Storie di letto, di amanti, di relazioni e di spionaggio: il Medio Oriente non è certo nuovo, nel bel mezzo degli intrecci geopolitici che infiammano da sempre la regione, anche a questo particolare tipo di diplomazia fatta all’interno delle camere d’albergo e non attorno ai tavoli dei negoziati; allo stesso modo, non è affatto elemento nuovo quello di servizi segreti che usano delle spie di sesso femminile per cercare di strappare al nemico quante più informazioni possibili, di quelle estraibili molto più facilmente nell’intimità di un letto piuttosto che con l’ausilio di cimici e microcamere. Chissà se nel riportare le indiscrezioni su Tzipi Livni, ex ministro degli Esteri israeliano ed ex spia del Mossad, il giornalista della tv irachena ha pensato alle storie dell’inglese Gertrude Bell, donna non molto avvenente fisicamente ma dotata di un grande carisma e di una notevole astuzia; vicina a Churchill, la Bell ha girato il mondo arabo come archeologa ma, in realtà, è stata anche una spia inglese entrata poi a Baghdad nelle grazie di Re Faysal tanto da essere considerata, grazie a questo particolare rapporto, tra le artefici della nascita dell’odierno stato iracheno.
La tv irachena: “La Livni a letto con i principali dirigenti palestinesi”
Il giornalista in questione è Mohamed Al Tamimi ed è tra i più seguiti in Iraq; nel corso di un programma di approfondimento, ha mandato in onda un servizio con protagonista Tzipi Livni, ex braccio destro di Sharon e prima donna israeliana a ricoprire l’incarico di vice primo ministro negli anni del governo Olmert. Il servizio del giornalista iracheno mira ad evidenziare come alcuni degli uomini più potenti dell’Autorità Nazionale Palestinese, negli anni 80, siano stati ricattati dalla Livni: “Andava a letto con loro – viene spiegato nel servizio – Con il preciso scopo di ottenere informazioni e di ricattarli, in quanto aveva piazzato telecamere all’interno delle stanze”; nel filmato si fanno anche due nomi eccellenti: sono quelli di Saeb Erekat, capo negoziatore di lunga data dell’ANP, e di Yasser Abed Rabbo, segretario dell’Olp. Al Tamimi non appare particolarmente “tenero”, per usare un eufemismo, nei confronti della Livni: “Quella che abbiamo appena visto è una prostituta israeliana, è in questo modo che lei ha contribuito ad affondare la Palestina”.
Chi è Tzipi Livni
La popolarità della donna in Israele, ma anche a livello internazionale, è salita alla ribalta nell’estate del 2005: in quei caldi mesi, contrassegnati dagli attentati alla metropolitana di Londra ed a Sharm El Sheikh, il governo di Tel Aviv guidato da Ariel Sharon procedeva allo smantellamento delle colonie ebraiche nella Striscia di Gaza; la Livni, che di quell’esecutivo era a capo del Dicastero della Giustizia, è stata tra le prime a caldeggiare l’idea di scissione dal Likud (contrario all’azione compiuta a Gaza) a favore della fondazione di un partito centrista assieme all’ala moderata dei Laburisti. In tal modo, l’esperienza di governo di Sharon è potuta andare avanti, con il supporto della nuova formazione denominata “Kadima” (Avanti in ebraico), di cui la Livni è subito diventata uno dei volti maggiormente famosi. Di origine polacca, a contribuire alla sua popolarità è stata anche la capigliatura bionda: da un lato, certamente il suo volto si è prestato ad una presentazione molto diversa rispetto agli standard classici della leadership israeliana, dall’altro proprio quei capelli biondi le hanno permesso un accostamento con Yulia Timoshenko, che in quei mesi la stampa occidentale per qualche motivo aveva eletto come ‘paladina della democrazia’ durante la prima ondata di proteste in Ucraina.
La malattia di Sharon, sopraggiunta nel dicembre 2005, ha consegnato il governo ad Olmert ed in quell’esecutivo la Livni è diventata vice primo ministro e soprattutto Ministro degli Esteri; nel 2008, dopo l’indebolimento della popolarità di Olmert a seguito degli strascichi della sanguinosa operazione in Libano del 2006 e di accuse di corruzione, è proprio la Livni ad essere destinata a guidare il nuovo esecutivo. Pur tuttavia, i tentativi di trovare accordi con i Laburisti e con altri partiti minori vanno a vuoto, allo stesso modo di come sono poi falliti l’anno successivo dopo le elezioni anticipate; da quel momento, a parte un intermezzo come Ministro della Giustizia tra il 2013 ed il 2014, si sono aperte per lei solo le porte dell’opposizione ai governi Netanyahu. Attualmente la Livni è uno dei cinque deputati alla Knesset del partito HaTnuah, nato nel 2012 dalla scissione di Kadima.
Una storia uscita nel 2012 ma sempre smentita
A riproporre sul proprio canale Twitter il servizio video di Mohamed Al Tamimi, risalente al novembre 2017, è stato l’istituto di ricerca MEMRI il quale ha sede a Washington; nella didascalia del post, i responsabili dell’istituto hanno espressamente bollato il servizio come ‘fake news’: “Esempio di fallimento dei media arabi”, viene scritto a margine del video postato sul popolare social network. In effetti, la storia secondo cui Tzipi Livni, come spia del Mossad, ha avuto tra i suoi incarichi anche quello di sedurre leader arabi con lo scopo di prendere informazioni, non è affatto nuova ed al pari di come non sono nuove le smentite; tutto è nato da un articolo del 2012 del quotidiano egiziano Al-Masri Al-Youm, secondo cui la Livni avrebbe ammesso di aver fatto sesso con leader arabi per dare al proprio paese vantaggi politici. La fonte utilizzata dal giornale con sede al Cairo, è stata un’intervista che la stessa Livni ha rilasciato al The Times il 15 febbraio 2009; in effetti, il giornalista del quotidiano inglese inviato a Tel Aviv, Uzi Mahnaimi, ha pubblicato quel giorno un’intervista all’ex ministro degli Esteri israeliano, ma non c’è traccia di ammissioni sui rapporti con leader palestinesi.
In quell’articolo, il cronista ha toccato più punti circa il lavoro della Livni al Mossad operato negli anni 80, l’allora aspirante premier ha anche parlato della solitudine provata nel vivere a Londra da agente israeliana e, alla domanda se qualcuno dall’agenzia di spionaggio di Tel Aviv le avesse chiesto di sedurre qualche rivale, la Livni ha seccamente escluso tale ipotesi: “Nessuno me l’ha mai chiesto – ha dichiarato in quell’intervista – Se qualcuno però me l’avesse proposto, non so come avrei reagito”. Già nel 2012 sia i portavoce della Livni che il Times of Israel avevano smentito la ricostruzione data dal quotidiano egiziano, adesso è l’istituto MEMRI a bollare come falso il servizio andato in onda sulla tv irachena; in tanti a Tel Aviv hanno sempre parlato della Livni come di un’avvenente ragazza negli anni 80, il suo lavoro di spia del Mossad non ha certamente mancato di far accreditare voci sull’uso della sua capacità seduttiva per fini politici, ma per adesso nessuna ipotesi del genere ha trovato conferma.
Del resto comunque, in Israele la discussione su cosa sia lecito o moralmente accettabile pur di difendere lo Stato ebraico è vecchia quanto la fondazione del paese; Ari Shfat ad esempio, non a caso citato dal quotidiano egiziano nel 2012, è diventato tra i Rabbini più famosi in quanto ha considerato la prostituzione finalizzata allo spionaggio ‘non peccaminosa’, invitando chi l’ha praticata o chi deve praticarla a non considerarsi peccatrice. Sul perché in Iraq sia stata ripresa in queste settimane la notizia riguardante Tzipi Livni, non è dato sapere: la donna, specie dopo il suo ok all’operazione ‘Piombo Fuso’ che nel 2009 ha devastato la Striscia di Gaza ed ha provocato centinaia di vittime tra i palestinesi, non è certo ben vista dai Paesi e dai media arabi; ma da Tel Aviv, c’è chi inizia a parlare di un ‘rilancio’ della fake news spinto anche per indebolire ulteriormente la stessa Livni, attualmente all’opposizione rispetto a Netanyahu.