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La Russia rafforza la sua presenza militare nelle isole Curili e manda un messaggio chiaro al Giappone e al primo ministro, Shinzo Abe, riguardo l’eventuale risoluzione delle controversie sulle isole. Secondo quanto riportato da Bloomberg, il governo di Tokyo ha presentato una protesta formale al governo russo dopo che Medvedev aveva autorizzato l’arrivo di altri 2.000 soldati per svolgere esercitazioni militari sulle quattro isole meridionali, che il Giappone chiamata “Territori del Nord” e che rivendica come territorio sovrano. Una mossa, quella di Mosca, che non è piaciuta a Tokyo né ai suoi alleati del Pacifico, che temono un raffreddamento dei rapporti russo-giapponesi e la preclusione di ogni possibilità di rivendicare le isole. Un raffreddamento che già era evidente da qualche settimana, soprattutto con la decisione della Federazione russa di approvare il dispiegamento di aerei militari nell’arcipelago conteso. Come riportato dal Moscow Times, Medvedev aveva firmato il primo febbraio un decreto per consentire agli aerei da guerra russi di utilizzare un aeroporto civile dell’arcipelago per scopi militari.

La decisione di Medvedev è arrivata proprio alla vigilia di un incontro programmato tra i vice ministri degli Esteri dei due Paesi per discutere della cooperazione sul territorio conteso. Ma non è stata una decisione presa casualmente. In quei giorni era appena stata annunciata la decisione del Giappone di consentire agli Stati Uniti di costruire nella regione una base militare. La notizia, naturalmente, non è stata accolta in maniera positiva da Mosca, che ha immediatamente autorizzato l’invio di aerei da guerra e il via alle esercitazioni militari.

Il premier giapponese, Shinzo Abe, ha da sempre avuto come obiettivo quello di giungere a una risoluzione della controversia. Ma il suo obiettivo, che consiste nell’ottenimento delle quattro isole meridionali delle Curili, trova la ferma contrapposizione di Mosca, che vuole garanzie assolute sull’impossibilità da parte giapponese di sfruttare quelle isole per scopi militari o, in via indiretta, per consegnarle alle basi militari americane. Abe vorrebbe risolvere la questione in tempi brevi, ma da parte della Russia non sembra esserci troppa fretta. Come sostenuto da Fyodor Lukyanov, capo del Consiglio per la politica estera e di difesa, “la parte giapponese ha idee non realistiche sul possibile periodo di tempo per tutto questo” e ritiene che la Russia stia espandendo la sua presenza militare proprio “per smorzare le aspettative”.

La militarizzazione delle isole Curili da parte della Russia non deve essere visto, in ogni caso, come la vittoria del Cremlino sulle rivendicazioni giapponesi. Il gesto di Mosca è più che altro un messaggio rivolto ad Abe per manifestare il dissenso a un possibile arrivo dei militari americani vicino l’arcipelago e, in ultima analisi, alla veemenza di Tokyo nelle richieste di risolvere la disputa ottenendo tutte e quattro le isole. Da un punto di vista strategico, queste decisioni prese da Abe e Medvedev rappresentano un raffreddamento dei rapporti che, in realtà, non aiuta né il Giappone né la Russia. Paesi che, al contrario, vogliono creare un rapporto proficuo per diverse ragioni.

Dal punto di vista della Russia, la partnership con il Giappone serve per allentare la presa di Washington sulla regione ma anche per avviare una serie di collaborazioni in campo economico e tecnologico di importanza fondamentale per il futuro dell’economia e dell’industria russa. Il Giappone è una potenza tecnologica ed economica che può fornire alla Russia un know-how utilissimo per lo sviluppo dell’agricoltura, dell’industria e del settore petrolifero. Dall’altro lato, il Giappone è un Paese che consuma quantità enormi di gas e petrolio senza avere possibilità di produrlo e, data la sua ricchezza, può trasformarsi in un El Dorado del Pacifico per il settore energetico russo.

Dal punto di vista giapponese, al contrario, l’asse con Mosca può servire per diverse ragioni. Economicamente, le aziende giapponesi possono investire in un Paese dall’enorme potenziale e con costi ridotti. Inoltre, come detto, per Tokyo è essenziale potersi rifornire del gas e del petrolio russo, anche per la vicinanza ai giacimenti siberiani. Ma da un punto di vista politico, avere un amico a Mosca può essere utile anche per controbilanciare l’espansione cinese nel Pacifico. Ed è proprio quello in realtà il nodo diplomatico. La Russia è convinta che il Giappone, se vuole ostacolare la Cina, non possa che fare affidamento sulla sua amicizia, dal momento che non è certo dall’alleato americano che può ricevere un aiuto in tal senso. Solo Mosca, che ha costruito nel tempo una solida collaborazione con Pechino, può essere un partner utile per aiutarla nel controbilanciare la Cina. Tuttavia, ancorato saldamente all’alleanza con Washington e con la rivendicazione delle isole sempre presente, il Giappone non ha margini di manovra così ampi da permettersi questo rapporto così proficuo con la Russia. Una complicata partita a scacchi che però, adesso, rischia di diventare ancora più pericolosa, con il ritorno delle forze armate come pericolose pedine da utilizzare sul campo da gioco.