Dopo la caduta di Bakhmut, le forze ucraine cosa faranno? In una fase di profonda confusione, con i combattimenti che ancora proseguono in alcune aree periferiche dell’ormai raso al suolo centro abitato, gli osservatori si domandano come potrebbe svilupparsi la campagna ucraina nell’area. Al momento, stando alle dichiarazione della Difesa di Kiev, sembra che i fianchi nord e sud della città siano ancora presidiati dalle truppe del Paese invaso. La battaglia, per quanto più sporadica, si combatte in alcune piccole aree residenziali e tra le macerie, con gli ucraini a ridosso dei sobborghi periferici e i russi che avanzano – specialmente con la Wagner – nelle restanti parti sotto controllo ucraino. Una battaglia ormai casa per casa, dove ora bisogna capire se Kiev risentirà – psicologicamente e o tatticamente – della caduta oppure proverà una rischiosa riconquista mentre sembra ormai non avere i numeri per continuare ad avanzare all’interno del centro abitato.
La presenza delle truppe di Kiev è il grande punto interrogativo per i comandi russi, perché può essere un problema per Mosca soprattutto dopo l’annuncio del capo della Wagner, Evgeny Prigozhin, di abbandonare Bakhmut nelle mani delle forze armate regolari entro il primo giugno. Alcuni osservatori, infatti, ritengono che questa transizione tra i mercenari e le forze armate (o i miliziani ceceni) possa risultare un momento di vulnerabilità, consentendo un periodo di “vuoto” in cui gli ucraini potrebbero riprendere il controllo di alcune aree o comunque provare a riattaccare. Inoltre, la Wagner, per quanto molto indebolita dopo le gravi perdite subite (Evgenij Prigozhin parla di ventimila caduti tra i suoi), ha una conoscenza precisa del territorio dove ha combattuto, ben diversa da quella di forze che subentrano, quindi più fresche, ma che non hanno preso parte agli scontri nei molteplici quartieri in cui si è svolta la battaglia.

D’altro canto, sempre su questa falsariga, c’è chi sostiene che in realtà Bakhmut, la Artemivs’k russa, possa addirittura trasformarsi in una trappola per i russi, che ora si troverebbero con un numero ridotto di uomini in una posizione paradossalmente più complessa: cioè difendersi in cumuli di macerie mentre le unità di Kiev potrebbero avvicendarsi con forze fresche e nuovamente equipaggiate dagli alleati occidentali. L’ipotesi, in questo caso, è che le forze russe, provate da una estenuante battaglia di mesi, potrebbero trovarsi in un un complicato contro-assedio ucraino da nord e da sud che limiterebbe le operazioni in un tutto il settore occupato da Mosca, e con il rischio di nuove perdite prima che arrivino i rinforzi. A questo proposito, non è un caso che Kiev rilanci sul fatto che Prigozhin abbia deciso di andarsene: perché il capo dei mercenari potrebbe volere intestarsi la vittoria della città, ma non rimanere nell’area mentre è possibile un assalto ucraino che rovesci l’attuale situazione sul campo.
Un’altra ipotesi, invece, è che i comandanti ucraini, preso atto della caduta di Bakhmut, si trincerino non lontano dalla città nella speranza che i russi non escano o abbiano difficoltà a dirigersi verso i luoghi strategicamente più importanti, a cominciare da Kramatorsk. Dal momento che gli ucraini, al pari dei russi, hanno subito ingenti perdite nella battaglia di Bakhmut, non a caso definito il “tritacarne”, è possibile che i comandanti di Kiev – alcuni dei quali già dubbiosi sulla difesa a oltranza di Bakhmut – decidano di assestarsi al di fuori del campo di battaglia, in una linea che che riescano a difendere anche grazie alla conformazione orografica. Da qui si ricostruirebbe una doppia linea del fronte, quella russa e quella ucraina, con Kiev e Mosca che potrebbero decidersi di stabilire e stabilizzare le rispettive forze in vista della attesa – quanto pubblicizzata – controffensiva ucraina. Questo scenario, cioè quello del ritiro di Kiev una volta preso atto dell’impossibilità di continuare a combattere nella “Hiroshima ucraina” (come ne ha parlato Volodymyr Zelensky), è quello che confermerebbe definitivamente la vittoria russa. Posto che essa rappresenterebbe in ogni caso un’ulteriore testimonianza del fatto che il conflitto sia ormai una lunga guerra di logoramento senza avanzate realmente decisive da entrambe le parti.
Impossibile al momento prevedere che questa campagna militare, che avrebbe dovuto iniziare in primavera, possa avere come epicentro proprio Bakhmut. Ma è possibile che i colpi siano inferti anche in questa area. Gli scenari sono diversi, ma è chiaro che una volta che la città è stata conquistata dai nemici, le prospettive per Kiev sono due: ritirarsi dove sa che può difendere le proprie posizioni, quindi più a est, oppure tentare un assedio sui fianchi della città per bloccare ogni tentativo di Mosca di consolidare la presenza nell’area o tentare un’avanzata verso gli altri centri più importanti.