Il gas Novichok è diventato noto per l’affaire Skripal. Ma la sua importanza ha un’origine lontana e adesso, il quotidiano israeliano Ynetnwesracconta una storia in cui sono coinvolti i russi, siriani e il Mossad. Uno dei capi del programma di armi chimiche nell’Unione sovietica e che era considerato il capo del progetto Novichok è stato per molti anni nel mirino dell’intelligence israeliana.
La Russia aveva già iniziato a sviluppare armi chimiche alla fine della seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni ’70, gli scienziati sovietici iniziarono a creare agenti nervini più letali, tra cui il Novichok, la cui produzione fu supervisionata dal generale Anatoly Kuntsevich, un esperto di fisica e sostanze chimiche organiche considerato uno dei maggiori esperti del settore.
Secondo la ricostruzione di Ronen Bergman per il quotidiano israeliano, a metà degli anni ’80, sotto Mikhail Gorbaciov, l’Unione sovietica dichiarò che avrebbe firmato la Convenzione sulle armi chimiche. Nel 1987 il governo sovietico annunciò che avrebbe fermato la produzione e nel 1989 il ministro degli Esteri, Eduard Shevardnadze, disse che l’Urss avrebbe “completamente” abbandonato la produzione di armi chimiche.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e sotto il mandato del presidente Boris Eltsin, gli Stati Uniti chiesero di essere coinvolti nel programma di disarmo dell’arsenale con le armi di distruzione di massa appartenuto a Mosca, in particolare per le armi chimiche. Il presidente russo, indebolito da una crisi economica fortissima dovuta al collasso del sistema comunista, nominò il generale Kuntsevich come suo legame con l’Occidente. Tuttavia, la Russia, almeno apparentemente, mise a disposizione solo una parte del suo arsenale di armi chimiche e molti servizi occidentali lo sapevano.
Negli anni Novanta, cominciarono ad arrivare in Israele informazioni preoccupanti che indicavano che la Russia stesse conducendo esperimenti per lo sviluppo di armi chimiche più avanzate dei gas nervini che avevano una volta. Secondo le informazioni ottenute dal Mossad, si credeva che Kuntsevich svolgesse una sua attività del tutto a titolo personale con i siriani. Un modo per curare i suoi interessi più che un’operazione del Cremlino.
Nel luglio del 1995, sfruttando la copertura di un viaggio di Stato sfruttando gli ottimi rapporti fra Mosca e Damasco, il generale russo iniziò a stabilire connessioni personali con i vertici militari siriani. I servizi segreti israeliani ritenevano, a quel tempo, che il russo avesse ricevuto enormi somme di denaro in cambio di fornire il know-how e la tecnologia necessaria per produrre i gas del programma Novichok.
Il primo ministro israeliano, Ehud Barak, cercò di mettere in guardia Mosca in merito agli schemi clandestini del loro generale, ma senza grandi risultati. Si credeva che Eltsin non potesse o non volesse intervenire. Come ricorda l’autore, “nel libro ‘The Volunteer’, pubblicato in Canada da Michael Ross, ex agente del Mossad, l’autore testimonia che aveva più volte contattato alti funzionari del Cremlino e dicendo loro che, secondo le informazioni in suo possesso, le armi chimiche venivano vendute da Kuntsevich ai siriani. L’intenzione era quella di spaventare Mosca poiché le informazioni sarebbero state presto rese pubbliche. Ma anche questo sforzo non aveva prodotto alcun risultato.
Israele era furioso. Il 29 aprile 2002, in circostanze che restano ancora sconosciute, Kuntsevich morì durante un volo da Aleppo a Mosca. I siriani sono convinti che l’intelligence israeliana sia riuscita a raggiungere e avvelenare il generale.
Secondo varie fonti, durante la sua ultima visita in Siria, Kuntsevich portò con sé i progetti per lo sviluppo del Novichok. La sua morte era particolarmente importante per Tel Aviv.