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La discussione sul sostegno militare all’Ucraina da parte delle forze Nato ha registrato in quest’ultimo periodo un “salto di qualità”. Complice lo stallo delle operazioni russe e ucraine e il martellamento da parte dei missili russi, Kiev ha fatto capire di avere bisogno di due aiuti fondamentali: una difesa antiaerea in grado di proteggerla dai bombardamenti di Mosca; carri armati per dare una nuova spallata all’esercito nemico possibilmente durante la primavera. In questo secondo caso, con un occhio in particolare sulla Crimea e sulle aree che uniscono la penisola del Mar Nero al Donbass.

La nuova corsa ai carri armati da dare a Kiev

Gli Stati Uniti, che hanno varato un nuovo piano di aiuti per miliardi di dollari e iniziato ad addestrare nelle proprie basi soldati ucraini a usare il sistema Patriot, hanno premuto sugli alleati Nato per un maggiore coinvolgimento. Il Regno Unito è apparso da subito in prima linea con la promessa della cessione di carri Challenger 2. Lo stesso dicasi per i baltici, la Polonia e altri Paesi che si sono mostrati completamente impegnati nel sostegno militare a Kiev.

In Italia si è parlato soprattutto del sistema Samp-T, per il quale sembra essere arrivato il via libera da parte di Roma dopo che gli stessi Usa avevano comunque parlato dell’Italia come di un partner che già fornisce un prezioso aiuto a Kiev. La Francia, per bocca del presidente Emmanuel Macron, sta valutando l’invio dei carri Leclerc, anche se con alcune condizioni. La Germania, invece, è sotto enorme pressione per dare il via libera a rifornire le forze ucraine con i Leopard 2, vanto dell’industria bellica teutonica.

Nonostante le richieste incessanti del governo di Volodymyr Zelensky e il pressing dei clienti dei Leopard che hanno bisogno del “sì” di Berlino per cedere i loro mezzi a Kiev, il cancelliere Olaf Scholz non sembra intenzionato a cedere. Una sfida politicamente e strategicamente durissima, su cui sembra al momento giocarsi non solo la leadership del cancelliere, ma anche la faccia della Germania all’interno del blocco euro-atlantico.

Al netto della discussione politica, va sottolineato come il dibattito sui Leopard, al pari di quello sui Samp-T e sui Patriot indica che la strada percorsa dal blocco occidentale è quella di un supporto qualitativamente più elevato. Al punto che molti ritengono che sia proprio questo tipo di aiuto a poter essere la svolta decisiva per una guerra dove si assiste alla ripresa (pur minima) dell’offensiva russa a est.

I tempi (lunghi) dell’addestramento

Sul tema, tuttavia, vale la pena riflettere su alcuni elementi. Se infatti quasi nessuno tra decisori e osservatori occidentali dubita dell’opportunità di armare Kiev (lo stesso Joe Biden sembra essersi convinto della possibilità di supportare l’Ucraina nella riconquista di Mariupol e Melitopol), alcuni fattori indicano che vi sia l’incognita che questo sostegno così avanzato sia utile nell’immediato alla causa ucraina.

La questione, secondo diversi analisti e strateghi, risiede soprattutto nel fattore temporale. Le forze ucraine necessitano infatti di un addestramento quasi da zero su molti sistemi e mezzi che non appartengono agli arsenali di Kiev né della stessa “matrice”. Non è un caso che il governo ucraino abbia detto di volere iniziare da subito l’addestramento per i Leopard 2 in Polonia anche prima del semaforo verde tedesco sulla loro cessione.

Lo stesso portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby, sull’addestramento dei soldati ucraini in Oklahoma per i Patriot aveva parlato di “diversi mesi” per istruire le truppe all’utilizzo del sistema: con qualcuno che parlava di un tempo tecnico di un anno da dovere assolutamente abbreviare. Sempre Kirby, parlando della mancata cessione dei carri Abrams, ha ricordato che la loro assenza dal pacchetto di aiuti è dovuta anche al fatto che si tratta di un mezzo “molto costoso da operare e mantenere e che richiede molto addestramento”. E pure Macron, parlando della possibilità di inviare i Leclerc a Kiev, ha sottolineato, tra le varie condizioni, che vi siano soldati di Kiev pronti all’impiego di questi mezzi.

L’analista Daniel L. Davis, ricercatore di Defense Priorities e tenente colonnello dell’Esercito degli Stati Uniti, ha scritto sul portale statunitense 1945 che i Leopard 2 ed eventualmente gli Abrams potrebbero non essere i “game-changer” della guerra. Davis non mette in dubbio che la tecnologia europea e Usa possa aiutare l’Ucraina. Tuttavia, l’analisi si sofferma soprattutto sull’importanza della preparazione nell’utilizzo di quei mezzi. In sintesi, senza un addestramento sufficientemente lungo e completo degli ucraini, i mezzi Nato, per quanto avanzati, potrebbero risultare molto meno incisivi nella operazioni.

Senza una piena consapevolezza del mezzo e senza una vera formazione nella manutenzione e con una necessità continua di munizioni, il rischio è che i carri armati di fabbricazione americana o tedesca non riuscirebbero a soverchiare quelli di fabbricazione sovietica. E questo vale soprattutto per un conflitto in cui, qualora ci fosse una battaglia con l’uso massiccio di carri, questa si combatterebbe tra tank di fabbricazione sovietica o russa ben noti alle truppe del Cremlino e mezzi occidentali con unità poco avvezze al loro uso.

Davis fa l’esempio dell’operazione Desert Storm in Iraq, in cui i mezzi Usa sbaragliarono quelli di fabbricazione sovietica appartenuti all’Iraq (i T-72) e dice: “Se gli iracheni avessero avuto gli stessi M1A1 che avevamo noi, o se noi fossimo stati equipaggiati con gli stessi T-72 che aveva l’Iraq, avremmo comunque vinto, perché alla fine è l’uomo che utilizza gli strumenti della guerra che vince, non gli strumenti stessi”.

Torna quindi il grande tema del fattore tempo, che a questo punto diventa il vero alleato (e allo stesso tempo nemico) dell’Ucraina al pari della Russia. Ma torna anche il tema di come esista un fattore mediatico e politico che a volte rischia di travolgere il dibattito confondendo i piani delle decisioni politiche e del loro impatto sul piano militare. Da un lato molti osservatori sottolineano il tema del training per le truppe. D’altra parte, qualcuno pone anche il problema della possibilità che l’Ucraina riceva troppi mezzi diversi tra loro ostacolando le unità che si occupano di manutenzione e l’intera logistica.

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