La Russia dispiega la sua flotta al largo delle coste della Siria per dissuadere gli Stati Uniti e gli alleati europei da qualsiasi attacco contro l’esercito siriano. Dopo le ultime dichiarazioni di John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale americano, e di Emmanuel Macron, che ha confermato che Parigi è pronta ad attaccare di nuovo se verranno usate armi chimiche a Idlib, Mosca muove le sue forze. I rischi sono altissimi e al Cremlino vogliono dare un segnale chiaro: a Idlib c’è l’ombrello politico e militare di Mosca.
La flotta russa verso la Siria
Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz, che cita i siti che monitorano il traffico navale nel Bosforo, sarebbero già 16 le imbarcazioni della marina militare russa presenti nel Mediterraneo orientale. Nei giorni scorso, dai porti della Crimea sono partite la fregata Pytlivy della classe Kruvak, e due navi da sbarco classe Alligator, ovvero la Orsk e la Nikolay Filchenkov.
A queste imbarcazioni, si sta aggiungendo anche la fregata Admiral Makarov che ha di recente passato il Canale della Manica in direzione del Mediterraneo. Proprio quest’ultimo passaggio aveva provocato la reazione della Gran Bretagna che aveva dato ordine alla flotta di controllare e “scortare” la nave della marina di Mosca.
Un dispiegamento massiccio che conferma la volontà russa di rispondere a quanto minacciato da Washington e Parigi. E che si inserisce nel quadro delle recenti dichiarazioni del generale Igor Konashenkov che ha già segnalato la presenza di navi della marina degli Stati Uniti pronte ad attaccare la Siria.
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Le parole di Konashenkov
Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, gli ultimi movimenti delle forze armate americane segnalano la crescente possibilità che il Pentagono dia il via a uno strike sulle forze di Damasco. E Mosca ha già lanciato l’allarme su una possibile messinscena di un attacco chimico contro i ribelli a Idlib per scatenare il raid punitivo, come avvenuto ad aprile dopo la battaglia di Douma.
Per Konashenkov sarebbero tre le operazioni sospette della marina e dell’aeronautica americana. Pochi giorni fa, il portavoce russo aveva segnalato la presenza del cacciatorpediniere lanciamissili Uss The Sullivans nelle acque del Golfo Persico. La nave possiede 56 missili da crociera che possono colpire in territorio siriano ed è presente nel Golfo dagli inizi di agosto, soprattutto in chiave anti-iraniana. Sempre nel Golfo, Konashenkov ha segnalato la presenza di un bombardiere strategico americano in Qatar, nella base di Al Udeid. Con i suoi 24 missili aria-terra a lungo raggio, l’aereo rappresenta un altro possibile strumento di attacco contro obiettivi dell’esercito di Bashar al Assad.
L’arrivo della Uss Ross
L’ultima segnalazione è arrivata invece ieri e riguarda un’altra nave nel Mediterraneo. Come riportano i media russi, lo stesso portavoce del ministero della Difesa ha dichiarato: “Il 25 agosto il cacciatorpediniere della Marina Militare americana Uss Ross è entrato nel Mediterraneo con 28 missili Tomahawk, in grado di colpire tutto il territorio della Siria”.
L’arrivo della Uss Ross è particolarmente simbolico. Il cacciatorpediniere lanciamissili è stata infatti la nave da cui è partito l’attacco dell’aprile del 2017 ordinato dal presidente Donald Trump dopo le accuse contro l’esercito siriano dell’attacco chimico su Khan Shaykhun : attacco che lo stesso James Mattis ammise di non essere ancora provato. In quell’occasione, a essere colpita con 59 missili Tomahawk fu la base dell’aviazione siriana di Shayrat . E anche in quel caso, l’area del presunto attacco chimico fu nel governatorato di Idlib.