhia.
L’avvertimento dell’intelligence di Kiev
Il terrore su una centrale nucleare al centro dello scontro bellico rimane alto, coinvolgendo inevitabilmente l’intera comunità internazionale. L’Aiea, nella persona del direttore Mariano Grossi, ha più volte chiesto garanzie agli occupanti, e di recente è volato anche a Kaliningrad per incontrare i dirigenti dell’azienda russa che si occupa della gestione dell’impianto. Gli ultimi avvertimento dell’intelligence della Difesa ucraina rappresentano però un segnale inquietante: a detta di Kiev, il contingente russo si starebbe ritirando dalla centrale nucleare. Mentre da una decina di giorni, il governo ucraino ha attivato una task force specifica per gestire un’eventuale emergenza della centrale nucleare. La guerra di informazione sull’impianto è già iniziata.