La Russia ha lanciato due attacchi missilistici in rapida serie negli ultimi 7 giorni andando a colpire obiettivi di vario tipo nell’entroterra ucraino. Il primo si è avuto tra il 28 e il 29 aprile, coinvolgendo principalmente le aree di Kiev e Dnipro, il secondo tra il 30 aprile e il primo maggio, riguardando ancora la capitale ma anche altre città, come Pavlograd dove i missili russi hanno colpito un deposito di carburanti per razzi.

Si calcola che nell’attacco di lunedì primo maggio, la Russia abbia lanciato 18 missili da crociera Kh-101, Kh-555 (da bombardieri strategici che, segnatamente, sono stati osservati in volo nell’area del Mar Caspio) e missili Kalibr (da unità navali), e Kiev sostiene che le sue difese aeree ne hanno intercettati 15. Nel raid di venerdì 28 la Russia avrebbe lanciato 21 missili da crociera delle stesse tipologie precedenti insieme a due droni, e anche in questo caso l’Ucraina ha riferito di averne abbattuti la maggior parte.

Cambia la strategia di Mosca

Questi due attacchi con sistemi di precisione hanno interrotto uno schema che andava perdurando ormai da mesi: i raid missilistici russi hanno avuto una cadenza mensile nonostante la campagna aerea lanciata lo scorso autunno e inverno per colpire le infrastrutture energetiche e civili ucraine, e quindi cercare di indebolire l’Ucraina e abbattere il morale della popolazione. Mosca, in quel periodo, ha causato danni diffusi ma in gran parte non è riuscita a raggiungere tali obiettivi, e l’Occidente ha risposto fornendo all’Ucraina sistemi da difesa aerea.

Questi attacchi sono stati effettuati, come detto, con cadenza mensile, mentre nelle prime fasi del conflitto la Russia colpiva obiettivi strategici in Ucraina con raid settimanali: una dilatazione temporale spiegabile con la necessità per Mosca di conservare i suoi sistemi missilistici di precisione ed evitare di diminuirne troppo le scorte perdendo quindi la capacità di deterrenza nei confronti dell’Alleanza Atlantica. Prima di questi due attacchi, infatti, l’ultimo risaliva addirittura alla notte tra l’8 e il 9 marzo.

I nuovi raid missilistici sono probabilmente il segnale che anche Mosca si sta preparando per una possibile controffensiva ucraina, cercando di complicare e se possibile disarticolare la rete logistica ucraina – già comunque debilitata da più di un anno di guerra di logoramento – e quindi rallentare l’ammassamento di truppe, mezzi, ma soprattutto rifornimenti. Singolarmente non ci risultano colpiti obiettivi prettamente militari come potrebbero essere centri di comando e controllo o grossi depositi di materiali: probabilmente perché o semplicemente non vengono ammessi, sebbene anche la propaganda di Mosca sia silente da questo punto di vista, oppure perché la pratica di decentramento ucraina sta avendo successo, quindi dimostrando come l’attività di intelligence russa in Ucraina sia fortemente menomata. Kiev ha anche intensificato gli attacchi in territorio russo, incluso quello a deposito di carburanti in Crimea effettuato durante lo scorso fine settimana.

I nuovi e ravvicinati attacchi russi, in ogni caso, dimostrano che Mosca teme la controffensiva e si sta preparando ad affrontarla testando e mappando i sistemi di difesa aerea dell’Ucraina prima che essa abbia inizio ma non solo.

La guerra degli annunci

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha infatti affermato che l’industria della difesa russa sta aumentando la sua produzione di missili di precisione evidenziando come la Tactical Missiles Corporation sta iniziando la produzione di massa di missili e svilupperà piani per raddoppiarla nel breve termine. Questa attenzione di Shoigu sulla produzione di missili di precisione si allinea con un cambiamento nella retorica del ministero della Difesa russo, ora incentrata sull’uso da parte della Russia di sistemi di questo tipo usati per colpire obiettivi strategici nelle retrovie ucraine, probabilmente con la finalità sia di apparire attivi in tal senso sia dimostrare che l’industria nazionale è in grado di sostenere i ritmi di consumo dati dalla guerra.

Qualcosa che, al di là della propaganda, dimostra una volta per tutte come le valutazioni riguardanti l’entità delle scorte di missili di precisione della Russia siano accurate. Shoigu, infatti, probabilmente cerca di parare le crescenti accuse secondo cui il ministero della Difesa non può fornire munizioni sufficienti alle forze russe, ma affermando di aver aumentato il ritmo e i volumi di produzione implicitamente conferma tali accuse. Del resto anche il capo del gruppo Wagner, Evgenij Prigozhin, continua a sostenere che il ministero della Difesa sta deliberatamente sabotando i suoi miliziani impegnati a Bakhmut rifiutandosi di fornire il numero richiesto di proiettili.

Anche il presunto attacco contro un veicolo che trasportava il comandante delle forze di difesa territoriali ucraine, il generale Ihor Tantsyura, suggerisce che la Russia stia predisponendo contromosse “preventive” (perdonateci il gioco di parole) per cercare di scompigliare le forze ucraine in vista della possibile controffensiva.

Lo schema generale, dopo le controffensive estive dello scorso anno, è quindi cambiato: ora la Russia si pone in maniera proattiva, andando a colpire con maggiore cadenza i centri nevralgici della logistica ucraina con vettori da crociera, cercando di eliminare le figure chiave avversarie, e non è appunto da escludere che gli attacchi missilistici ravvicinati dei giorni scorsi servano a localizzare le batterie di missili da difesa aerea occidentali per poi colpirli in un secondo tempo, magari facendo intervenire in profondità l’aviazione con velivoli armati di missili antiradiazioni, qualcosa che non si vede dalle prime settimane del conflitto.

La Russia, nonostante le parole di Shoigu, non ha scorte illimitate di missili di precisione a lungo raggio, e questo nuovo schema di attacco potrebbe durare poco. Del resto le fonti di approvvigionamento di microchip ad alte prestazioni per i sistemi di guida sono difficilmente raggiungibili anche attraverso il mercato nero o l’acquisto presso Paesi terzi non soggetti a embargo da parte occidentale. Quanto accadrà nei prossimi giorni (o settimane) aiuterà a capire se i due attacchi missilistici ravvicinati dei giorni scorsi siano stati una tantum oppure no.