Il futuro delle portaerei potrebbe essere messo in discussione dall’avvento dei missili ipersonici, specialmente per via degli sviluppi compiuti in questo campo da Russia e Cina. Negli Stati Uniti, infatti, sono sempre di più le anime nel Pentagono che vorrebbero ridurre i fondi per la realizzazione delle portaerei aumentando, al contempo, gli investimenti per sviluppare missili ipersonici a corto, medio e lungo raggio. L’ultimo ad avanzare questa ipotesi è stato il sottosegretario alla Difesa per la Ricerca e l’Ingegneria, Mike Griffin, parlando in una conferenza organizzata da Defense News, dove ha sottolineato la necessità per gli Stati Uniti di dotarsi di un arsenale di missili ipersonici per dissuadere la Cina (e la Russia) da ogni possibile azione aggressiva. Per giungere a una reale capacità bellica per assicurare la deterrenza anche in futuro, gli Stati Uniti dovranno aumentare gli investimenti in questo ambito. Il principale ostacolo è rappresentato dal fatto che il costo per lo sviluppo e la produzione è elevato e per arrivare a 2.000 testate ipersoniche servirebbe uno sforzo economico simile a quello della costruzione di una portaerei.
Un cambio di strategia?
Sembra impossibile che gli alti ufficiali e i funzionari della Marina decidano di abbandonare le portaerei, anche perché la politica militare statunitense dalla seconda guerra mondiale in avanti è stata incentrata principalmente sulla proiezione di potenza sui mari di tutto il mondo. Strategia completamente diversa da quella seguita dalla Russia e dalla Cina che, infatti, hanno incentrato le proprie forze specialmente sulle capacità balistiche; anche per questo motivo da tempo hanno iniziato a lavorare sui missili ipersonici anche in versione antinave, soprattutto per mettere “sotto tiro” le portaerei che costituirebbero un facile bersaglio difficilmente difendibile. Al tempo stesso ridurre gli investimenti sulle portaerei significherebbe diminuire le capacità degli Stati Uniti a intervenire in ogni parte del globo rapidamente, non solo tramite l’invio di uomini sul campo ma anche tramite l’impiego dei Boeing F/A-18E/F Super Hornet, Lockheed Martin F-35C Lightning II, Northrop Grumman E-2 Hawkeye, Boeing EA-18G Growler.
I dubbi sull’ipersonico
La possibilità di combinare la forza navale con quella aerea è il punto di forza degli Stati Uniti dalla battaglia del mar dei Coralli e da quella delle Midway in poi; per questo motivo, anche, sembra impossibile un futuro con poche o senza portaerei che vedrebbe Washington fare affidamento solamente alla deterrenza missilistica. Difficilmente, però, gli Stati Uniti prenderanno questa strada anche perché è elevato lo scetticismo nei confronti delle testate ipersoniche a lungo raggio, non ancora sufficientemente testate. Il dubbio è che la Cina nel “corsa” all’ipersonico abbia sopravvalutato le proprie capacità e l’arma potrebbe essere inaffidabile nel caso di un utilizzo reale, specialmente a causa dell’elevata velocità di rientro che rende quasi impossibile ogni correzione di rotta.
A rischio la supremazia sui mari?
Oltre alle difficoltà tecnologiche per rendere efficienti i missili ipersonici, per gli Stati Uniti ci sarebbe anche la necessità di rivedere la strategia generale della Marina, incentrata sull’utilizzo delle portaerei piuttosto che sulla missilistica (come nel caso della Russia e della Cina). È più probabile che le ipotesi dei fautori della missilistica al Pentagono, così come la proposta di Griffin sulla “necessità” di ridurre gli investimenti nella costruzione di nuovi navi, rimarranno solamente in linea teorica. Nella pratica la Marina continuerà a lottare per ottenere un aumento dei fondi da destinare alla modernizzazione e all’ampliamento della flotta, nel tentativo di portare a 355 il numero di navi e sottomarini a disposizione. Le portaerei classe Gerard R.Ford, destinate a sostituire le “vecchie” classe Nimitz, rimarranno il fulcro della politica estera e militare degli Stati Uniti, nonostante il fatto che la Cina e la Russia continueranno a lavorare sulle capacità ipersoniche.
La contrapposizione tra gli investimenti per la realizzazione delle portaerei e quelli destinati allo sviluppo dei missili ipersonici può rendere più deboli, in futuro, gli Stati Uniti, specialmente in quel che riguarda la supremazia navale. La competizione soprattutto con la Cina, infatti, passa attraverso il dominio dei mari, dove gli Stati Uniti fanno ancora da padroni (quasi) incontrastati grazie agli enormi investimenti e sforzi industriali fatti dai tempi della guerra fredda a oggi e che proseguiranno nei prossimi anni. Per evitare di scoprire il fianco alla crescente potenza navale cinese, difficilmente il Congresso approverebbe un taglio radicale dei fondi per le portaerei e più probabilmente accetterà in parte le richieste del Pentagono di investimenti per le testate ipersoniche.