Le immagini non lasciano spazio a dubbi. Si riferiscono all’aeroporto di Chornobaivka, poco più a ovest del centro di Kherson. Mostrano elicotteri in fiamme e aerei distrutti, segno di un bombardamento appena avvenuto, un ennesimo raid in terra ucraina dall’inizio della guerra. Ma questa volta c’è un’importante differenza. A bombardare non sono stati i russi, bensì gli ucraini. E non si tratta di autosabotaggio per evitare che i propri mezzi finiscano in mano nemica. Al contrario, a Chornobaivka si è verificata la prima concreta azione controffensiva da parte di Kiev.

In Ucraina si inizia a parlare di controffensiva

Il termine controffensiva riecheggia in Ucraina già da giorni. Le difficoltà incontrate dai russi a Kiev, a Kharkiv, a Sumy e in altri contesti urbani delicati hanno rilanciato il morale dell’esercito ucraino. Hanno cioè fatto pensare a quello che, nelle prime ore di guerra, sembrava impossibile anche solo immaginare: provare a riconquistare ciò che è andato perso piuttosto che a limitarsi solo sulla difensiva. Gli annunci russi di far partire verso il fronte sedicimila volontari siriani piuttosto che demoralizzare gli avversari ha ridato linfa alla propaganda di Kiev. I proclami del Cremlino hanno dato l’idea agli ucraini che i russi da soli non riescono a farcela. Anche il video del leader ceceno Kadyrov ha avuto l’effetto opposto sia sulla popolazione locale che sui difensori. Se si è dovuto spostare fino alle porte di Kiev e lanciare minacce e proclami da uno scantinato di Gostomel, per gli ucraini vuol dire che i piani di Mosca non stanno andando come previsto.


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Parlare di controffensiva non ha più rappresentato quindi un tabù. Il primo esponente ucraino ad esplicitare questo termine è stato Mykhailo Podolyak, tra i rappresentanti di Kiev nella delegazione in contatto con i russi e consigliere fidato del presidente Zelensky. “È in atto una controffensiva delle forze aeree ucraine su più fronti – ha scritto su Twitter – Questo sta radicalmente cambiando le posizioni. I giornalisti russi stanno iniziando a lasciare i canali Tv, mentre le forze russe sono costrette a cercare nuovi alleati i cui soldati sono pronti a morire sul territorio ucraino”. Gli alti comandi militari di Kiev hanno confermato i primi tentativi di contrattaccare postazioni russe all’interno dell’Ucraina. La situazione quindi potrebbe farsi incandescente.

Kherson prima prova di contrattacco

Fin qui le notizie di fonte ucraina da prendere, per ovvi motivi, con le dovute cautele. Kiev da un lato e Mosca dall’altro sono parti in causa e hanno tutto l’interesse a far passare la propria narrativa sul conflitto. Esistono però alcuni dati in grado di dimostrare obiettivamente un primo tentativo di controffensiva da parte dell’Ucraina. In particolare, da Kherson che negli ultimi giorni sono arrivate notizie che fanno pensare a un contrattacco. Testimonianze, rese anche da italiani da giorni intrappolati nella città, parlano di forti esplosioni udibili soprattutto nelle periferie a nord e ad ovest del centro. Eppure il territorio è in mano russa. La città è caduta il 3 marzo, mentre il 16 marzo i russi hanno dichiarato l’intero oblast di Kherson nelle proprie mani. Dunque era lecito aspettarsi la fine delle ostilità da queste parti. Eppure i rumori dei raid continuano a costituire il tragico sottofondo quotidiano. Questa volta però alcuni dei bombardamenti sono stati di matrice ucraina.

A testimoniarlo anche alcune foto satellitari diffuse sui social. Nelle immagini si vedono elicotteri russi distrutti nella base di Chornobaivka. Qui Mosca aveva piazzato i propri messi da usare nelle incursioni a Mykolaiv e a Odessa, le due città sul Mar Nero vicine a Kherson che ad oggi costituiscono gli obiettivi più importanti a livello militare.

L’intelligence di Kiev, forse anche aiutata dall’esterno, ha individuato gli elicotteri parcheggiati a est di Kherson e ha attuato un’autentica controffensiva. Limitata per il momento, ma comunque significativa per tenere impegnati ancora i russi su questo delicato fronte.

Cosa vuol dire il bombardamento di Kherson

Il raid sull’aeroporto conquistato il 3 marzo dai russi ha due ulteriori significati. Uno a livello mediatico. Il bombardamento ha infatti ulteriormente dato l’idea della fine di ogni prospettiva di guerra lampo da parte russa. Mosca non è riuscita infatti a far crollare velocemente le difese di Kiev ed è costretta a subire locali piccole ma importanti controffensive. In secondo luogo, per il Cremlino si è aperto un altro fronte. Quello cioè relativo al controllo dei territori già conquistati. A Kherson, come a Melitopol, i cittadini protestano quotidianamente contro la presenza russa. Il bombardamento ucraino contro la base di Kherson ha dimostrato che la tenuta di Mosca nelle zone occupate non è possibile darla per scontata anche a livello militare. Quindi la Russia è costretta a tenere impegnati molti uomini per tenere sotto controllo la situazione. L’imposizione di un nuovo sindaco a Melitopol e la costituzione a Kherson di una giunta formata da filorussi non solo potrebbe non bastare, ma rischia di far degenerare le proteste e favorire un’eventuale azione ucraina.





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