Ieri, 24 marzo, è passato un mese dall’inizio del conflitto in Ucraina. Già da più di 10 giorni le operazioni terrestri russe hanno visto un generale stallo, imputabile a fattori esterni e interni. Esternamente, come abbiamo già detto, scarseggiano i rifornimenti a causa sia della complessità generale dell’enorme rete logistica, sia alla sua intrinseca debolezza, definibile ormai come strutturale. Internamente, l’avanzata ha perso inerzia proprio per la sua stessa natura: le numerosi direttrici di attacco (quattro se consideriamo doppia quella su Kiev, da nordest e nordovest) hanno disperso uomini e mezzi, conseguentemente le linee di rifornimento si sono allungate molto (meno nel settore meridionale) con tutti i problemi che ne derivano, legati anche ai fattori interni. Anche la resistenza ucraina è stata decisiva a questa situazione di stallo: abbiamo già analizzato come l’esercito ucraino non si sia sfaldato e sia stato capace di organizzare controffensive di alleggerimento anche con unità di livello brigata (5mila uomini), accompagnate da incursioni con tattiche di guerriglia basate su unità più piccole (livello compagnia/plotone) usando diversi sistemi anticarro e antiaereo spalleggiabili. Riassumendo l’esercito russo si sta riorganizzando nell’attesa che i rinforzi provenienti dai distretti militari più orientali raggiungano le diverse e distanti zone di operazione, dando modo agli ucraini di imbastire controffensive più incisive.
Dal punto di vista delle operazioni aeree si è assistito a un’altra rimodulazione dell’attività russa: l’aviazione di Mosca ha sostanzialmente cessato di eseguire operazioni con ordigni a caduta libera su quei centri maggiori (come Kiev e Kharkiv) dove l’esercito ucraino ha raccolto la maggior parte delle sue difese aeree mobili, siano esse di tipo MANPADS, sia di tipo a raggio medio e intermedio. Secondo gli ucraini sarebbero stati abbattuti 11 bersagli aerei russi (5 caccia, 1 elicottero, 4 UAV e 1 missile balistico) nella sola giornata del 23 marzo e altri 8 il 24, ma si tratta di numeri di propaganda. Allo stesso modo Mosca ha affermato di aver colpito 35 dei 36 droni Bayraktar TB2, di aver distrutto 112 aerei ucraini su un totale di 152, 75 elicotteri su 149 e di aver colpito 16 aeroporti militari mettendoli fuori uso. Anche questi numeri sono molto diversi dalla realtà, come vedremo. Del resto le sortite dell’Aviazione Ucraina sono sempre state rare: lo Stato Maggiore di Kiev ha affidato il contrasto all’attività aerea ai sistemi missilistici e di artiglieria mobili, anche con risultati efficaci almeno là dove si sono concentrate le principali operazioni aeree russe, di supporto all’offensiva terrestre. I russi hanno lanciato oltre 1200 missili tra da crociera e balistici in quattro settimane di guerra e si presume che abbiano utilizzato circa il 50% delle loro riserve di missili da crociera aviolanciati e impiegati dalle unità navali: Kalibr, KH-101, KH-555 ecc. A riprova del rapido esaurimento delle riserve missilistiche di questo tipo, la Russia ha, due giorni fa, utilizzato i missili P-800 Oniks del sistema antinave Bastion-P schierato in Crimea (i cui dettagli tecnici potete leggere qui). Che gli ucraini siano a corto di Bayraktar potrebbe però essere evidenziato da un aereo da trasporto Antonov An-124 che è stato visto atterrare ieri a Tekirdag Corlu in Turchia, Paese produttore dell’UCAV.
1 week of fires/thermal anomalies around #Kyiv indicate heavy fighting that started around 19th March. Red squares denote fires within 12 hours (23rd March). Probable Ukrainian counterattack on the supply line towards #Irpin and Hostomel airport. pic.twitter.com/iR4nTudBww
— Balkan Air Monitor (@AirBalkan) March 23, 2022
Dicevamo che gli ucraini, grazie allo stallo russo, hanno ripreso l’iniziativa. Questa è evidente nell’area di Kiev: a nordovest della capitale l’esercito ucraino sta effettuando una manovra avvolgente ai danni della 35esima Armata combinata russa (CAA – Combined Arms Army), mentre un contrattacco in forze è in corso lungo la strada per Sumy. Si tratta di una serie di spinte lanciate in momenti e luoghi diversi, attraverso e in profondità dietro la prima linea russa, con l’obiettivo di disturbare le retrovie e distruggere o impossessarsi dei rifornimenti. Gli attacchi però non appaiono coordinati pertanto sono destinati a esaurirsi. È però un metodo efficace per costringere i russi a retrocedere al di fuori del raggio di 25 chilometri dalla capitale, mettendo così il centro di Kiev fuori della portata della loro artiglieria.
A est di Kiev, gli ucraini hanno costretto la 90esima corazzata e altre forze russe a ritirarsi da Brovary a Bohdanivka, e la seconda divisione di fanteria meccanizzata della Guardia a ritirarsi dall’autostrada M3 verso Nova Basan e Novi Bykiv. Se gli ucraini dovessero riuscire a mantenere le posizioni, soprattutto a est della capitale, significherebbe la fine dell’accerchiamento e quindi il fallimento definitivo del tentativo russo di arrivare alla resa dell’Ucraina.
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Nell’area di Chernihiv risulta che i russi siano stiano cercando di accerchiare la città, con le VKS (Vozdushno Kosmicheskie Sily) che supportano l’avanzata lungo il lato occidentale e meridionale della città. L’esercito russo, però, non sembra puntare verso la capitale ma sta solo mantenendo Chernihiv sotto pressione con bombardamenti aerei e di artiglieria. Nei dintorni di Sumy gli ucraini sono ormai presi un un conflitto di attrito da almeno 4 giorni coi russi che usano la loro potenza di fuoco per logorare le forze avversarie: una battaglia che l’esercito ucraino non potrà mai vincere per mancanza di risorse.
Anche a Kharkiv la situazione non è cambiata molto e ricorda quanto visto a Sumy, ma, come dicevamo, qui le forze ucraine possono contare su un dispositivo antiaereo più efficace, pertanto le VKS si vedono poco e prevalentemente nottetempo.
Nell’area di Luhansk i russi continuarono a bombardare Rubizhne, Severodonetsk e Popasna con l’artiglieria, ma senza avanzare lungo tutta la linea, riproponendo anche nel settore orientale quanto visto altrove. Tuttavia, l’Ottava CAA e i separatisti hanno perforato difese ucraine e sono entrati a Verkhnotoretske, a nord di Donetsk, il 23 marzo.
#Ukraine: After UA attacks in #Mykolaiv Oblast, Russian Forces lost more vehicles; 4x MT-LBVMK and a supply truck. pic.twitter.com/lLynhKWwFO
— 🇺🇦 Ukraine Weapons Tracker (@UAWeapons) March 21, 2022
Il fronte meridionale risulta più attivo. Mariupol ormai è una città fantasma con l’80% degli edifici gravemente danneggiato. Nonostante la strenua resistenza degli ucraini, ormai le formazioni russe, che vedono anche presente la 810ma brigata di fanteria navale, i ceceni e la Rosgvardia sta avendo ragione dei difensori che sono stati costretti a ritirarsi nell’area a nord del porto e in quella del centro cittadino.
Più a ovest i russi segnano il passo nei dintorni di Kherson dove la 49esima CAA si sta trincerando lungo gli accessi occidentali alla città. Nell’area di Mykolaiv, invece, la manovra di aggiramento russa è per il momento cessata, anzi, i russi stanno perdendo posizioni a nordest della città grazie a contrattacchi ucraini più articolati che utilizzano anche MLRS (Multiple Launcher Rocket System).
Nella giornata di giovedì, il porto di Berdyansk sul Mare d’Azov, nell’oblast di Kherson, è stato oggetto di un attacco ucraino che ha affondato una nave classe Alligator e danneggiato, molto probabilmente, due da assalto anfibio classe Ropucha. Sembra che si stato usato un SRBM (Short Range Ballistic Missile) tipo Tochka-U.
Le perdite complessive di mezzi russi, a oggi, ammontano a 1847 veicoli di cui distrutti 910, danneggiati 35, abbandonati 228, catturati 674. Di questi 289 sono MBT (distrutti 122, danneggiati 4, abbandonati 41, catturati 122), 492 sono AFV e IFV e 587 veicoli da trasporto. L’Ucraina ha perso 540 veicoli di cui distrutti 206, danneggiati 16, abbandonati 37 e catturati 281. Di questi 77 sono MBT (distrutti 26, abbandonati 9, catturati 40), 119 sono AFV e IFV e 180 sono veicoli da trasporto. Piccola notazione sulle perdite umane: va considerato che un MBT ha tre uomini di equipaggio, e in caso di distruzione difficilmente possono esserci sopravvissuti, pertanto anche facendo i conti con le perdite ammesse dai russi – o dagli ucraini – risulta evidente che il numero dei caduti sia volutamente ed esageratamente diminuito.