La guerra è anche questo: testare le armi. E per la Francia, l’attacco in Siria è stato anche un modo per provare l’efficacia dei mezzi a disposizione delle sue forze armate.
Parigi, per colpire le basi siriane nei pressi di Homs, ha messo in campo un arsenale di tutto rispetto. Secondo le informazioni fornite dal governo, e riportate dai media francesi, le forze schierate erano composte da nove caccia, due aerei da ricognizione e cinque fregate di prima classe. Inoltre, per la prima volta dalla loro fabbricazione, la Difesa francese ha utilizzato i missili da crociera navale MdCN. Un arsenale molto importante che, nonostante il numero minimo di obiettivi, mostra come la Francia abbia voluto manifestare le sue capacità belliche. Uno scopo che Emmanuel Macron si era prefissato da subito, quando ha deciso di coinvolgere il suo Paese in questa operazione di bombardamento.
Il ruolo della Marina francese
Nel Mediterraneo orientale erano cinque le navi francesi che servivano a colpire gli obiettivi in territorio siriano. Parigi ha deciso di schierare tre nuovissime fregate Fremm, una fregata anti sottomarini, una fregata antiaerea . A queste, si deve aggiungere l’utilizzo di una nave cisterna. Una flotta importante che serviva anche come prova per verificare le capacità di schieramento e tattiche delle nuove imbarcazioni a disposizione della Marina francese.
Capacità che sono state testate soprattutto per i tipi di missili lanciati dalle navi. La marina francese ha lanciato 12 missili da crociera sul centinaio di missili piovuti nella notte sulla Siria da parte di tutta la coalizione. Un numero abbastanza ridotto, se si pensa che l’anno scorso la marina Usa lanciò 59 missili Tomahawk contro la base siriana di Shayrat. La base era ritenuta il punto di partenza per il presunto attacco chimico di Khan Shaykhun.
Ma tra questi 12 missili francesi, tre erano missili da crociera navale MdCN. Missili fondamentali nei programmi del ministero della Difesa francese, ma mai testati dalla Francia. Questi missili da crociera hanno una gittata da mille chilometri e una precisione dell’ordine del metro. Ma nessuno aveva mai messo in pratica, sul campo di battaglia, le specificità di queste armi. E per una forza armata, questo rappresenta sempre un handicap rispetto alle potenze rivali che invece hanno avuto modo di provarle.
Come riportato da Le Monde, questi missili, sviluppati dal gruppo francese Mbda, sono molto costosi. Secondo la legge finanziaria 2015, in cui è registrato l’ordine d’acquisto, ogni missile costa 2,86 milioni di euro. Il Tomahawk americano, per confrontarlo con qualcosa di simile, costa circa 1,5 milioni.
In questo modo, Macron non ha soltanto confermato l’investimento nell’industria bellica, ma ha anche mandato un segnale politico. Il messaggio è chiaro: anche la Francia rientra nel novero dei Paesi che possiede missili da crociera a lunga gittata imbarcati su navi da guerra. Un’arma strategica da non sottovalutare, specialmente in questa fase politica mondiale.
Il ruolo dell’aviazione
Per quanto riguarda lo schieramento aereo, lo Stato maggiore francese ha mobilitato cinque Rafale, quattro Mirage 2000-5 e due aerei di ricognizione Awacs. Tutti gli aerei messi a disposizione da Parigi sono decollati venerdì sera dalle basi in territorio francese. Come scritto su questa testata, i piani d’attacco della Francia avevano due alternative: o usare le basi in territorio francese o quelle vicino la Siria, e cioè in territorio giordano o emiratino. La Francia ha scelto la prima opzione, tanto che la flotta aerea è stata accompagnata da cinque aerei per il rifornimento in volo. I jet Rafale hanno sparato nove missili Scalp circa mezz’ora dopo che la flotta avesse sparato i suoi missili a lunga gittata. Anche loro avevano come obiettivo esclusivamente i centri di Homs: niente Damasco.
Per la Francia, più che un vero raid sembrava una prova di forza. Una sorta di test a fuoco vivo per comprendere le capacità missilistiche e tattiche di forze armate che si trovano sempre più coinvolte nei teatri di guerra. Prove che serviranno anche ad aiutare Macron in uno dei suoi tanti obiettivi: strappare quote di mercato bellico ai suoi competitor.