Ad un anno dalla sua sparizione è stato individuato il relitto del sottomarino Ara San Juan. Confermata la tesi dell’implosione. Ora le famiglie dei 44 membri d’equipaggio del sottomarino della Marina argentina conoscono la verità sul destino dei loro cari.
Il sottomarino è stato ritrovato proprio “dove doveva essere”, ha dichiarato il comandante della base navale di Mar del Plata Gabriel Attis. Si trova sul fondo di un crepaccio oceanico, ad una profondità di 907 metri. La posizione corrisponde all’ultimo contatto registrato alle 10:53 con il San Juan che era in rotta nel Golfo San Jorge, nell’Atlantico Meridionale.
Ai familiari delle vittime, che speravano fino all’ultimo in un salvataggio dalla spedizione di soccorso internazionale, sono state mostrate tre immagini – autorizzate dai magistrati – scattate dalle unità che hanno individuato il relitto: una foto della torretta, dell’elica e la sezione di prua. Nonostante l’enorme profondità nella quale si trova il sottomarino, il comandante Attis non ha confermato né escluso la possibilità del recupero del relitto.
“Il sommergibile e’ imploso”, ha confermato Attis, spiegando il motivo per cui era impossibile individuarlo con i sonar attivi. Il sottomarino si trova “in una zona bassa; sotto un avvallamento di 907 metri”; ma il luogo del ritrovamento è proprio quello che ci si attendeva: nell’Area 1dove sono iniziate le ricerche. Lo scafo, è stato dichiarato davanti alla stampa argentina non presenterebbe “falle significative”. “Lo scafo si presenta come un unico elemento totalmente deformato, collassato e imploso”. La spedizione di ricerca ha potuto appurare che “i detriti sono sparsi per un raggio di 70 metri”; le eliche sono completamente ricoperte dalla sabbia del fondale del crepaccio.
L’implosione, che avvenne intorno alle 11:00 del 15 novembre probabilmente per un guasto alle batterie, sarebbe sopraggiunta una volta raggiunta la profondità critica di 400 metri, e avrebbe rilasciato sullo scafo del sottomarino ormai privo di controllo un’energia equivalente ad una esplosione di quasi sei tonnellate di tritolo. L’intero equipaggio morì sul colpo in meno di 40 millisecondi.