Vladimir Putin si prepara a dare il proprio verdetto alle risposte di Nato e Stati Uniti dopo le richieste “di garanzia” da parte di Mosca. In queste ore erano circolate voci a Washington, più o meno confermate dai media e dal dipartimento di Stato, sul fatto che fossero già state inviate delle dichiarazioni da parte del Cremlino. Versione negata però dal versante russo, con l’agenzia Ria Novosti che ha citato il vice ministro degli Esteri, Alexander Grushko, il quale ha risposto con un “non è vero” alla richiesta sulla risposta giunta Oltreoceano. Risposta simile a quella del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: i documenti, ha detto il funzionario russo, saranno pronti quando Putin “lo riterrà opportuno”.
I negoziati intanto proseguono a ritmo serrato. In attesa che il presidente russo, dopo l’incontro a Mosca con il premier ungherese Viktor Orban, parli in conferenza stampa, le cancellerie più importanti d’Europa, Washington e Bruxelles (sponda Nato) provano a ricucire evitando una frattura che rischia di essere insanabile. Un’escalation che per adesso appare controllata dalle varie forze in campo ma che, come sottolineato da alcuni osservatori, rischia di sfuggire di mano anche solo per l’incapacità di uscire dall’impasse. Come ha scritto Ugo Tramballi per Il Sole 24 Ore, quella tra Russia e Ucraina “è una drôle de guerre, una strana guerra che nessuno ha voglia di combattere ma potrebbe essere combattuta perché nessuno vuole perdere”. Ed è su questo pericolo che si giocano le trattative di questi tempi.
Dal fronte europeo, si segnalano alcuno novità. Putin, dopo l’incontro con il premier ungherese, ha avuto una telefonata con Mario Draghi. Il presidente del Consiglio italiano e il presidente russo hanno dialogato sulla crisi in Ucraina e sul nodo delle forniture del gas. Come spiega Agi, fonti di Palazzo Chigi hanno sottolineato che Draghi e Putin hanno concordato di fare dei passi in avanti per una “soluzione sostenibile e durevole della crisi e l’esigenza di ricostruire un clima di fiducia”. Il presidente russo, dal canto suo, ha ribadito la sua volontà di “continuare a sostenere stabili forniture di gas all’Italia”.
Prosegue il lavoro anche delle altre cancellerie europee. Si assiste, in questi giorni, a un rinnovato interesse verso il “formato Normandia”, cioè quella piattaforma diplomatica nata con la crisi del 2014 e composta da Francia, Germania, Russia e Stati Uniti. Dopo i contatti tra Eliseo e Cremlino, da Parigi fanno trapelare l’ipotesi di un incontro tra il presidente francese Emmanuel Macron e l’omologo russo Putin. Non ci sono date programmate – segnala il portavoce del governo francese, Gabriel Attal – ma l’Eliseo sta lavorando “per garantire una de-escalation”. Nessuna telefonata, invece, tra lo “zar” e Boris Johnson, che in questa fase di tensioni ha optato per una linea dura rafforzando i legami con Kiev e lavorando anche per una nuova alleanza che coinvolgerebbe Regno Unito, Ucraina e Polonia. Questo almeno è quanto si evince dalla piattaforma Ukrinform, che, come scrive AdnKronos, cita un intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in parlamento.
Mentre le trattative proseguono, si muovono anche le forze armate, navale, aeree, missilistiche e terrestri. Come riportato da Nova, l’esercito russo si è esercitato con i sistemi missilistici Iskander-M nella regione di Kursk, non lontano dal territorio ucraino. La Marina russa, insieme alle forze aerospaziali, stanno compiendo manovre che vedono coinvolti 140 navi e 60 aerei. Esercizi che sono considerati i più imponenti dalla caduta del Muro di Berlino. Una flotta di sei navi proveniente dal Baltico e dei porti della Flotta del Nord è già nel Mediterraneo centrale, dove si sta addestrando anche la Nato con l’aggiunta della portaerei Uss Harry Truman per le esercitazioni Neptune Strike 2022. Da Kiev, invece, il ministero della Difesa ha confermato che sono avvenute le prime esercitazioni di tiro con le armi missilistiche anticarro fornite da Londra.