Guerra /

La notizia è passata totalmente sottotraccia sui media occidentali ma è di quelle che dovrebbero far sobbalzare sulla sedia: un sottufficiale della Marina Usa è stato arrestato con l’accusa di spionaggio in favore della Russia.

A riferirlo originariamente è stato un quotidiano locale statunitense, il Virginian-Pilot Daily di Norfolk, sede della più importante base navale americana. Lo scorso 16 luglio il giornale pubblicava la notizia che il sottufficiale capo Charles T. Briggs è stato arrestato con l’accusa di aver trasmesso informazioni segrete a un cittadino russo la cui identità non è stata resa nota.

A carico di Briggs c’è tutta una serie di reati – anche alcuni a sfondo pedopornografico – tra cui spiccano la distribuzione non autorizzata di informazioni classificate ottenute da un computer governativo, ostacolo alla giustizia, trasmissione di informazioni riservate sulla Difesa, e dichiarazioni false.

Il sottufficiale, che sembra essere un tecnico informatico, lavorava presso il Naval Medical Center di Portsmouth (Virginia) ma soprattutto è stato anche di stanza presso la base aerea di Offutt (Nebraska), che come sappiamo è il centro operativo principale dei velivoli da spionaggio elettronico e dei segnali statunitensi, ovvero gli RC-135 che si vedono quasi a cadenza quotidiana nei cieli che circondano la Cina o la Russia.

Secondo i documenti di accusa, Briggs ha utilizzato un computer governativo per ottenere informazioni segrete intorno al 9 gennaio 2019, cioè proprio quando risulta la sua presenza nella base degli aerei spia di Offutt, e le autorità hanno motivo di ritenere che le informazioni prelevate dal sottufficiale potrebbero essere utilizzate per “recare danno gli Stati Uniti”.

Secondo gli inquirenti, Briggs ha avuto accesso a informazioni riservate sulla Difesa nazionale in più occasioni in un periodo che va da ottobre 2018 a gennaio 2019 e avrebbe avuto contatti con una persona di nazionalità russa la cui identità non è stata ancora rivelata.

Il mistero però si infittisce, in quanto nel rapporto viene citato anche un presunto cittadino italiano, anch’esso per il momento ignoto, che sarebbe stato contattato da parte del sottufficiale americano senza aver messo al corrente i suoi superiori – così come avvenuto per il russo – facendo così nascere l’accusa di dichiarazioni false.

Il marinaio, oltre a questo, avrebbe mentito anche in occasione di una vacanza passata in Serbia dal 26 novembre al 7 dicembre 2018, un periodo un po’ strano per godersi i Balcani, notoriamente non a clima mite durante quella parte dell’anno: Briggs infatti ha sempre sostenuto di essere rimasto in Nebraska, ma le prove a riguardo lo smentiscono.

I militari devono infatti comunicare i propri spostamenti, in particolare coloro i quali vengono impiegati in mansioni “delicate” devono compilare anche una lista delle persone con le quali sono entrate in contatto: questioni di sicurezza nazionale.

Sembra quindi che ci siano prove che, durante il suo servizio a Offutt, abbia avuto accesso a documenti riservati che ha passato a un non ancora noto personaggio di nazionalità russa; un personaggio che sembra sia rimasto in contatto con lui per quasi due anni: dal maggio del 2017 a gennaio del 2019. Ricostruendo i fatti, risulta che il sottufficiale si sia accorto delle indagini a suo carico in quel periodo e che tra il 25 gennaio e il 5 febbraio del 2019 abbia avvisato la sua controparte russa, che ha chiuso i contatti. Per questo Briggs è anche accusato di ostacolo alla giustizia.

Il sottufficiale è al momento in stato di arresto e l’udienza preliminare davanti alla Corte Marziale potrebbe esserci già il prossimo 22 luglio: una tempistica rapida che alimenta più di un sospetto.

Non sfugge infatti la scarsità di dettagli in merito al ruolo di Briggs nell’Us Navy e alle mansioni che aveva ad Offutt, che non è affatto una base aerea dell’Usaf come qualsiasi altra come abbiamo visto. La giustizia militare sembra muoversi pertanto molto celermente per cercare di nascondere il fatto quanto più possibile, forse perché è qualcosa di più che una semplice fonte di imbarazzo: cosa ha passato, infatti, Briggs al suo contatto russo? Forse non lo sapremo mai, ma diventa interessante guardare, nei prossimi mesi (e anche anni) a cosa succede nei cieli di confine della Russia per capire a che livello è arrivata l’attività di spionaggio.

È anche curioso notare, ma si tratta forse di una mera coincidenza, che l’arresto del sottufficiale dell’Us Navy arriva a nemmeno dieci giorni da un altro importante arresto, sempre per spionaggio, ma avvenuto in Russia: il 7 luglio il consigliere della presidenza di Roscosmos, Ivan Safronov, è stato arrestato con l’accusa di alto tradimento e spionaggio in favore di un generico “Paese della Nato”.

Non sarebbe la prima volta nella storia che a seguito di un arresto di una spia, ne venga arrestata un’altra che si stava seguendo da anni, magari con l’intento di smantellare una rete più vasta, e non ci stupiremmo se anche questa volte si fosse ripresentata la stessa dinamica. Del resto un denominatore comune nelle due vicende c’è: l’alta tecnologia a cui avevano accesso entrambi i personaggi coinvolti; una tecnologia coperta dai più alti livelli di segretezza che per questo fa gola a entrambi i Paesi che in questo momento sono più o meno esplicitamente su barricate opposte.

Per il momento questo è tutto quello che sappiamo sull’attività di Briggs: il Dipartimento della Difesa Usa si è trincerato dietro un secco no comment, ed il risalto mediatico, come detto in apertura, è minimo. Vedremo quindi in sede processuale se emergeranno ulteriori elementi, tra cui i nomi dei contatti di Briggs e in particolare quello italiano, vera e propria sorpresa in questa storia di spionaggio.





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