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Secondo quanto riporta il media siriano al-Masdar News la Russia sarebbe in trattativa col governo siriano per avere una nuova base aerea presso l’aeroporto di Qamishli, situato nel nord-est del Paese a circa 500 chilometri da Hmeimim, già sede del contingente russo che opera in Siria sin dal 2015.

La notizia è stata data dal sito russo Avia.pro citando fonti del Centro Siriano per il Monitoraggio dei Diritti Umani, pertanto c’è molta incertezza sulla sua attendibilità: Mosca, da parte sua, non ha smentito né negato quanto trapelato nelle ultime ore. Se fosse confermato i sospetti che aleggiano in merito all’espansione della presenza russa in Siria già dal 2016 troverebbero conferma.

A gennaio di quell’anno, infatti, il ministero della Difesa russo smentì le prime indiscrezioni che riferivano della volontà di Mosca di stabilire una seconda base aerea in Siria proprio a Qamishli, che si trova non molto lontano dal confine con la Turchia. L’aeroporto sarebbe infatti stato visionato da tecnici militari per stabilire se ci fosse la possibilità o meno di installare una base aerea per le operazioni della Vks, l’aeronautica militare russa.

Una nuova base “in affitto”

Come per le altre installazioni russe in territorio siriano l’aeroporto di Qamishli verrebbe affittato dalla Russia. In particolare l’accordo per questa struttura prevederebbe un periodo di leasing di 49 anni.

Il precedente storico di questo tipo di accordi è dato dalla base navale di Tartus, non lontano da Latakia, il cui utilizzo è stato concesso a Mosca sin dai tempi dell’Unione Sovietica. Nel gennaio 2017 Russia e Siria hanno perfezionato un accordo per estendere il controllo russo sulla base per altri 49 anni e dare alla Russia sovranità sul territorio della base. Questo permetterà a Mosca di avviare lavori di miglioramento e implementazione della base navale in modo che possa ospitare anche le unità navali maggiori in linea con la Voenno-morskoj Flot.

Nello stesso anno, ma a dicembre, la Russia ha “blindato” la sua presenza nella base aerea di Hmeimim annunciando di aver stabilito un “gruppo permanente” sul suolo siriano. L’accordo è successivo a quello contratto con Damasco risalente agli albori dell’intervento militare di Mosca: il 26 agosto del 2015 Russia e Siria firmarono un trattato, divenuto immediatamente effettivo, che stipulava i termini e le condizioni dell’utilizzo della base di Hmeimim da parte russa, senza limiti di tempo o condizioni economiche di sorta.

Perché Qamishli?

Non è chiaro perché la Russia abbia scelto – se fosse confermato – l’aeroporto di Qamishli che si trova a pochissima distanza dal confine Turco e a poche decine di chilometri da quello iracheno. Possiamo però provare a fare alcune considerazioni di carattere strategico visto il cambiamento della postura americana nell’area.

Una base aerea a così poca distanza da due Paesi formalmente alleati degli Stati Uniti permetterebbe di istallare una nuova bolla A2/AD (Anti Access / Area Denial) avanzata rispetto a quella già esistente a Hmeimim/Latakia. Grazie ai sistemi di difesa aerea di nuova generazione come gli S-400, in grado di sorvegliare il territorio in un raggio di 500/600 chilometri con il suo radar di lunga portata, offrirebbe una posizione avanzata di controllo ed eventualmente di contrasto all’attività aerea e missilistica avversaria andando a scrutare molto in profondità in territorio “nemico”. Basta guardare una carta topografica per capire quanto possa essere destabilizzante rispetto alla “bolla” A2/AD di Hmeimim.

Non dimentichiamo poi che nella dottrina russa A2/AD sono previsti sistemi anche prettamente offensivi, come i Bastion antinave e soprattutto come i sistemi missilistici a corto raggio Iskander, che potrebbero anche essere dotati del missile da crociera 9M729, ritenuto dagli Stati Uniti violare il defunto Trattato Inf sulle forze missilistiche nucleari a raggio medio e intermedio.

Se questi sistemi venissero dispiegati a Qamishli, oltre agli S-300, 400 e altri per la difesa di punto come il Tor o il Pantsir, la base diventerebbe una vera spina nel fianco per gli Stati Uniti ed i suoi alleati mettendo a rischio le installazioni militari americane in Iraq.

Qamishli inoltre, come già accennato, estenderebbe notevolmente l’ombrello difensivo russo contro la minaccia missilistica americana: gli Stati Uniti hanno (o avranno) la possibilità di utilizzare le basi che hanno in Arabia Saudita, Eau, Giordania, Iraq e in altri Paesi della regione del Golfo per lanciare un attacco missilistico con sistemi mobili a raggio intermedio, che sono attualmente in sviluppo da parte di Washington ora che è decaduto il Trattato Inf che ne proibiva il possesso.

Cosa c’è di vero?

Non abbiamo modo di dare conferme, in quanto al di là dei lanci di agenzia le cancellerie di Mosca e Damasco tacciono. Però possiamo provare a mettere insieme le tessere del puzzle per cercare di stabilire cosa ci sia di reale. Sicuramente la base di Qamishli è al centro degli interessi della Russia per tutti i motivi che abbiamo analizzato sin qui: sarebbe una posizione avanzata, anzi avanzatissima, per controllare ed eventualmente colpire l’avversario in caso di crisi.

La presenza di tecnici militari russi, sebbene smentita da Mosca, possiamo darla per certa in considerazione della particolare attenzione che la Russia sta riservando alla città e a tutta l’area in questione: nei giorni scorsi una delegazione militare russa si è incontrata con rappresentanti delle Sdf (Syrian Democratic Forces), un’alleanza di milizie curde, arabe e assiro-siriache costituitasi formalmente nell’ottobre 2015, per stabilire dei pattugliamenti congiunti anche con le forze di Damasco del confine turco-siriano.

Tali circostanze lasciano intendere che Mosca stia cercando di “preparare il terreno” per l’arrivo del proprio contingente militare che si sistemerà nella base di Qamishli.





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