Cinque anni di guerra in Siria, ed il bilancio sul piano umanitario è inquietante: tra 250 mila e 400 mila i morti, 6,6 milioni gli sfollati interni e 4,7 milioni i profughi riversatisi nei Paesi confinanti e in Europa, su una popolazione che secondo le stime più recenti, quelle del 2012, si attestava su 21 milioni di cittadini. Sono i numeri forniti dalla Onlus Save the Children, che in un rapporto pubblicato mercoledì ha denunciato le condizioni di vita disumane in cui sono costrette a vivere le prime vittime di questo conflitto: i bambini. Infanzia sotto assedio, si intitola infatti il rapporto pubblicato dall’organizzazione, che racconta la tragedia dei 250 mila bambini che si trovano a vivere nelle zone contese tra truppe del governo, ribelli e Isis. Bimbi che sono considerati ormai come una “generazione perduta”, tra fame, povertà, malattie e le insidie e i pericoli della guerra.

Tra povertà, droga, abusi sessuali e bambini-soldato

Sotto le bombe, infatti, anche le cose più semplici diventano impossibili. Se prima il 99% dei bambini siriani era iscritto a scuola, ora circa 2,8 milioni di bimbi non frequentano più gli istituti scolastici. Una scuola su quattro, infatti, è stata attaccata, per un totale di circa 4 mila istituti, e un insegnante su cinque è stato ucciso. Chi riesce ancora a frequentare le lezioni è costretto, dal variare delle condizioni di sicurezza, a lunghi periodi di assenza. Così molti bambini siriani sono costretti a crescere più in fretta degli altri: chi ha perso i genitori a causa della guerra, ad esempio, spesso si trova costretto, nel migliore dei casi, ad andare a lavorare, e a rovistare nelle strade ed elemosinare cibo, nel peggiore. Tra gli orfani e tra i minori di 14 anni in generale, secondo il rapporto di Save the Children, che cita fonti locali, si sta diffondendo il consumo di droga. Sarebbero inoltre in aumento tra i piccoli, e soprattutto tra gli orfani, episodi di matrimoni precoci e di abusi sessuali sugli adolescenti. Spinti dalla fame o dalla povertà, molti bambini, inoltre, accettano di arruolarsi per uno stipendio che va dai 50 ai 150 dollari al mese e per un pasto al giorno garantito. I gruppi armati che combattono in Siria, approfittando delle condizioni disperate di questi bambini, iniziano a reclutarli già dall’età di 12 anni, e non sono rari, secondo le fonti citate dal rapporto, casi di bambini di soli otto anni costretti ad imbracciare un fucile.

Malattie, fame e malnutrizione colpiscono quasi un bambino su due

Nelle zone assediate mancano acqua ed elettricità per lunghi periodi e così, evidenzia il rapporto, sono frequenti, tra i bambini e la popolazione adulta in generale costretti a bere acqua inquinata, patologie dell’apparato digerente e malattie della pelle. Molti bimbi sono morti a causa della rabbia e molti altri “soffrono di infezioni e infiammazioni respiratorie causate dal fumo delle esplosioni”, come racconta a Save the Children un medico che lavora a Goutha, nella periferia di Damasco controllata dai ribelli. Gli ospedali, spesso, “sono sotto bersaglio”, prosegue il rapporto e di medici non ce ne sono abbastanza. Spesso ad operare sono ex dentisti, ex veterinari e volontari, che svolgono gli interventi chirurgici con strumenti di fortuna, alla luce delle candele e usando cateteri al posto delle flebo. Chi necessita di cure specifiche e urgenti come i diabetici e i dializzati, continua il rapporto, spesso non ricevono i permessi per essere trasferiti in zone attrezzate per ricevere i trattamenti. Infezioni e malnutrizione sono la causa principale delle morti neonatali e molte sono le mamme che hanno difficoltà ad allattare i propri bambini perché non possono mangiare a sufficienza. Nel campo profughi di Yarmouk, nei pressi di Damasco, racconta Save the Children, già a metà del 2015 il 40% dei bambini era malnutrito. “Le persone sopravvivono con una cucchiaiata di miele al giorno” e a “Deir Ezzor, la maggior parte della popolazione sopravvive a pane e acqua e molti bambini si nutrono regolarmente di mangimi per animali e foglie”.

Gli aiuti umanitari non arrivano alle famiglie e ai bambini

Gli aiuti umanitari, nonostante gli accordi raggiunti a Monaco dal Gruppo internazionale di supporto alla Siria, che sono riusciti a provocare un timido miglioramento della situazione, sono ancora scarsi. Nel 2015, secondo il rapporto, meno del 10% delle aree assediate sono state raggiunte dagli aiuti delle Nazioni Unite. E spesso, denuncia il rapporto, anche quando le Nazioni Unite sono state autorizzate a consegnare gli aiuti, molti di questi non hanno potuto superare i check-point, e parte del carico non è mai arrivato alla popolazione civile.“L’accesso per le organizzazioni umanitarie a queste aree è di fatto inesistente e si è fortemente ridotto negli ultimi anni, meno dell’1% della popolazione delle aree assediate riceve aiuti alimentari dalle Nazioni Unite e solo il 3% ha ricevuto assistenza sanitaria”, ha spiegato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. E nonostante diverse organizzazioni umanitarie siano al lavoro per consegnare beni di prima necessità e medicinali alla popolazione, ha concluso Neri, “la maggior parte delle famiglie e dei bambini restano esclusi dagli aiuti”.





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