Un resort immerso nelle spiagge del Sudan. Da una parte, il mare cristallino del Mar Rosso. Dall’altra parte il deserto, che ne lambisce le coste. Gli opuscoli parlano di un centro turistico fantastico, dove è possibile fare escursioni subacquee, rilassarsi sotto il caldo sole del deserto, oppure partecipare a tutte le attività turistiche del centro.

Tutto con un piccolo dettaglio: il resort è una copertura del Mossad, uno dei più noti servizi segreti di Israele. Un resort completamente finto creato e gestito dagli israeliani per compiere una delle operazioni più complesse e audaci di tutta la storia dei servizi dello Stato ebraico. Si chiamava “Operazioni Fratelli” e aveva un unico scopo: salvare gli ebrei etiopi dalla guerra civile. E adesso, dopo 37 anni, si scoprono i dettagli.





L’Operazione Fratelli

La storia di Operazione Fratelli inizia nel 1977 con l’elezione del primo ministro Menachem Begin. In Israele cominciano ad arrivare le prime notizie sulla fuga degli ebrei etiopi dalla guerra e dalla carestia. Sono i Falascia, comunità ebraica nera del Corno d’Africa.

Molti ebrei iniziano a dirigersi verso il Sudan, in campi profughi allestiti tra il deserto e il mare. Come spiegato su Haaretz, sebbene il Sudan fosse uno stato prevalentemente musulmano ostile a Israele, la sua posizione geografica ne fece un perfetto passaggio per gli etiopi che speravano di continuare il loro viaggio verso lo Stato ebraico.

In quella fase, inizia ad attivarsi il capo del Mossad, Yitzhak Hofi. M ala situazione appare tutt’altro che semplice. E solo quattro anni dopo che il Mossad  inizia a esplorare la costa sudanese, alla ricerca di luoghi in cui la Marina israeliana possa raccogliere gruppi di ebrei etiopi e trasportarli in Israele. Dopo anni di ricerca, individua un gruppo di 15 ville completamente vuote che erano state costruite da alcuni imprenditori italiani nel 1972 e che le avevano abbandonate negli anni.

Così inizia l’operazione. La Sudanese Tourist Corporation viene contattata da una presunta società svizzera per affittare il resort, il villaggio Arous. Naturalmente, i dirigenti “europei” della compagnia, istruttori di immersioni e allenatori di windsurf e animatori sono tutti in realtà agenti del Mossad.

I servizi israeliani affittano per tre anni il resort, inviano agenti e lo gestiscono come se fosse effettivamente un’attrazione turistica. Lo rinnovano, allacciano luce elettrica e acqua potabile, assumono dipendenti. E iniziano a chiamare i turisti. Tutti inconsapevoli, sia i lavoratori che gli stessi turisti. E alla fine, come ricorda Gad Shimron nel libro “Mossad Exodus”, addirittura iniziano a chiamare da tutto il mondo per visitarlo, riuscendo anche a fare profitti importanti.

E nel frattempo, iniziavano ad arrivare anche i profughi etiopi, individuati e raccolti dagli stessi agenti del Mossad che lavoravano sotto copertura nel resort. Chiusi in camion, nascosti nei letti dei fiumi ormai aridi, intere famiglie vengono caricate su piccole imbarcazioni da diporto o aerei turistici e inizia il lento via-vai dal Sudan a Israele.

Operazione Mosè e Operazione Salomone

L’Operazione Fratelli non è mai stata particolarmente pubblicizzata da Israele. Una possibile ragione per cui sia stata in parte trascurata nella storia del Mossad, è il numero esiguo di etiopi che gli agenti sono stati in grado di inviare in Israele rispetto alla più imponente Operazione Mosè.

Con quest’ultima operazione dell’intelligence, Israele trasportò più di 7000 ebrei etiopi in Israele dal Sudan in meno di tre mesi, tra il 21 novembre 1984 e il 5 gennaio 1985. Autorizzati dal governo sudanese, – autorizzazione che scatenò l’ira dei Paesi arabi – gli aerei israeliani della El Al atterravano di notte e raccoglievano i profughi per poi portarli in Israele. Qui venivano controllati scrupolosamente per evitare che tra loro vi fossero non-ebrei. E nonostante tutto, gli israeliani non hanno mai visto di buon occhio l’arrivo di questi rifugiati, considerati o non veri ebrei o pericolosi.

Problemi che ritornarono con l’operazione Salomone del 1991. Questa volta, i numeri furono ancora maggiori. Il governo israeliano trasportò 14mila ebrei etiopi nell’arco di 36 ore. Un’operazione assolutamente unica, in cui 34 aerei cargo civili e militari volarono contemporaneamente tra Israele ed Etiopia per salvare i Beta Israel dalla caduta di Mengistu.

Perché queste notizie escono ora

Prossimamente, uscirà un film nelle sale che riguarderà proprio l’operazione Fratelli. Ma il fatto che se ne parli solo ora, non è del tutto casuale. I servizi israeliani, in queste ultime settimane, sono al centro della politica regionale del governo.

L’ultimo annuncio di Benjamin Netanyahu sulla presunta operazione del Mossad in Iran serviva proprio a questo scopo: dimostrare che i servizi israeliani possano arrivare ovunque. E la nuova strategia dei servizi israeliani e delle Israel defense forces è incentrata sul mostrare a tutti le capacità e le azioni benefiche del loro operato. C’è un programma di soft-power da non sottovalutare anche in queste notizie. E Israele ha ben chiaro che anche questo, al giorno d’oggi, è da considerare uno strumento di guerra. Soprattutto ora che i venti di guerra spirano in tutto il Medio Oriente, soprattutto tra Israele e Iran.

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