Quella linea rossa tra Washington e Mosca attiva già dai tempi della guerra fredda è stata mai interrotta durante il conflitto in Ucraina? Forse è questa la vera domanda di questi mesi. La risposta si è sempre mantenuta nel campo dell’ipotesi. E, in particolare, si è spesso pensato a un dialogo mai del tutto interrotto tra Stati Uniti e Russia, nemmeno sotto i colpi delle sanzioni e nemmeno quando gli scambi di accuse tra le parti a un certo punto si sono fatti molto pesanti.
Adesso invece c’è l’assoluta certezza: le linee telefoniche tra Casa Bianca e Cremlino non sono rimaste in disuso. A dirlo nelle scorse ore è stato il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan. “Parliamo con Mosca – ha detto in un incontro all’Economic Club di New York – Lo facciamo per evitare una catastrofe nucleare”.
Le parole di Sullivan
Per la verità l’intervento nella Grande Mela non è stato il primo di Sullivan sulla questione. Poco prima era uscita un’intervista esclusiva sul Wall Street Journal in cui il consigliere per la sicurezza aveva riferito, senza troppi giri di parole, di aver parlato in questi mesi con i consiglieri del Cremlino. Funzionari vicini a Vladimir Putin quindi, contattati a più riprese e con i quali si è affrontato il tema più spinoso. Quello cioè relativo alla sicurezza nucleare.
Sullivan ha quindi ribadito il concetto durante l’evento all’Economic Club: “Noi parliamo – ha sottolineato – come del resto abbiamo sempre fatto quando è stato necessario chiarire potenziali malintesi e cercare di ridurre i rischi e ridurre la possibilità di catastrofi come il potenziale uso di armi nucleari”.
Segnali di dialogo?
Il consigliere per la sicurezza ha parlato di colloqui volti unicamente a scongiurare il disastro nucleare. Del resto, se i Paesi che da soli hanno almeno l’80% degli ordigni atomici complessivi dovessero chiudere ogni linea di collegamento, allora il rischio di un incidente catastrofico per l’umanità sarebbe quasi a un passo. Si tratta di colloqui che non necessariamente però comprendono un vero e proprio dialogo. Un confronto cioè destinato a trovare accordi specifici e generali tra le due parti.
I contatti per il momento riguarderebbero solo la prevenzione del rischio di incidenti. Un elemento che già, di questi tempi, non è poco. Ma forse qualcosa si sta muovendo anche sul fronte dell’attivazione di un dialogo più profondo. Aver apertamente e pubblicamente svelato l’esistenza di costanti colloqui tra i vertici della sicurezza è già un segnale. Sullivan non ha reso noto il colloquio a distanza con i russi proprio in questo momento solo per mero caso. Da Washington si è voluto ribadire che il canale c’è e che i telefoni per chiamare in direzione dalla Casa Bianca vengono attivati anche al Cremlino.
Un segnale che si va ad aggiungere a un altro lanciato nelle scorse settimane dal presidente Usa Joe Biden. Quest’ultimo non ha escluso un incontro faccia a faccia con il suo omologo Vladimir Putin in occasione del G20 di Bali, in programma nei prossimi giorni. Tra i due non ci sono contatti ufficiali, nemmeno telefonici, da prima dello scoppio del conflitto. Il capo della Casa Bianca ha specificato che un incontro con Putin sarebbe dedicato unicamente al caso della cestista Usa Brittney Griner, imprigionata a Mosca con l’accusa di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti. Ma inevitabilmente il significato di un bilaterale andrebbe oltre questa singola vicenda.
Gli altri segnali di confronto tra Mosca e Washington
Negli ultimi mesi per la verità sono stati diversi gli elementi che hanno portato a pensare a un filo rosso sempre più diretto tra Russia e Usa. Il 5 ottobre sul New York Times è emersa la ricostruzione dei servizi segreti statunitensi circa l’attentato che in estate ha ucciso Daria Dugina, figlia del politologo russo Alexander Dugin. Washington, in particolare, ha accusato Kiev di aver avuto un ruolo diretto nella pianificazione dell’attacco. E inoltre i servizi hanno specificato di aver ritenuto questo omicidio come nocivo e poco utile ai fini della guerra. Una presa di distanze dall’operato ucraino quindi, la prima da febbraio a oggi.
Circostanza che non ha fatto venir meno il sostegno degli Usa all’Ucraina ma che, al tempo stesso, ha fatto emergere alcuni scenari interessanti. Anche su questo punto, aver reso nota la vicenda non è stato un caso.
In definitiva, si può dire che tra russi e statunitensi ci sono contatti molto avviati sulla sicurezza. Quanto questo influirà anche su un eventuale dialogo a 360 gradi sull’Ucraina e sugli equilibri post bellici è difficile dirlo. Qualcosa però, lungo l’asse Casa Bianca-Cremlino sembra muoversi.