Mentre le attenzioni, sotto il profilo politico e militare, appaiono in queste settimane rivolte verso la Libia, in Siria il conflitto potrebbe vivere nei prossimi giorni nuove fasi di escalation. Ed è soprattutto ad Idlib che la guerra potrebbe ancora una volta portare a nuovi importanti scontri tra l’esercito siriano, sostenuto dalla Russia, e la galassia di milizie islamiste molte delle quali foraggiate dalla Turchia. Del resto, l’accordo siglato a marzo proprio tra Mosca ed Ankara ha solo un carattere provvisorio e non ha definito la questione dello status definitivo dell’ultima provincia parzialmente fuori dal controllo del governo di Damasco. Ecco quindi che, dopo alcuni mesi di tregua, sono puntualmente arrivati quei segnali che fanno pensare ad una ripresa dei combattimenti.
Artiglieria ed aviazione di nuovo in campo
Nelle ultime ore le maggiori preoccupazioni hanno riguardato l’area a sud dell’autostrada M4. Quest’ultima, dopo i sopra citati accordi di marzo tra Russia e Turchia, è diventata una vera e propria linea di confine pattugliata congiuntamente da militari di Mosca ed Ankara. A nord di questa arteria, che in tempo di pace collegava la costa con Aleppo per proseguire poi verso il nord est della Siria, vi è l’area di influenza turca controllata quindi da miliziani vicini alla Turchia. A sud invece, dovrebbe estendersi l’area in mano al governo di Assad. Tuttavia, questo passaggio ancora non è stato completato visto che diverse zone che vanno dalla M4 e fino al confine della provincia di Hama dal 2012 sono in mano agli islamisti.
Molti dei gruppi anti Assad non hanno mai accettato gli accordi di marzo e non vorrebbero abbandonare l’area, nonostante a partire dallo scorso mese di dicembre l’esercito siriano ha ripreso buona parte della zona meridionale della provincia di Idlib. Così come denunciato giovedì dal contrammiraglio Alexander Shcherbitsky, capo del centro del Ministero della Difesa russo per la riconciliazione siriana, da diversi giorni alcuni miliziani hanno bersagliato postazioni dell’esercito di Damasco o di forze alleate. Provocazioni ed ostilità perpetuate soprattutto dal gruppo Tahrir Al Sham, ossia la formazione islamista nota fino a pochi anni fa con il nome di Al Nusra. Si tratta della filiale siriana di Al Qaeda, ritenuta essere molto pericolosa oltre che più lontana dalle posizioni turche rispetto invece ad altre formazioni islamiste operanti ad Idlib.
Dopo il lancio di razzi verso aree governative, è entrata in scena l’aviazione sia siriana che russa. Diversi bombardamenti sono stati effettuati a sud dell’autostrada M4, prendendo mira basi e specifici obiettivi dei gruppi integralisti. Ed ora questi episodi potrebbero rappresentare il preludio ad una nuova escalation, con Damasco e Mosca pronti a premere per prendere la porzione meridionale dell’ultima provincia ancora in mano ai terroristi.
L’accordo dello scorso marzo
La tregua durata quasi tre mesi ed oggi parzialmente interrotta, è stata instaurata a seguito di quanto avvenuto tra gennaio e febbraio. Nei primi due mesi del 2020, l’esercito siriano è riuscito a riprendere città strategiche della provincia di Idlib, quali Maarat Al Numan e soprattutto Saraqib. Una circostanza che non è andata già alla Turchia, preoccupata per le sorti dei gruppi islamisti da lei finanziati e per la prospettiva di vedere lungo i propri confini migliaia di profughi. Questo ha portato ad un intervento diretto di Ankara, con scontri tra siriani e turchi che hanno provocato diverse vittime tra le forze del Paese anatolico. Una pericolosa escalation il cui primo parziale rimedio è stato trovato con l’accordo siglato lo scorso 7 marzo da Putin ed Erdogan. L’intesa, come detto in precedenza, prevede una tregua ed un pattugliamento congiunto lungo la M4. Non è un caso che, dopo i primi segnali di indebolimento della stessa tregua, si è avuta notizia di un colloqui telefonico svoltosi mercoledì proprio tra il presidente russo e quello turco, con al centro la situazione in Libia e ad Idlib.