L’accordo siglato da Stati Uniti e Turchia prevedeva che i curdi abbandonassero tutte le aree compresa nella “safe zone” turca, e loro hanno rispettato patti e tempistica. I combattenti hanno dichiarato di aver concluso il ritiro dalla zona sicura situata nel nord-est della Siria. Mazlum Abdi, capo delle forze democratiche siriane (Fds), lo ha comunicato scrivendo una lettera al vice presidente americano Mike Pence. L’accordo prevedeva un iniziale cessate il fuoco di cinque giorni, durante i quali i curdi avrebbero dovuto ritirarsi; solo a questa condizione si sarebbe potuto parlare, in un secondo momento, della definitiva conclusione dell’operazione militare “Fonte di pace” voluta da Recep Tayyip Erdogan. La strada potrebbe sembrare in discesa, ma il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, chiama tutti alla calma: “Sono stati fatti dei progressi, è vero, ma è ancora troppo presto per dare delle certezze”. In teoria i curdi hanno rispettato anche la scadenza temporale, visto che il limite massimo per il loro ritiro era stato fissato per le ore 21.00 italiane.

Il ritiro dei curdi

Adesso bisogna vedere se Erdogan rispetterĂ  la parola data, anche se ci sono molti indizi che spingono a credere che lo farĂ . Nel pomeriggio, il presidente della Turchia ha incontrato Putin a Sochi e si era spinto a dichiarare che l’accordo con Washington “è una grande opportunitĂ  per raggiungere la pace”. Il Sultano aveva inoltre sottolineato come Ankara, al termine del cessate il fuoco, avrebbe ripreso a bombardare il nord-est della Siria “con ancora piĂą determinazione” se “le milizie terroriste curde Ypg non avessero lasciato la zona di sicurezza”. Putin ha affermato di “aver trovato soluzioni decisive”, mentre il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha aggiunto che la Turchia prolungherĂ  l’attuale cessate il fuoco di altre 150 ore, ossia 6 giorni.

Il nuovo accordo tra Erdogan e Putin

Insomma, visto quanto filtrato da Sochi è difficile che Erdogan si rimangi la parola data. A meno di non volersi mettere contro la Russia e, indirettamente, anche gli Stati Uniti. Certo è che oggi sono servite sei ore di intenso confronto tra Putin e il presidente turco, al termine del quale la Russia, ancora una volta, è riuscita a prendersi i meriti della fumata bianca. Nonostante Ankara avesse stretto un patto con Washington, il vero accordo è quello siglato con Mosca. La nuova intesa prevede pattugliamenti congiunti tra Russia e Turchia, oltre al ritiro dei combattenti curdo-siriani Ypg da un’area di 30 chilometri a ridosso della frontiera settentrionale della Siria. La Turchia ha accettato pure il dispiegamento, a partire dalla mezzanotte di domani, della polizia militare russa e dell’Esercito arabo siriano nella zona dell’operazione.

Trump beffato

Sul fronte americano, Trump è rimasto con un pugno di mosche. C’è la soddisfazione di aver dato il via al cessate il fuoco. Ma in questo modo è come se Washington avesse fatto un assist, perchĂ© a segnare, a porta quasi vuota, è stata Mosca. Trump è pressato, perchĂ© molti repubblicani vorrebbero che il presidente americano lasciasse le truppe statunitensi in Siria. Ormai è troppo tardi, e in ogni caso si tratterebbe soltanto di una vittoria di Pirro.





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