Si fanno sempre più insistenti le voci di una nuova offensiva dei ribelli a sud della Siria appoggiati dalla coalizione internazionale a guida Usa. Un duro colpo la strategia di Damasco che adesso si troverebbe non solo a dover sconfiggere gli jihadisti asserragliati nella Ghouta orientale, ma anche a contenere i turchi a nord e una nuova offensiva a sud, vicino Dar’a.
Durante il fine settimana Midlle East Monitor e il Jerusalem Post avevano dato per primi la notizia dell’offensiva. Lo scopo, a detta del quotidiano israeliano, sarebbe quella di alleviare la pressione dell’esercito siriano sulla sacca ribella di Ghouta, che Damasco ha da poco diviso in tre parti e che spera di conquistare nell’arco di pochi giorni.
“Secondo informazioni ottenute da fonti attendibili nei pressi del confine fra Siria e Giordania, gli Stati Uniti hanno aumentato la loro presenza militare nel sud della Siria nelle ultime settimane”, ha riferito l’agenzia turca Anadolu negli ultimi giorni . La coalizione ha negato che ci siano stati recenti movimenti di un numero significativo di truppe nella località di al-Tanf.
Tuttavia, le notizie che arrivano dalle agenzie locali smentiscono quanto sostenuto dal Pentagono. Secondo alcuni sarebbero già 200 i soldati americani arrivati in rinforzo delle truppe Usa presenti nella base. Come affermato dal giornale turco Yeni Akit, gli Stati Uniti avrebbero dispiegato già 600 soldati nella base della coalizione internazionale ad Al-Tanf in Siria. E il contingente militare di rinforzo, composto da soldati delle forze speciali, sarebbe arrivato alla base con un convoglio di veicoli corazzati.
Ma quello che è interessante ricordare, è che due gruppi ribelli siriani sono stati addestrati nella base americana in questione, che è stata creata (in teoria) solo per sostenere le operazioni anti-Isis tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. Insomma, l’arrivo delle forze speciali americane sembra essere perfettamente in linea con le notizie chedal sud della Siria. Per Middle East Monitor, “i preparativi hanno coinciso con l’arrivo di circa 200 ufficiali e soldati statunitensi nella base di Al-Tanf, vicino al confine con la Giordania e l’Iraq, compresa una sala operativa congiunta per le fazioni del Free syrian army e le truppe americane. E sarebbe arrivato anche un certo numero di ufficiali britannici al confine fra Giordania e Siria”
Ma una delle conferme più importanti in tal senso arriva dalle fonti militari di Debkafile, sito legato all’intelligence israeliana, che riferiscono che Jaysh al-Islam e l’esercito libero siriano (Fsa per la sua sigla in inglese), appoggiati dagli Stati Uniti, “stanno raggruppando truppe vicino alla città siriana meridionale di Dara’a, al confine con la Giordania. Si stanno preparando per un’offensiva contro il governo siriano e le milizie sciite filo-iraniane che detengono la città. Il prossimo obiettivo è tagliare l’autostrada Dara’a-Damasco e aprire un secondo fronte per costringere l’esercito di Assad e i suoi alleati a distaccare la forza militare dalla battaglia della Ghouta orientale”.
Una manovra a tenaglia dunque, con cui si vuole cercare di distogliere le forze dell’esercito siriano dall’offensiva che vuole risolvere la resistenza nei sobborghi orientali della capitale. Non è un caso, dunque, che nelle ultime settimane le forze armate siriane e alleate abbiano intensificato l’offensiva nella Ghouta. Probabilmente c’è l’idea che qualcosa possa cambiare i piani.
Secondo alcune fonti del Jerusalem Post, Damasco ha già inviato rinforzi a Dara’a, mentre alcuni account social legati ai ribelli dicevano che il governo si stesse preparando per nuovi scontri nel sud, in particolare intorno alla città di Izra, che sorge proprio su una delle arterie stradali che collegano Dara’a alla capitale.
L’unica speranza, adesso, è riposta in quell’accordo di cessate il fuoco che per ora rimane funzionante nella maggior parte della Siria meridionale. La de-escalation zone finora ha funzionato, ma Israele ritiene che le forze iraniane e alleate dell’Iran siano troppo vicine al Golan e al confine. Putin ha rassicurato Netanyahu, ma potrebbe non bastare. Una nuova offensiva da sud potrebbe andare a colpire, come un effetto-domino, tutta la fragile impalcatura della tregua del sud.