Qualsiasi conflitto armato ha da sempre rappresentato il banco di prova per gli armamenti, la cui reale efficacia ed efficienza si è valutata in combattimento, ma rappresenta anche uno scenario in cui, qualora vi sia una lacuna di qualche tipo nei sistemi di combattimento utilizzati, si “corre ai ripari” con trasformazioni – anche artigianali – per colmarla o semplicemente per migliorare l’efficienza generale di un’arma.

L’essere umano è dotato di particolare inventiva, e anche questo conflitto ha mostrato come la necessità si trasforma in virtù: abbiamo più volte ricordato il caso dei piccoli droni che si possono facilmente reperire in commercio, modificati artigianalmente dagli ucraini per metterli in grado di sganciare piccole granate o proiettili da mortaio, e addirittura trasformati in loitering muntions (munizioni vaganti) improvvisate e a bassissimo costo semplicemente montandoci ogive di granate a razzo (Rpg – Rocket Propelled Grenade) attivate.

La modifica – anche profonda – di mezzi già esistenti risulta particolarmente interessante da analizzare, in quanto è capitato che facesse da precursore per nuove tipologie di veicoli o semplicemente per miglioramenti di quelli già esistenti ad opera dell’industria bellica.

Ricordiamo, a mero titolo esemplificativo, l’adozione di corazzature “improvvisate” sugli Apc (Armoured Personnel Carrier) tipo M-113 da parte dei soldati statunitensi e sudvietnamiti durante il lungo conflitto in Vietnam che determinò la nascita della versione Acav (Armoured Cavalry Assault Vehicle) maggiormente protetta e armata a partire dal 1966.

Anche il conflitto in Ucraina ci sta mostrando evidenze di soluzioni molto simili: già da prima del suo scoppio, sugli Mbt (Main Battle Tank) russi era stata notata la presenza di “gabbie” fissate su opportuni supporti al cielo della torretta, che si pensava potessero mettere al riparo il carro armato da quegli Atgm (Anti Tank Guided Missile) in grado di colpire dall’alto oltre che con tiro diretto. Questa soluzione, come abbiamo visto nel corso del conflitto, non è servita a granché, al punto che i russi sono arrivati a montare mattonelle Era (Explosive Reactive Armour) sulle stesse “gabbie”.

Anche dal lato ucraino si sono montate piastre aggiuntive per la protezione di veicoli – soprattutto su camion – e gabbie improvvisate anti-Rpg su Apc e Aifv (Armoured Infantry Fighting Vehicle), nonché un’ampia diffusione di Era sui carri armati. Tutte modifiche determinate dall’esperienza fatta sul campo di battaglia.

Quanto accade dal lato russo è però molto più interessante perché risulta dalle numerose evidenze fotografiche giunte che il lavoro di modifica dei mezzi pesanti sia molto più profondo, al punto da venire svolto direttamente dall’industria bellica.

Uno degli esempi migliori da questo punto di vista è la modifica di vecchi carri tipo T-62 per trasformarli in veicoli pesanti di supporto di fuoco. Sappiamo già che la Russia ha “tolto dalla naftalina” i suoi vecchi Mbt T-62 all’incirca un anno fa, e i carri si sono visti in sporadiche azioni di combattimento, utilizzati a quanto sembra dalle milizie del Donbass, ma la Russia ha ripescato dai suoi depositi, più recentemente, anche i più vetusti T-54 e T-55.

Queste tre tipologie di Mbt hanno poca speranza di sopravvivere in un conflitto contemporaneo ma sono ancora efficaci come artiglieria semovente improvvisata: risulta infatti che l’esercito russo li stia utilizzando proprio in questo senso per spazzare le trincee ucraine con proiettili He (Hight Explosive) e possiamo ipotizzare che vengano usati come batterie di artiglieria improvvisate in ripari dati da buche nel terreno e terrapieni lungo le fortificazioni che sono state predisposte lungo la linea del fronte, in particolare nel settore meridionale tra Donetsk e il fiume Dnepr.

I russi, però, come detto, hanno profondamente modificato i T-62 (alcuni di preda bellica) e hanno staccato le torrette da alcuni esemplari per utilizzarne gli scafi per almeno due nuovi tipi di veicoli corazzati: un nuovo veicolo recupero-carri e un nuovo mezzo pesante di supporto di fuoco, che si potrebbe chiamare Bmpt-62. A quanto sappiamo, sullo scafo di un T-62 è stata montata una nuova torretta con cannone da 30 millimetri proveniente dagli Aifv tipo Bmp-2, sulla falsa riga di quanto fatto in Algeria con la stessa tipologia di carri armati.

La “nicchia ecologica” di questo mezzo particolare è la stessa del più noto Bmpt-72 “Terminator”, che si è visto nel corso del conflitto: poter disporre di un mezzo pesantemente corazzato per il supporto alle operazioni dei carri armati, in particolare nel ruolo di contrasto ai reparti di fanteria e meccanizzati nemici. Il mezzo quindi si pone a metà strada tra un Bmp e un carro armato, ma a quanto pare – molto probabilmente per la scarsità di mezzi a disposizione e per tattiche di impiego inadeguate all’attività di guerriglia ucraina – non ha avuto molto successo in Ucraina.

Uno dei casi più curiosi di modifiche improvvisate viste durante il conflitto è stata fatta ancora dai russi e riguarda però un altro veicolo corazzato: nelle scorse settimane, infatti, sono stati visti Mt-Lb montanti la torretta di un cannoncino navale binato 2M-7 da 14,5 millimetri eredità dell’Unione Sovietica (originariamente installato su pattugliatori marittimi e fluviali a partire dal 1945).

Anche da parte dell’esercito ucraino lo stesso identico veicolo (soprattutto quelli catturati ai russi) ha subito modificazione interessanti come il montaggio di cannoncini Zu-23-2 antiaerei ,oppure cannoni anticarro Mt-12 da 100 millimetri, senza dimenticare il semplice fissaggio sul cielo dello scafo, con catene e funi, di mortai trainati da 82 millimetri tipo 2B9 “Vasilek”.

La necessità aguzza l’ingegno, e non è da sottovalutare la possibilità che, dopo il conflitto, qualche industria possa pensare di sfruttare il surplus di vecchi veicoli di fabbricazione sovietica per crearne di nuovi sull’esperienza fatta da quelli nati sul campo di battaglia ucraino, infondendo loro nuova vita e sicuramente dotandoli di protezioni più adeguate alle esigenze dei conflitti contemporanei, oppure fabbricando nuovi mezzi con la stessa tipologia di armamento e quindi col medesimo ruolo.

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