Il 18 marzo del 2013, pochi giorni dopo il secondo anniversario dell’inizio della rivolta contro Bashar Al Assad, una pioggia di razzi colpisce Damasco. Gli obiettivi sono tre: il palazzo del presidente siriano, l’aeroporto della capitale e un campound che ospita le forze di sicurezza del regime. L’attacco viene realizzato dagli uomini dell’Esercito siriano libero, ma a pianificarlo è il principe saudita Salman bin Sultan, come si legge in un documento dell’Nsa, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense.
Dal documento si ricavano alcune informazioni importanti: gli Usa sapevano che Riad stava pianificando un attacco incredibile contro la capitale siriana; l’obiettivo dell’Arabia Saudita era quello di “illuminare” Damasco con i razzi e di “radere al suolo l’aeroporto”, grazie alle 120 tonnellate di esplosivo che aveva dato ai ribelli. I sauditi, si legge sempre nel report, rimangono molto soddisfatti del risultato ottenuto dall’attacco dell’Esercito siriano libero.
Il coinvolgimento di Riad nel conflitto siriano è noto e comprovato da tempo. Questo nuovo documento, però, aggiunge un nuovo tassello in questa storia. L’Arabia Saudita, secondo quanto si legge in un reportage di Yahya Ababneh pubblicato su MintPress, avrebbe fornito armi chimiche ai ribelli, in particolare ad Al Nusra, grazie all’intervento del principe Bandar bin Sultan, che all’epoca era a capo dei servizi segreti. Ma non solo. Un’inchiesta pubblicata dalla giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva ha dimostrato come i sauditi abbiano rifornito i terroristi in Siria e in Iraq utilizzando voli diplomatici della Silk Way Airlines, una compagnia aerea dell’Azerbaigian. L’inchiesta della Gaytandzhieva è dettagliatissima e si spinge fino ad Aleppo, dove la reporter trova nelle mani dei terroristi di Al Nusra le stesse armi che erano passate dalla Bulgaria.
Secondo il dossier della giornalista, l’Arabia Saudita avrebbe usufruito di questi “taxi delle armi” ameno 23 volte tra il 2016 e il 2017. Come nota giustamente la reporter bulgara, “Il Regno non compra questo tipo di armi per sé, dato che l’esercito saudita usa solamente armi occidentali a queste armi (quelle dei voli di Silk Way Airlines, NdR) non sono compatibili con i suoi standard militari. Quindi, le armi trasportate dai voli diplomatici, sono finite nelle mani dei terroristi che combattono in Siria e in Yemen, che l’Arabia Saudita ammette ufficialmente di sostenere”.